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  • Autore: Morgan Palmas
    Lun, 22/06/2009 - 10:24
  • Autore: Morgan Palmas
    Lun, 22/06/2009 - 10:03

    Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

    Ho iniziato da piccolo, ma non ricordo l’età esatta. All’inizio scrivevo trasposizioni, su carta, dei telefilm gialli che vedevo, poi con l’avanzare degli anni ho iniziato a usare la mia fantasia, e non quella di uno sceneggiatore televisivo.

    Se consideriamo come estremi l´istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

    Penso che la mia scrittura si ponga giusto al centro. Dopo che ho avuto l’ispirazione mi faccio trascinare dall’istinto creativo, se sia o meno un vero istinto creativo è un altro discorso, poi dopo aver completato la parte istintiva, limo e rivedo tutto in funzione della razionalità, in modo da rendere più fluido ed interessante il mio pensiero.

    Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un´ispirazione? Ce ne parli.

    Io scrivo quando posso, non si tratta semplicemente di possibilità in termini di tempo, bisogna anche avere la testa e la concentrazione giusta, altrimenti ciò che scrivi difetta di passione e d'interesse. L’ispirazione mi può venire anche durante un corso universitario, ma quando scrivo, ho bisogno di stare nel più assoluto silenzio, altrimenti non riesco a scrivere più di...









  • Autore: Morgan Palmas
    Lun, 22/06/2009 - 09:47
    Una lezione che a molti apparirà banale, ahimè non lo è di sicuro per altri: la scelta dei tempi verbali.
    Questo è uno dei casi in cui conoscere i propri mezzi, e quindi i propri limiti, è indispensabile. È verosimile pensare che talune espressioni siano desuete, ciò non elude la questione: utilizzare un semplice imperfetto dell’indicativo non equivale, sempre dell’indicativo, a un trapassato remoto.

    Non è soltanto una questione grammaticale, anche di stile.

    Primo esempio:
    “Se lo amavo, forse oggi stavo meglio”.

    Secondo esempio:
    “Se lo avessi amato, forse oggi starei meglio”.

    C’è musica, c’è significato fra tempi diversi, c’è maggior precisione di ciò che si vuole dire. A proposito di precisione, sia per chi già conosce il testo sia per coloro che lo sentono per la prima volta, (ri)leggete le parole di Calvino sull’esattezza nelle sue celebri “Lezioni americane”: illuminante.

    So che siamo tutti più o meno abituati oramai alla lingua che si predilige nella televisione, lo sforzo è di pulirci...












  • Autore: Morgan Palmas
    Sab, 20/06/2009 - 12:30
    Il giudizio del narratore, altra questione importante. Accadono gli eventi e l’animo umano è spinto a giudicare.
    È necessario che vi sia anche nel vostro romanzo? Dipende, o meglio, dovreste deciderlo. Se lo fate consegnate al lettore una certa prospettiva, se non lo fate lasciate maggiore possibilità d’interpretazione a chi legge.
    Sono, com’è ovvio, stili assai differenti.
    Il consiglio che mi sento di darvi è di scegliere o una tipologia o l’altra. Se le usate entrambe dovreste esserne consapevoli, qual è il motivo di utilizzarle insieme?
    Il punto di vista del narratore ha un significato particolare? Volete orientare il giudizio del lettore?

    La neutralità del narratore è, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un obiettivo più difficile da ottenere. Rifletteteci con calma.

    Parte della lezione più complessa (per i più preparati): potreste avere scelto più narratori, ecco, potrebbero avere ruoli del tutto diversi. Supponete che una parte del romanzo è rivelata con un narratore onnisciente e l’altra parte con un...







  • Autore: Morgan Palmas
    Ven, 19/06/2009 - 22:25

    Why a copy editor?
    The last book I loved, A High Wind in Jamaica
    Poets reveal the strangest places they've "done it"
    Neither a contract nor a promise...
    Lydia Kiesling for The Millions

    Inoltre, ieri il nostro Claudio Magris ha vinto uno dei premi tedeschi più prestigiosi per la cultura; silenzio assordante sul suolo italico: la Repubblica, il Corriere della Sera, La Stampa ecc, dove siete? Davanti a Palazzo Grazioli ad attendere la prossima sciacquina? Dai, sveglia!





  • Autore: Morgan Palmas
    Ven, 19/06/2009 - 10:46

    Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

    Piuttosto tardi, nel 2001 più o meno, a 34 anni, frequentai un corso di scrittura con Stefano Tassinari, qualche raccontino l'avevo già scritto, ma da lì l'intenzione si fece più solida. Erano i giorno del G8 a Genova. Non so se definire fortuito l'incontro con la scrittura, ma era necessario passare a una fase attiva e creativa dopo anni di fruizione passiva di cinema, teatro, musica, letteratura, tutto assunto in forma disordinata e senza formazione scolastica.

    Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

    Non saprei. Ma devo cercare il punto medio, devo assolutamente cercare di far dialogare bene la mia parte cognitiva e quella emotiva, solo così posso scrivere cose decenti, solo così posso analizzare lucidamente quello che mi succede attorno e “vedere” davvero fatti e persone.

    Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.

    Purtroppo non ho un metodo. Non ho la televisione ma mi perdo davanti al pc, solo il primo libro (Alienazioni Padane, 2002 ) lo scrissi in un flusso di coscienza non interrotto da navigazioni, consultazioni, controllo mail...









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