CURIOSITÀ GRAMMATICALI
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Autore: Morgan PalmasSab, 06/06/2009 - 12:38Accade talvolta durante la narrazione che un personaggio senta la necessità di esprimere le sue idee a se stesso, in forma di monologo interiore.
Egli/Ella non enuncia che sta pensando, bensì fa cadere in parola direttamente i suoi pensieri, uno dietro l’altro, uno scorrere di immagini, o di emozioni, o di frasi dettate da rabbia, o di percezione dell’ambiente circostante o di ricordi o di giudizi.
Il monologo interiore è un’ottima tecnica per accelerare il ritmo: si possono rivelare elementi in un brevissimo spazio di narrazione, con un unico punto di vista; vi è l’opportunità di insinuare dubbi nel lettore e portarlo così verso una particolare prospettiva, magari confondendolo o depistando una previsione che appariva sempre più chiara.
Non è qui la... -
Autore: Morgan PalmasVen, 05/06/2009 - 09:43
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Se devo indicare un anno preciso, direi il 1995: avevo 14 anni e, poiché al ginnasio non ci davano compiti abbastanza, per allungare i pomeriggi e non far preoccupare i miei genitori scrivevo ogni giorno due o tre pagine di fatti miei su un quaderno a quadretti – che dovrei ancora aver conservato da qualche parte, ma non lo dica troppo in giro altrimenti si scatena la caccia al tesoro. Più che caso fortuito è stata conseguenza naturale della fortuna di vivere in una casa piena di libri (che nel frattempo è diventata ancora più piena: al momento li abbiamo sistemati ovunque, sulle scrivanie, nelle étageres, presto anche nel frigorifero; e, curiosamente, i libri sono ancora lì ma io me ne sono andato) e soprattutto di venire portato molto piccolo a vedere il teatro, quando al mio paese ce ne era ancora uno. Non so quanto sia plausibile, ma la mia teoria è che vedere le idee in movimento, vive e presenti davanti a te, che si muovono e combattono sul palco, è il principale stimolo a confrontarsi con le proprie idee e a tradurle in parole che suonino bene. Infatti la prima cosa ardita che io abbia mai tentato di scrivere – con ambizioni letterarie, intendo – è stata una riduzione teatrale de Il Fu Mattia Pascal, un romanzo che evidentemente all’epoca ritenevo avesse bisogno dei miei miglioramenti. Per fortuna l’impresa è stata abbandonata... -
Autore: Morgan PalmasVen, 05/06/2009 - 09:26Siamo giunti alla quindicesima lezione, vorrei fare il punto della situazione, necessario talvolta per procedere con più serenità e vigore. Vi ho parlato finora dei seguenti elementi:
- La motivazione e l’obiettivo per i quali avete deciso di scrivere un romanzo.
- La gestione del tempo e la responsabilità verso la vostra mente.
- Il rischio dell’illusorio autocompiacimento.
- L’idea che sta alla base del romanzo e il personaggio principale.
- La griglia con l’utilizzo del cerchio: 8 settori (macrotematiche) e 24 frecce (microtematiche).
- La scelta di essere o meno un narratore onnisciente.
- I rapporti fra intreccio e fabula.
- I personaggi e le relazioni fra loro.
- L’incipit e la programmazione delle giornate con un metodo.
- Gli ostacoli e gli imprevisti nella narrazione.
- I dettagli e il brainstorming.
- Il... -
Autore: Morgan PalmasGio, 04/06/2009 - 10:19Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Mi sono avvicinato alla scrittura nel 1966, a sei anni, come tutti. In
prima elementare. Andavo bene a scuola, soprattutto nello scrivere,
perché sono nato in una famiglia colta.
A quattordici anni, grazie all'abilità di una venditrice porta a
porta, fui iscritto a un corso di dattilografia.
A ventidue anni, grazie al diploma di dattilografia, trovai lavoro
presso l'ufficio stampa della Confartigianato del Veneto. I miei
compiti all'inizio erano: dattiloscrivere in bella copia i comunicati,
incollare i francobolli sulle buste, alzare il telefono quando suonava
e dire - a seconda dei casi - "Le passo il dottore" o "Il dottore è
fuori stanza". In quell'ufficio incontrai, non subito, persone che
videro in me qualche capacità e che mi formarono. Quando lasciai quel
posto di lavoro, nel 1989, avevo una compiuta professionalità da
ufficio stampa.
Il mio secondo lavoro, dal 1989 al 1996, fu: fattorino-magazziniere in
una libreria universitaria. Portavo in giro pacchi con l'ApeCar,
preparavo le bolle delle rese, cose così.
Il 30 aprile del 1988 ero a Roma per lavoro, ma avevo un mezzo
pomeriggio libero. Andai a spasso. In una libreria comperai un piccolo
libro di poesie, pubblicato da una casa editrice infame e scritto da
una... -
Autore: Morgan PalmasGio, 04/06/2009 - 10:10Il ritmo, altro argomento di primaria importanza.
Non vi è mai capitato di leggere un romanzo e sentirvi spingere in avanti con forza l’anima oppure, al contrario, avere l’impressione di rallentare fino quasi a sembrare immobili? Risposta ovvia. Ecco, il ritmo si può gestire a priori, lo si può modulare. Alcuni avvertimenti, fra i molti, ne parleremo ancora nelle prossime settimane.
Raccontare l’atto di un vecchio che fuma la pipa per pagine è assai diverso da narrare la corsa in auto di un rapinatore di banca, semplice da intuire, vero? Ma il ritmo può e deve essere coordinato attraverso forme più complesse.
Riflettete sull’uso della punteggiatura: la virgola ha un significato temporale diverso dal punto, per non parlare dei punti... -
Autore: Morgan PalmasMer, 03/06/2009 - 09:04Inauguro oggi una nuova sezione che spero possa esservi utile. Chiederò a numerosi scrittori di rispondere a una serie di domande che saranno sempre le medesime. Coinvolgerò sia scrittori affermati che esordienti. Un punto di vista allargato, un salto nell’intimità letteraria, esplorando magari dimensioni poco conosciute.
Oggi Sul Romanzo ospita Remo Bassini.
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
All'incirca a dodici anni ho cominciato a sognare di diventare scrittore. Poi a vent'anni, lavoravo in fabbrica e avevo problemi di salute, ho iniziato un romanzo, rimasto incompiuto. In seguito, lavorando e studiando, mi sono appassionato di teatro, poesia, con tentativi, diciamo, pietosi. Per puro caso, una sera in cui ero bloccato dal mal di denti, presi un bloc notes e dissi a me stesso, Raccontami una storia. Avevo 39 anni, tutto parte da quella sera.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Istinto, solo istinto nella scrittura. Razionalità nella riscrittura, e comunque relegata al controllo della forma, non dei contenuti.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’...
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