CURIOSITÀ GRAMMATICALI
Non ti ricordi una regola? Noi proviamo ad aiutarti.
Le ultime dal blog...
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Autore: Morgan PalmasVen, 19/06/2009 - 10:35
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Autore: Morgan PalmasVen, 19/06/2009 - 10:28La lezione di oggi concerne ciò che amo definire il “paesaggio inesplorato”, che cosa è? Esso può arricchire il vostro testo e renderlo davvero originale.
Immaginate di raccontare un viaggio in auto di un anziano, le ruote sono sgonfie, lo aveva dichiarato poco prima di partire, piove, è di pessimo umore. Finché guida accade che un altro mezzo in velocità gli passa vicino e lui sterza bruscamente.
Tutto lascia presagire un’uscita di strada, un incidente e invece voi non rivelate nulla, né ora né dopo. Non si tratta di posticipare l’emergere degli eventi successivi a quella sterzata. La curiosità del lettore rimarrà nel buio, per sempre, un paesaggio inesplorato.
Qual è il senso di narrare un fatto che non si rivelerà? Quali possono essere i nessi con la storia del romanzo?
Una visione superficiale potrebbe consegnare un’unica risposta: non c’entra nulla. Invece, se ragionate con un punto di vista più sottile, vi accorgerete che un espediente letterario simile potrebbe rendere il testo ricco di suspense. Non solo. Utilizzare i... -
Autore: Morgan PalmasGio, 18/06/2009 - 15:08
Nuova piccola iniziativa di Sul Romanzo. Dedico quasi ogni giorno un po' di tempo a leggere il letteraturiume che propone la rete. A volte mi stupisco, a volte gioisco, altre mi annoio. Tenterò di proporvi link che a mio ipersindacabile giudizio possano essere interessanti.
Antonella Cilento
David Ramanzini
Giorgio Vasta
Wu Ming 2 (consigliato fortemente)
Valter Binaghi
Giuseppe Panella -
Autore: Morgan PalmasGio, 18/06/2009 - 11:11
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Non ricordo di aver mai deciso di avvicinarmi alla scrittura. Scrivere è stato per me un atto scontato, da bambina riempivo vecchie agende di fiabe di mia invenzione, e poi torturavo parenti e amici con le mie letture. Poi ho scritto sempre, in alcuni momenti di più, in altri di meno ma sempre: quaderni, diari, ne ho un paio di scatoloni da qualche parte, che non ho mai riletto. Diversamente invece ricordo il momento in cui ho deciso di provare a fare della scrittura una professione (mito a cui non credo più), partecipando a un primo concorso letterario (era il premio Alberto Tedeschi - Giallo Mondadori, all'epoca ero una divoratrice di gialli...). Per gioco, senza crederci, invece arrivai in finale. Riprovai l'anno dopo, con un giallo a cui credevo di più, ma quella volta non venni notata. (forse mancava del "duende" di cui parla Garcia Lorca, forse era più intelligente, più architettato, più studiato a tavolino) e intanto scrivevo racconti, tantissimi, senza nessuna pretesa di pubblicarli. Finché una mattina mi sono detta, "perchè no?", (le decisioni importanti della mia vita le ho prese sempre così, mesi di incertezze e dubbi, per poi buttarmi nel vuoto senza nemmeno prendere le misure...) ne ho scelti alcuni, li ho spediti a un piccolo editore che mi ispirava, e una decina di giorni dopo ricevevo la prima proposta di pubblicazione.... -
Autore: Morgan PalmasGio, 18/06/2009 - 10:58L’intento di ieri era presentare un testo e fare concentrare chi legge sulle debolezze della scrittura. Sulla base delle lezioni fatte finora quante ne avete trovate? Se vi dico che ce ne sono più di venti vi stupisce? Più tardi farò un commento a questo post per evidenziarli.
Ora, voglio subito passare ad altro: il confine diafano fra realtà e fantasia potremmo chiamare la lezione di oggi.
L’utilizzazione della tecnica che vi presenterò mostra un sofisticato mezzo letterario per stupire il lettore, per farlo tornare bruscamente nella realtà, per renderlo ancor più curioso di comprendere il senso della storia narrata.
Immaginate di raccontare la spesa al supermercato di una signora con il figlio di due anni, carica sul carrello un pacco di biscotti, prende il sale, saluta un’amica, la fate poi arrivare alla cassa, esce e trova il suo ex marito che l’aveva lasciata andandosene con un’altra, vanno a prendere un caffè, lui gioca con suo figlio che non vedeva da circa un anno, parlano, ridono, lei piange, si abbracciano. Poi, d’improvviso... -
Autore: Morgan PalmasMer, 17/06/2009 - 10:36
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Mi piacerebbe rispondere come Giulio Mozzi (ebbene sì, mi sono letto le altre interviste già pubblicate...) e cioè che mi sono accostato per la prima volta alla scrittura a sei anni, iniziando le elementari, ma comprendendo il senso della sua domanda le risponderò invece che ho iniziato a scrivere - diciamo per ragioni lontane dall'obbligo scolastico - a 21 anni, collaborando con un giornale di provincia. Da allora ho proseguito lungo quella strada e col tempo sono riuscito a entrare nella redazione di una rivista (“Altreconomia”) che è diventata la mia prima vera scuola di scrittura, oltre che il lavoro con cui mi sono mantenuto per sette anni. Questa esperienza mi ha permesso di svolgere il praticantato giornalistico e, sostenuto l'esame di Stato, di diventare giornalista professionista. Quanto alla scrittura narrativa, come molti appassionati lettori ho provato già da ragazzino a buttar giù dei raccontini (poco più che incipit, in realtà) senza mai terminare nulla. Intorno ai vent'anni ho scritto racconti “completi” che hanno, per fortuna, preso la via del cestino della carta straccia e di cui non esiste più copia. Quello che considero il mio mio primo “vero” racconto, invece, l'ho iniziato alla fine del 2002 per partecipare a un concorso indetto proprio da Giulio Mozzi per il suo bollettino elettronico “Vibrisse”. In palio, oltre alla...
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