CURIOSITÀ GRAMMATICALI
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Le ultime dal blog...
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Autore: Morgan PalmasMer, 17/06/2009 - 10:15Primo quarto delle cento lezioni, oggi vi propongo una cosa diversa, vediamo se eravate attenti.
Leggete una breve parte d’un racconto e sulla base di quanto avete assimilato, sferrate un attacco, distruggetelo di critiche, individuate gli errori.
Dovete divenire consapevoli delle vostre capacità letterarie.
Ho scritto questo racconto qualche anno fa (in fase ribelle), l’ho infarcito ora di debolezze affinché voi possiate divertirvi a trovarle. Domani svelerò il mio punto di vista, intanto voi trovate, ripeto, le debolezze.
Se osservate gli errori altrui vi abituate a trattare anche il vostro romanzo con un certo distacco necessario.Era un pomeriggio qualunque, stavo ascoltando De Andrè, cercando di non pensare; vezzeggiato dalle magiche parole del cantautore, perchè a volte è necessario non pensare, perchè capita di non voler vivere riflettendo, mi guardai nello specchio che avevo giusto davanti a me, ero lì. L’effetto immediato e dirompente fu di girarmi, mi vergognavo. Non mi riconoscevo.... -
Autore: Morgan PalmasMar, 16/06/2009 - 07:43
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Credo che il desiderio di scrivere scatti per una necessità interiore. Per un bisogno di ritrovarsi o semplicemente di liberare una parte di noi stessi adombrata dall’esteriorità. Io, come tanti altri, da bambina amavo scrivere. Componevo qualche poesia, ma ciò che più mi attraeva era la realtà vista da me. Infatti decisi di fare la giornalista. A diciotto anni iniziai la mia gavetta, imparai moltissimo dai miei maestri di allora, e divenni padrona di un tipo di scrittura che era la comunicazione della vita.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Dovrei iniziare con una lunga dissertazione su come si fa giornalismo oggi. Sarebbe noioso e ripetitivo. Ma quando io iniziai il mio mestiere le assicuro che la creatività era importante. Creatività non certo intesa come invenzione della notizia, ma del modo in cui usare le parole giuste per rendere l’idea di un fatto. E talvolta bastano le virgolette aperte, una parola, una notazione per rendere l’idea. Il giornalismo che io ho imparato alla mia epoca era un mestiere da gatti. Con le vibrisse sempre in azione. Il che si traduceva, per chi aveva queste doti, in una bella scrittura. Non a caso grandi scrittori sono passati attraverso il giornalismo, penso a Buzzati... -
Autore: Morgan PalmasMar, 16/06/2009 - 07:31Lezione lunga oggi, il sesso è uno degli argomenti su cui non si scherza, sesso? Sì, il mondo dell’eros. Esempio subito.
“Un uomo! Questo bramava. Un uomo con qualcosa fra le gambe che le facesse il solletico, che la facesse torcere nell’orgasmo, la portasse ad afferrarsi la fregna cespugliosa con tutte e due le mani, a strofinarsela con gioia, con orgoglio, con vanto, con un senso di rapporto, un senso di vita. Quello era l’unico posto in cui facesse esperienza di vita: laggiù dove si aggrappava con ambedue le mani”.
[“Tropico del Cancro” di Henry Miller]
Immagino qualche femminista vecchio grido leggere la parola “fregna” o qualche uomo gradasso sorridere compiaciuto. Pausa, fermi. Se volete imparare a riflettere sulla materia letteraria per migliorare le vostre qualità di scrittura, dovreste, almeno in una prima fase, abbandonare morali e moralismi, altrimenti si rischia di non capirsi.
L’approccio all’eros di Miller è crudo e diretto, non vi sono dubbi. Osservate un altro esempio.
“Le labbra di Giorgio divenivano... -
Autore: Morgan PalmasLun, 15/06/2009 - 10:36
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Ho cominciato a scrivere a ventisette anni. Allora leggevo già molto, anche se ancora non quanto oggi. Un giorno chiusi il libro che avevo fra le mani, non ricordo quale, accesi il PC e scrissi un racconto per pura urgenza. Mi venne voglia di farlo e lo feci, semplicemente. Lo vomitai fuori in circa mezz’ora senza davvero capire cosa mi stesse accadendo. Un caso fortuito, quindi: qualcosa si accese in testa ed io ubbidii. Probabilmente dipese anche dal fatto che avessi smesso di suonare da poco, avevo alle spalle anni da tastierista al seguito di gruppi non proprio promettenti, forse mi ero inconsciamente messo alla ricerca di forme più solitarie di espressione.
Quel primo racconto mi sorprese così tanto che pensai di continuare. Ne nacque una raccolta. E poi il primo romanzo, rigorosamente inedito.
In seguito ho frequentato un corso e un seminario di scrittura creativa, tenuti rispettivamente da Paolo Aresi e Giulio Mozzi. Ho dedicato ancora più spazio alla lettura, di ogni tipo: classici, contemporanei, saggistica, poesie. Faccio in modo di avere sempre almeno un libro con me, anche in macchina o nel marsupio. Non ho un genere preferito, solo non leggo gialli. L’importante è che quello che leggo mi emozioni. È molto importante, se mi annoio smetto. Vale anche per la scrittura.
Se consideriamo come estremi l’istinto... -
Autore: Morgan PalmasLun, 15/06/2009 - 10:30Concentratevi oggi su un concetto: la caduta. Accade non di rado che tale idea sia integrata in una narrazione, con accezioni diverse, com’è ovvio.
Cade il valore dei titoli di borsa e manda in crisi una famiglia; cade un bambino ferendosi al ginocchio; si può cadere in crisi coinvolgendo anche le persone accanto; si cade in disgrazia a qualcuno per un’azione; cadono gli alberi tagliati dai boscaioli; si cade dal sonno; cadono i fulmini; ecc.
La caduta implica o un “rassegnarsi” alla nuova situazione o una risposta per affrontarla, non passa in ogni caso inosservata. Pensate a una serie di cadute nel vostro romanzo, da quella più banale alla più seria. Un modo per avanzare nell’evolversi della storia con cambi di scena coinvolgenti.
E utilizzando la “caduta” non dimenticate la lezione del 28 maggio sugli ostacoli e imprevisti.
Il consiglio è di inserire in ognuna delle 24... -
Autore: Morgan PalmasSab, 13/06/2009 - 10:29L’obiettivo stilistico di oggi – ve lo anticipavo ieri – è di creare una scena di frustrazione, nella quale qualcuno pensa a sentimenti negativi oppure è rassegnato.
Anche qui, come nei casi precedenti, lo stile deve essere mirato e gestito con alcune accortezze.
Se pensate alla frustrazione pensate ad un ritmo che continua a mutare o a qualcosa di statico? Appunto, così dovrete rendere i periodi del vostro romanzo: il registro deve sembrare uguale a se stesso, le frasi devono incalzare con un senso di monotonia, un grigiore evolutivo.
Non scordate l’uso del climax – lo citavo pochi giorni addietro -, dipende se la frustrazione da descrivere è senza speranza o, in questo caso il climax potrebbe essere utile, se comunque c’è di base una rabbia che potrebbe portare a nuovi eventi, frutto della volontà.
In questo caso non è importante che una frase sia corta o lunga, ma se passate da una tipologia all’altra cercate in ogni caso di farlo con uno schema fisso, anche questo dona un’idea di staticità, in qualche modo associabile alla...
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