
CURIOSITÀ GRAMMATICALI
Non ti ricordi una regola? Noi proviamo ad aiutarti.
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Appartengo al partito di quelli che non credono al caso. Scrivo perché scrivere ha una funzione e io sono chiamato a questa funzione – come altri sono chiamati ad altre funzioni. Comprendere il come e il perché di questa funzione, ovviamente, è uno dei nodi più difficili della faccenda. Ho iniziato il primo romanzo a sette anni, lo lasciai incompiuto, prima o poi lo riprenderò. Riguardava un principe innamorato di una sirena impossibile, e amato a sua volta da un’altra ragazza. A sette anni mi interessavano gli amori impossibili e i triangoli. Il primo testo compiuto venne molto dopo, un racconto che scrissi a diciotto anni e che adesso non ho idea di che fine abbia fatto.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
In scrittura, istinto e progetto sono la stessa cosa. Se non sono la stessa cosa, ho l’impressione voglia dire che non si è ancora scrittori veri.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.
C’è un modello ideale di giornata che ha ritmi monacali, ci si sveglia all’alba e si va a correre al parco nella prima luce del giorno, si...
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Ho iniziato a scrivere nel 2001. Non giovanissima, quindi. Non è stato un caso. Da qualche anno sentivo che avrei scritto, perciò mi ero documentata, leggendo libri sulla scrittura e integrando le mie letture. Sono sempre stata una grande lettrice ma ho sempre letto per 'settori' e per autori, e solo quello che mi piaceva. Da quando ho capito che la scrittura sarebbe stata così importante per me ho allargato i miei interessi anche ad altri libri. E soprattutto, ma questo negli ultimi anni, leggo con un occhio diverso, più attento alle parole, non solo alla storia.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Io sono sicuramente verso il lato dell'istinto creativo. Credo influisca anche il carattere in questo. E lo dico nonostante la mia razionalità conclamata. Credo che ogni manifestazione artistica debba poter dare molto spazio all'istinto. Per la razionalità c'è già il resto della vita. L'istinto da solo, però, non basta. Quindi direi: iniziare d'istinto, sfogare la creatività e poi ripulire il tutto con la razionalità. Ma senza usarne troppa.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos...
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Se devo indicare un anno preciso, direi il 1995: avevo 14 anni e, poiché al ginnasio non ci davano compiti abbastanza, per allungare i pomeriggi e non far preoccupare i miei genitori scrivevo ogni giorno due o tre pagine di fatti miei su un quaderno a quadretti – che dovrei ancora aver conservato da qualche parte, ma non lo dica troppo in giro altrimenti si scatena la caccia al tesoro. Più che caso fortuito è stata conseguenza naturale della fortuna di vivere in una casa piena di libri (che nel frattempo è diventata ancora più piena: al momento li abbiamo sistemati ovunque, sulle scrivanie, nelle étageres, presto anche nel frigorifero; e, curiosamente, i libri sono ancora lì ma io me ne sono andato) e soprattutto di venire portato molto piccolo a vedere il teatro, quando al mio paese ce ne era ancora uno. Non so quanto sia plausibile, ma la mia teoria è che vedere le idee in movimento, vive e presenti davanti a te, che si muovono e combattono sul palco, è il principale stimolo a confrontarsi con le proprie idee e a tradurle in parole che suonino bene. Infatti la prima cosa ardita che io abbia mai tentato di scrivere – con ambizioni letterarie, intendo – è stata una riduzione teatrale de Il Fu Mattia Pascal, un romanzo che evidentemente all’epoca ritenevo avesse bisogno dei miei miglioramenti. Per fortuna l’impresa è stata abbandonata...
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