CURIOSITÀ GRAMMATICALI
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Autore: Morgan PalmasMar, 09/06/2009 - 09:48Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Alla scrittura professionale mi sono dedicato a partire dall'inizio degli
anni 90, e la fortuna c'è entrata come c'entra sempre nelle cose umane. La
fortuna c'entra non tanto nello scrivere, quando nel pubblicare. Io
praticamente ho avuto una committenza editoriale fin dal primo libro, che
era una specie di instant book. Poi il sogno è diventato in discesa.Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Non mi ricordo chi diceva che la scrittura è al dieci per cento ispirazione
e al novanta per cento traspirazione. Cioè sudore, fatica, travaglio.
Sottoscrivo in pieno.Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.
Scrivo anche io al mattino molto presto. Sono le ore più fertili, per me.
Poi è un lento declino, e alla sera sono intellettualmente inservibile.
Scrivo direttamente al pc, senza prendere appunti. E poi correggo un milione
di volte.
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Autore: Morgan PalmasMar, 09/06/2009 - 09:30Buttarsi sull’ipotassi o sulla paratassi? In altre parole, l’equilibrio fra subordinazione e coordinazione delle frasi. La lezione di oggi verte su tale argomento che, in apparenza, appare banale, ma non lo è affatto.
Un esempio di paratassi.
“E lo berciava di aver sete, e le sue guance si incavavano con vigore sopra la cannuccia, e la macchina era una fornace”.
[“Lolita” di Vladimir Nabokov]
Uno di ipotassi.
“La guardavo, dapprima con quello sguardo che non è che la voce degli occhi, ma alla finestra del quale s’affacciano tutti i sensi, ansiosi e stupefatti, lo sguardo che vorrebbe toccare, catturare…”.
[“La strada di Swann” di Marcel Proust]
Le conversazioni nelle quali siamo immersi ogni giorno spesso ci portano a coordinare le frasi,... -
Autore: Morgan PalmasLun, 08/06/2009 - 11:39
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Appartengo al partito di quelli che non credono al caso. Scrivo perché scrivere ha una funzione e io sono chiamato a questa funzione – come altri sono chiamati ad altre funzioni. Comprendere il come e il perché di questa funzione, ovviamente, è uno dei nodi più difficili della faccenda. Ho iniziato il primo romanzo a sette anni, lo lasciai incompiuto, prima o poi lo riprenderò. Riguardava un principe innamorato di una sirena impossibile, e amato a sua volta da un’altra ragazza. A sette anni mi interessavano gli amori impossibili e i triangoli. Il primo testo compiuto venne molto dopo, un racconto che scrissi a diciotto anni e che adesso non ho idea di che fine abbia fatto.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
In scrittura, istinto e progetto sono la stessa cosa. Se non sono la stessa cosa, ho l’impressione voglia dire che non si è ancora scrittori veri.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.
C’è un modello ideale di giornata che ha ritmi monacali, ci si sveglia all’alba e si va a correre al parco nella prima luce del giorno, si... -
Autore: Morgan PalmasLun, 08/06/2009 - 11:05La complessità d’un personaggio può essere rivelata grazie a un flusso di coscienza, il quale, se ne parlava sabato scorso, si distingue dal monologo interiore.
Gli aspetti inconsci emergono nel flusso di coscienza privi di logicità, in maniera del tutto casuale, quasi a simbolizzare e a palesare la vera anima di un personaggio, i suoi lati più nascosti, i suoi drammi e le sue gioie.
Ognuno possiede fantasmi interiori, il non rivelato o talvolta donato al mondo attraverso filtri, siano essi di natura razionale o modulati per abitudine istintiva.
La consapevolezza nell’esprimere ciò che genera la propria mente può essere a tratti vigile o assente, un pulsare fra monologo interiore e flusso di coscienza, fra un tentativo di argomentare con concentrazione e un abbandonarsi al flusso, senza freni, senza logica.
Se desiderate rappresentare il mondo interiore d’un personaggio attraverso i suoi pensieri non dimenticate di utilizzare le due tecniche in modo consapevole. Perché?
Perché Michele, una persona con qualche problema di... -
Autore: Morgan PalmasSab, 06/06/2009 - 13:02
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Ho iniziato a scrivere nel 2001. Non giovanissima, quindi. Non è stato un caso. Da qualche anno sentivo che avrei scritto, perciò mi ero documentata, leggendo libri sulla scrittura e integrando le mie letture. Sono sempre stata una grande lettrice ma ho sempre letto per 'settori' e per autori, e solo quello che mi piaceva. Da quando ho capito che la scrittura sarebbe stata così importante per me ho allargato i miei interessi anche ad altri libri. E soprattutto, ma questo negli ultimi anni, leggo con un occhio diverso, più attento alle parole, non solo alla storia.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Io sono sicuramente verso il lato dell'istinto creativo. Credo influisca anche il carattere in questo. E lo dico nonostante la mia razionalità conclamata. Credo che ogni manifestazione artistica debba poter dare molto spazio all'istinto. Per la razionalità c'è già il resto della vita. L'istinto da solo, però, non basta. Quindi direi: iniziare d'istinto, sfogare la creatività e poi ripulire il tutto con la razionalità. Ma senza usarne troppa.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos... -
Autore: Morgan PalmasSab, 06/06/2009 - 12:38Accade talvolta durante la narrazione che un personaggio senta la necessità di esprimere le sue idee a se stesso, in forma di monologo interiore.
Egli/Ella non enuncia che sta pensando, bensì fa cadere in parola direttamente i suoi pensieri, uno dietro l’altro, uno scorrere di immagini, o di emozioni, o di frasi dettate da rabbia, o di percezione dell’ambiente circostante o di ricordi o di giudizi.
Il monologo interiore è un’ottima tecnica per accelerare il ritmo: si possono rivelare elementi in un brevissimo spazio di narrazione, con un unico punto di vista; vi è l’opportunità di insinuare dubbi nel lettore e portarlo così verso una particolare prospettiva, magari confondendolo o depistando una previsione che appariva sempre più chiara.
Non è qui la...
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