
CURIOSITÀ GRAMMATICALI
Non ti ricordi una regola? Noi proviamo ad aiutarti.
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Se devo indicare un anno preciso, direi il 1995: avevo 14 anni e, poiché al ginnasio non ci davano compiti abbastanza, per allungare i pomeriggi e non far preoccupare i miei genitori scrivevo ogni giorno due o tre pagine di fatti miei su un quaderno a quadretti – che dovrei ancora aver conservato da qualche parte, ma non lo dica troppo in giro altrimenti si scatena la caccia al tesoro. Più che caso fortuito è stata conseguenza naturale della fortuna di vivere in una casa piena di libri (che nel frattempo è diventata ancora più piena: al momento li abbiamo sistemati ovunque, sulle scrivanie, nelle étageres, presto anche nel frigorifero; e, curiosamente, i libri sono ancora lì ma io me ne sono andato) e soprattutto di venire portato molto piccolo a vedere il teatro, quando al mio paese ce ne era ancora uno. Non so quanto sia plausibile, ma la mia teoria è che vedere le idee in movimento, vive e presenti davanti a te, che si muovono e combattono sul palco, è il principale stimolo a confrontarsi con le proprie idee e a tradurle in parole che suonino bene. Infatti la prima cosa ardita che io abbia mai tentato di scrivere – con ambizioni letterarie, intendo – è stata una riduzione teatrale de Il Fu Mattia Pascal, un romanzo che evidentemente all’epoca ritenevo avesse bisogno dei miei miglioramenti. Per fortuna l’impresa è stata abbandonata...
Mi sono avvicinato alla scrittura nel 1966, a sei anni, come tutti. In
prima elementare. Andavo bene a scuola, soprattutto nello scrivere,
perché sono nato in una famiglia colta.
A quattordici anni, grazie all'abilità di una venditrice porta a
porta, fui iscritto a un corso di dattilografia.
A ventidue anni, grazie al diploma di dattilografia, trovai lavoro
presso l'ufficio stampa della Confartigianato del Veneto. I miei
compiti all'inizio erano: dattiloscrivere in bella copia i comunicati,
incollare i francobolli sulle buste, alzare il telefono quando suonava
e dire - a seconda dei casi - "Le passo il dottore" o "Il dottore è
fuori stanza". In quell'ufficio incontrai, non subito, persone che
videro in me qualche capacità e che mi formarono. Quando lasciai quel
posto di lavoro, nel 1989, avevo una compiuta professionalità da
ufficio stampa.
Il mio secondo lavoro, dal 1989 al 1996, fu: fattorino-magazziniere in
una libreria universitaria. Portavo in giro pacchi con l'ApeCar,
preparavo le bolle delle rese, cose così.
Il 30 aprile del 1988 ero a Roma per lavoro, ma avevo un mezzo
pomeriggio libero. Andai a spasso. In una libreria comperai un piccolo
libro di poesie, pubblicato da una casa editrice infame e scritto da
una...
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
All'incirca a dodici anni ho cominciato a sognare di diventare scrittore. Poi a vent'anni, lavoravo in fabbrica e avevo problemi di salute, ho iniziato un romanzo, rimasto incompiuto. In seguito, lavorando e studiando, mi sono appassionato di teatro, poesia, con tentativi, diciamo, pietosi. Per puro caso, una sera in cui ero bloccato dal mal di denti, presi un bloc notes e dissi a me stesso, Raccontami una storia. Avevo 39 anni, tutto parte da quella sera.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Istinto, solo istinto nella scrittura. Razionalità nella riscrittura, e comunque relegata al controllo della forma, non dei contenuti.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’...
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Il Gruppo Mondadori ricerca, per una delle sue Società, una figura di addetto vendita per uno dei loro Bookshop (Torino).
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