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Come scrivere un romanzo in 100 giorni

Interviste scrittori

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  • Autore: Morgan Palmas
    Sab, 16/05/2009 - 14:20
    Mancano due soli giorni all’inizio dell’avventura letteraria. Che cosa farò durante i cento giorni? Vi fornirò una lunga serie di consigli e strategie per affrontare nel migliore dei modi le difficoltà che qualsiasi scrittore incontra nel suo cammino: dalla gestione del tempo ai fattori di volitività, dalla realizzazione dei dialoghi alla resa delle descrizioni, dall’enucleazione di se stessi al concepimento degli obiettivi, dall’attenzione sulla rilettura alla cura dei dettagli di narrazione, e molto altro.
    Io, com’è ovvio, non ho alcuna pretesa nei vostri confronti, però sarebbe utile che la sfida di scrivere un romanzo in 100 giorni divenisse uno stimolo per migliorarsi, conoscersi, tentare un’avventura peculiare con entusiasmo, mettere da parte i pregiudizi per aprirsi con abbandono consapevole alle riflessioni proposte.

    Se ascolterete i miei consigli e li seguirete, vi garantisco che fra circa tre mesi avrete un romanzo in mano. Per farne cosa? Ciò che desiderate: tentare di pubblicarlo con una casa editrice, conservarlo per poi leggerlo ai vostri nipoti il prossimo Natale, mandarlo a qualche concorso, regalarlo ai genitori, alla moglie, al marito, ai fidanzati, al professore del liceo.
    Durante i prossimi cento giorni c’è un obiettivo, dovrete fare qualche rinuncia, vi...
  • Autore: Morgan Palmas
    Ven, 15/05/2009 - 07:30
    La povertà rappresenta un argomento che non cessa mai di suscitare interrogativi, sia che si parli della situazione drammatica di uno stato africano, sia che si tratti la vita quotidiana di una periferia napoletana.
    Tale tematica potrebbe divenire dinnanzi all’autore un mondo pregno di ingiustizie, domande, illusioni, gioie temporanee e fatiche. Narrare la povertà significa sopprimere quanto più possibile il proprio giudizio di scrittore, assorbire le difficoltà dell’incertezza, della precarietà, della fatica, ecc. Accade talvolta che la povertà e la vita dello scrittore coincidano o abbiano coinciso in tempi diversi.

    «M’avessero dato armeno un pezzetto de pane, manco quello, sti disgraziati,» diceva il Begalone, premendosi la bocca dello stomaco. «Qua semo uno più morto de fame dell’artro,» fece ridendo Alduccio, con la sua bella faccia sformata da un ghigno di ironia rassegnata.
    [“Ragazzi di vita” di Pasolini]

    Qui si sta pensando alla povertà di natura economica, ma più avanti parleremo anche di quella spirituale o intellettuale. E non è approssimativo sostenere che i...





  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 14/05/2009 - 10:30
    Cagionevole è il pensiero di colui il quale crede di avere uno stile nella scrittura, fiero magari di poterlo ostentare. Quanti possono parlare dinnanzi alla materia letteraria con un definito spessore stilistico? Cercarne uno proprio equivale ad avere di continuo nostalgia di se stessi: non è mai un arrivo, bensì sempre una partenza, verso nuovi ponti, nuovi mari, nuove terre.
    È un cammino solitario. Osservare lo stile evolvere è in sostanza osservare se medesimi.

    “Non basta che lo scrittore sia padrone del proprio stile. Bisogna che il suo stile sia padrone delle cose: e in ciò consiste la perfezion dell’arte, e la somma qualità dell’artefice”.
    [“Zibaldone” di Leopardi]

    La convinzione di possedere uno stile rappresenta un messaggio di pigrizia spirituale, più che intellettuale. Un abbandonarsi a convenienze, piaceri, consensi, vanità. Chi scrive deve o dovrebbe respingere con orrore la convinzione di giacere su un prato fiorito di stile, persuaso che molto è ancora il lavoro da fare, che lunga è ancora la via del miglioramento.
    Uno stile si cerca, non si ha. Uno stile si teme, non si vanta. Uno stile non è un nostro prodotto, ma equivale a noi stessi: esso parla di noi come se fosse noi.

    Meno 4 giorni all’inizio della sfida estiva: scrivere un romanzo in 100 giorni.










  • Autore: Morgan Palmas
    Mer, 13/05/2009 - 09:50
    Meno 5 giorni all’inizio della sfida estiva: scrivere un romanzo in 100 giorni.
    Nel frattempo oggi desidero soffermarmi sulle caratteristiche dei personaggi, subito un tuffo nella letteratura:

    “Dall’esempio e dai consigli di suo padre, Rebecca aveva imparato ad essere cortese con tutti coloro che l’avvicinavano. Certo non poteva imitare i suoi eccessi di servilismo perché essa era estranea alla ristrettezza di spirito e allo stato di continua paura che lo dominavano […]”
    [“Ivanhoe” di Walter Scott]

    Un caso di narratore onnisciente che mette al corrente il lettore delle caratteristiche d’un personaggio. Ma esse possono altresì emergere con calma, attraverso le azioni e i dialoghi. Sono tecniche differenti, com’è ovvio. Con rischi diversi.
    Anzitutto, se si segue l’esempio di Scott, non conviene distruggere sul nascere la curiosità di chi legge, eccedendo con i dettagli. Meglio spiegare a dosi l’egoismo di un anziano o la spensieratezza di una signora.
    Un rischio invece della seconda tecnica è di non delineare bene a sufficienza le caratteristiche, convinti che poche battute o azioni possano bastare. Ovvio, può essere voluto per motivi precisi, l’importante è essere consapevoli dello strumento per non renderlo inutile al fine della narrazione.

    Ma, come sempre nella letteratura, gli elementi si possono amalgamare con modalità assai più contorte, fermo restando che ci vogliono sia capacità affinate...









  • Autore: Morgan Palmas
    Mar, 12/05/2009 - 09:40
    L’estate è alle porte, le giornate si allungano con il sole fino a tarda serata, abbiamo tutti più energia. Ecco la sfida: scrivere un romanzo in 100 giorni!

    A conti fatti, iniziando lunedì prossimo, avrete un romanzo verso la fine di agosto, pronto per essere inviato ad una casa editrice o a un agente letterario.

    Vi seguirò passo dopo passo, giorno dopo giorno, con consigli e obiettivi. Vi sono numerosi aspetti da considerare e saranno trattati con ordine. Nulla sarà lasciato al caso da parte mia: dall’organizzazione del tempo ai dialoghi, dalla preparazione di uno schema generale all’impiego di descrizioni mirate, eccetera.

    Perché avere un metodo non è sinonimo di rigidità, non è neppure un modo vetusto di sviluppare...
  • Autore: Morgan Palmas
    Lun, 11/05/2009 - 11:16
    Supponete di avere deciso di raccontare la storia di un ragazzo con evidenti problemi sociali, timido, chiuso, scostante. Come fare?

    Per prima cosa provate a scavare dentro la vostra mente affinché molto di ciò che già immaginate a riguardo esca allo scoperto, e annotatelo.

    Secondo, qualora possibile, dovreste immedesimarvi. Anche qui ci sono due modi. O cercate di entrare in contatto con chi vi sembra che abbia problemi sociali palesi, interagite, osservate, oppure fingete di essere voi stessi disadattati e studiate le conseguenze.

    Certo, non si può fare per tutto (se il soggetto è un tossicodipendente, distrutto dall’eroina, non credo sia intelligente immedesimarsi per sostituzione); certo, a qualcuno potrebbe apparire un po’ offensivo verso la “categoria” fingersi disadattati. Ognuno scelga la modalità che gli sembra più confacente con i propri ideali.
    Avete bisogno di elementi, scene, dialoghi, uno scrittore non può pensare di esaurire la questione semplicemente scrivendo e fantasticando.
    Il tessuto di vita sociale è indispensabile per rendere più avvincenti e coinvolgenti le storie che andrete a narrare.









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