CURIOSITÀ GRAMMATICALI
Non ti ricordi una regola? Noi proviamo ad aiutarti.
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Autore: Morgan PalmasLun, 11/05/2009 - 11:16Supponete di avere deciso di raccontare la storia di un ragazzo con evidenti problemi sociali, timido, chiuso, scostante. Come fare?
Per prima cosa provate a scavare dentro la vostra mente affinché molto di ciò che già immaginate a riguardo esca allo scoperto, e annotatelo.
Secondo, qualora possibile, dovreste immedesimarvi. Anche qui ci sono due modi. O cercate di entrare in contatto con chi vi sembra che abbia problemi sociali palesi, interagite, osservate, oppure fingete di essere voi stessi disadattati e studiate le conseguenze.
Certo, non si può fare per tutto (se il soggetto è un tossicodipendente, distrutto dall’eroina, non credo sia intelligente immedesimarsi per sostituzione); certo, a qualcuno potrebbe apparire un po’ offensivo verso la “categoria” fingersi disadattati. Ognuno scelga la modalità che gli sembra più confacente con i propri ideali.
Avete bisogno di elementi, scene, dialoghi, uno scrittore non può pensare di esaurire la questione semplicemente scrivendo e fantasticando.
Il tessuto di vita sociale è indispensabile per rendere più avvincenti e coinvolgenti le storie che andrete a narrare. -
Autore: Morgan PalmasSab, 09/05/2009 - 09:17Dalla finestra di camera mia non vedo la piazza, ma è dietro quella casa, a poche centinaia di metri da me. Le piazze contraddistinguono la vita di milioni di esseri umani e hanno reso ancora più interessanti centinaia di romanzi. Che cosa accade in una piazza? Spunti.
C’è il mercato a volte; si trascorre qualche ora chiacchierando; può esserci un caffè o un negozio di abbigliamento o una chiesa; i bambini girano in bicicletta; un monumento ai caduti; le panchine per sedersi con calma a riposare; un cestino colmo di rifiuti; una signora che spia dalla finestra di casa sua; un vecchio ubriaco che grida o un sacerdote che accoglie l’auto con la bara del defunto; nella piazza piove o tira vento; c’è una fontana o un piccolo giardino curato con attenzione; la pavimentazione è di marmo o con i sampietrini; c’è una vecchia libreria o un burbero macellaio; un gatto che dorme o una rondine che sfiora in volo i passanti.
Nella piazza possiamo trovare infinite possibilità di narrazione, si potrebbe pensare un intero romanzo su una piazza appunto... -
Autore: Morgan PalmasVen, 08/05/2009 - 18:24Un incipit per contrasto è un’ottima forma per destabilizzare e coinvolgere il lettore. Subito un esempio tratto da “Tropico del cancro” di Henry Miller:
Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.
Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo?
Miller ha scelto la strada dello stupore. Ci si chiede subito la medesima domanda: a villa Borghese i pidocchi? Eppure non pochi sono stati gli scrittori che con incipit di foggia simile hanno creato romanzi incredibili e rimasti nella storia della letteratura.
Perciò, se desiderate stupire chi vi legge, dedicate all’incipit il tempo necessario per renderlo accattivante, studiate parola per parola, concetto per concetto, intrecciate gli elementi per ottenere un effetto spiazzante.
Aprite il post per gli argomenti correlati. -
Autore: Morgan PalmasGio, 07/05/2009 - 10:56Non è facile descrivere le vicende di un personaggio nichilista, i tempi di Bazarov sono lontani oramai.
Come ti esprimi! Vedi cosa faccio: nella valigia è rimasto un posto vuoto e ci metto il fieno; è così anche nella valigia della nostra vita; bisogna riempirla di qualunque cosa, purché non ci resti un vuoto.
["Padri e figli" di Ivan Turgenev]
L’epoca contemporanea ha imposto schemi complessi, modalità più sottili, troppa presunzione vezzeggia molti. Dietro lo sviluppo del nichilismo, non v’è stato nella maggior parte dei casi un corrispettivo letterario, come se tale tematica fosse relegata alle massime nicciane o i movimenti russi dell’Ottocento. Una piccola minoranza di scrittori ha raccolto invece la pesante eredità, proponendo, rielaborando, trovando nuove vesti.
Mi piace ricordare un grande scrittore francese, ancora poco conosciuto.
«A che serve raccontarsi delle storie? Te l’ho già spiegato, Rico, io è come se... -
Autore: Morgan PalmasMer, 06/05/2009 - 11:19Se narrare è immaginare, risulta forse semplice comprendere che da lì dobbiamo partire. Una delle tecniche più usate per raccontare una storia è di visualizzare prima di scrivere.
Un esempio dal mondo della poesia per rendere l’idea: William Wordsworth, uno dei massimi esponenti del romanticismo inglese, dichiarò nella prefazione alle “Lyrical Ballads” che la “poesia trae la sua origine dall’emozione riportata alla mente nella tranquillità”.
L’operazione non è molto diversa nella creazione di prosa, si hanno delle emozioni (non solo) e poi con calma si cerca di immaginare fatti, azioni, personaggi, eccetera.
Se l’autore non ha avuto emozioni in ciò che scrive, può egli pretendere di donarle al lettore?
Ecco allora che il consiglio di farsi trascinare con la mente fra visualizzazioni, in seguito ad un evento, appare più chiaro. Fotografando mentalmente, immaginando, emozionandosi, prendendo appunti anche. A chi decide di scrivere un romanzo non deve mai mancare un foglio e una penna per annotare scene vissute o osservate.
Una volta da soli, si riporti alla mente tutto quello che serve per... -
Autore: Morgan PalmasMar, 05/05/2009 - 11:24Recarsi da Venezia a Torino in auto, attraverso quale percorso? La maggior parte risponderebbe che l’autostrada rappresenta la scelta più veloce, più di buon senso, partendo dalle gondole con un unico obiettivo: la Mole Antonelliana. Chi andrebbe a Bologna per poi andare a Modena, Genova, Milano, Varese, di nuovo Milano e infine nel capoluogo Torinese?.
Nella scrittura accade spesso l’esatto contrario, ci si complica la vita, ci sono ritorni indietro nel tempo (flashback), non c’è linearità, la linea del tempo non è puntata per tutta la narrazione nel medesimo senso. O meglio, soltanto una mano esperta si può permettere risultati buoni facendo emergere le vicende senza che l’autore sia onnisciente.
Decidere da principio se si è onniscienti o meno è fondamentale. Sia chiaro, vi possono essere effetti letterari e tecniche virtuose di ibridazione, però non è da raccomandare ad un principiante.
Allorché cada la scelta sull’onniscienza dell’autore, avremo a disposizione la possibilità di creare attesa, coincidenze e sorprese in maniera consapevole. Pensiamo alle galline, girano di continuo la testa alla ricerca di chissà che cosa, un moto atavico di specie, così dobbiamo immaginare il lettore quando leggerà la vostra storia: mutamenti di prospettiva.
Nell’altro caso invece si pensi a un elefante che avanza calmo e con lo sguardo ben fisso davanti. I fatti emergono uno dopo l’altro senza ricordi, senza flashback,...
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