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  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 18/06/2009 - 15:08

    Nuova piccola iniziativa di Sul Romanzo. Dedico quasi ogni giorno un po' di tempo a leggere il letteraturiume che propone la rete. A volte mi stupisco, a volte gioisco, altre mi annoio. Tenterò di proporvi link che a mio ipersindacabile giudizio possano essere interessanti.

    Antonella Cilento
    David Ramanzini
    Giorgio Vasta
    Wu Ming 2 (consigliato fortemente)
    Valter Binaghi
    Giuseppe Panella






  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 18/06/2009 - 11:11

    Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

    Non ricordo di aver mai deciso di avvicinarmi alla scrittura. Scrivere è stato per me un atto scontato, da bambina riempivo vecchie agende di fiabe di mia invenzione, e poi torturavo parenti e amici con le mie letture. Poi ho scritto sempre, in alcuni momenti di più, in altri di meno ma sempre: quaderni, diari, ne ho un paio di scatoloni da qualche parte, che non ho mai riletto. Diversamente invece ricordo il momento in cui ho deciso di provare a fare della scrittura una professione (mito a cui non credo più), partecipando a un primo concorso letterario (era il premio Alberto Tedeschi - Giallo Mondadori, all'epoca ero una divoratrice di gialli...). Per gioco, senza crederci, invece arrivai in finale. Riprovai l'anno dopo, con un giallo a cui credevo di più, ma quella volta non venni notata. (forse mancava del "duende" di cui parla Garcia Lorca, forse era più intelligente, più architettato, più studiato a tavolino) e intanto scrivevo racconti, tantissimi, senza nessuna pretesa di pubblicarli. Finché una mattina mi sono detta, "perchè no?", (le decisioni importanti della mia vita le ho prese sempre così, mesi di incertezze e dubbi, per poi buttarmi nel vuoto senza nemmeno prendere le misure...) ne ho scelti alcuni, li ho spediti a un piccolo editore che mi ispirava, e una decina di giorni dopo ricevevo la prima proposta di pubblicazione....

  • Autore: Morgan Palmas
    Gio, 18/06/2009 - 10:58
    L’intento di ieri era presentare un testo e fare concentrare chi legge sulle debolezze della scrittura. Sulla base delle lezioni fatte finora quante ne avete trovate? Se vi dico che ce ne sono più di venti vi stupisce? Più tardi farò un commento a questo post per evidenziarli.
    Ora, voglio subito passare ad altro: il confine diafano fra realtà e fantasia potremmo chiamare la lezione di oggi.
    L’utilizzazione della tecnica che vi presenterò mostra un sofisticato mezzo letterario per stupire il lettore, per farlo tornare bruscamente nella realtà, per renderlo ancor più curioso di comprendere il senso della storia narrata.

    Immaginate di raccontare la spesa al supermercato di una signora con il figlio di due anni, carica sul carrello un pacco di biscotti, prende il sale, saluta un’amica, la fate poi arrivare alla cassa, esce e trova il suo ex marito che l’aveva lasciata andandosene con un’altra, vanno a prendere un caffè, lui gioca con suo figlio che non vedeva da circa un anno, parlano, ridono, lei piange, si abbracciano. Poi, d’improvviso...



  • Autore: Morgan Palmas
    Mer, 17/06/2009 - 10:36

    Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

    Mi piacerebbe rispondere come Giulio Mozzi (ebbene sì, mi sono letto le altre interviste già pubblicate...) e cioè che mi sono accostato per la prima volta alla scrittura a sei anni, iniziando le elementari, ma comprendendo il senso della sua domanda le risponderò invece che ho iniziato a scrivere - diciamo per ragioni lontane dall'obbligo scolastico - a 21 anni, collaborando con un giornale di provincia. Da allora ho proseguito lungo quella strada e col tempo sono riuscito a entrare nella redazione di una rivista (“Altreconomia”) che è diventata la mia prima vera scuola di scrittura, oltre che il lavoro con cui mi sono mantenuto per sette anni. Questa esperienza mi ha permesso di svolgere il praticantato giornalistico e, sostenuto l'esame di Stato, di diventare giornalista professionista. Quanto alla scrittura narrativa, come molti appassionati lettori ho provato già da ragazzino a buttar giù dei raccontini (poco più che incipit, in realtà) senza mai terminare nulla. Intorno ai vent'anni ho scritto racconti “completi” che hanno, per fortuna, preso la via del cestino della carta straccia e di cui non esiste più copia. Quello che considero il mio mio primo “vero” racconto, invece, l'ho iniziato alla fine del 2002 per partecipare a un concorso indetto proprio da Giulio Mozzi per il suo bollettino elettronico “Vibrisse”. In palio, oltre alla...

  • Autore: Morgan Palmas
    Mer, 17/06/2009 - 10:15
    Primo quarto delle cento lezioni, oggi vi propongo una cosa diversa, vediamo se eravate attenti.
    Leggete una breve parte d’un racconto e sulla base di quanto avete assimilato, sferrate un attacco, distruggetelo di critiche, individuate gli errori.
    Dovete divenire consapevoli delle vostre capacità letterarie.
    Ho scritto questo racconto qualche anno fa (in fase ribelle), l’ho infarcito ora di debolezze affinché voi possiate divertirvi a trovarle. Domani svelerò il mio punto di vista, intanto voi trovate, ripeto, le debolezze.
    Se osservate gli errori altrui vi abituate a trattare anche il vostro romanzo con un certo distacco necessario.


    Era un pomeriggio qualunque, stavo ascoltando De Andrè, cercando di non pensare; vezzeggiato dalle magiche parole del cantautore, perchè a volte è necessario non pensare, perchè capita di non voler vivere riflettendo, mi guardai nello specchio che avevo giusto davanti a me, ero lì. L’effetto immediato e dirompente fu di girarmi, mi vergognavo. Non mi riconoscevo....







  • Autore: Morgan Palmas
    Mar, 16/06/2009 - 07:43

    Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

    Credo che il desiderio di scrivere scatti per una necessità interiore. Per un bisogno di ritrovarsi o semplicemente di liberare una parte di noi stessi adombrata dall’esteriorità. Io, come tanti altri, da bambina amavo scrivere. Componevo qualche poesia, ma ciò che più mi attraeva era la realtà vista da me. Infatti decisi di fare la giornalista. A diciotto anni iniziai la mia gavetta, imparai moltissimo dai miei maestri di allora, e divenni padrona di un tipo di scrittura che era la comunicazione della vita.

    Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

    Dovrei iniziare con una lunga dissertazione su come si fa giornalismo oggi. Sarebbe noioso e ripetitivo. Ma quando io iniziai il mio mestiere le assicuro che la creatività era importante. Creatività non certo intesa come invenzione della notizia, ma del modo in cui usare le parole giuste per rendere l’idea di un fatto. E talvolta bastano le virgolette aperte, una parola, una notazione per rendere l’idea. Il giornalismo che io ho imparato alla mia epoca era un mestiere da gatti. Con le vibrisse sempre in azione. Il che si traduceva, per chi aveva queste doti, in una bella scrittura. Non a caso grandi scrittori sono passati attraverso il giornalismo, penso a Buzzati...





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