CURIOSITÀ GRAMMATICALI
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Autore: Morgan PalmasSab, 25/04/2009 - 11:32Dalla finestra di camera mia; da una finestra della mia camera; dentro la mia camera, vicino alla finestra; dalla camera… Dalla finestra. Di incipit parliamo oggi.
Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcântara […].
[L’anno della morte di Ricardo Reis di José Saramago]
Conquistare il lettore con l’incipit è una questione delicata, incuriosirlo non è un argomento banale. Quando fare cominciare la storia? Dall’inizio delle vicende? Al momento culminante? In media res? Allorché la situazione è conclusa? Da una descrizione senza tempo o un pensiero generale?. Le modalità possono essere numerose.
Inoltre, useremo la prima o la terza persona? Potremmo pensare di raccontare una storia con più punti di vista, più persone che narrano: il noi.
Tematiche che non devono essere trascurate, se riusciremo ad armonizzarle con cura saremo in grado di fornire un quid necessario al romanzo, un quid che attaccherà gli occhi del lettore alla pagina. Doneremo sensazioni. Mi spiego con due esempi.
Dalla finestra di camera mia guardo, penso subito che ho la pentola... -
Autore: Morgan PalmasVen, 24/04/2009 - 10:54Dalla finestra di camera mia mi dirigo verso la libreria, prendo un libro: A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia. Mi illuminò il sentiero molti anni addietro. Per quale ragione?
Quando pensai con serietà di scrivere un romanzo non sapevo ancora che avrei dovuto affrontare una serie di problemi a me sconosciuti. Uno fu l’uso delle virgolette nei dialoghi: quali utilizzare? Quelle alte o basse? Oppure le lineette? E affiancare quale tipo di punteggiatura?.
Mi spiego con esempi concreti:
1) “Appunto” sorrise don Luigi specchiandosi nella propria perspicacia “appunto…”
2) «Appunto» sorrise don Luigi specchiandosi nella propria perspicacia «appunto…».
3) - Appunto - sorrise don Luigi specchiandosi nella propria perspicacia - appunto…
4) “Appunto” sorrise don Luigi specchiandosi nella propria perspicacia “appunto…”.
Quali modalità adottereste? Quali usi sono corretti? Anzitutto va detto subito che le virgolette vanno sempre usate in coppia, nonostante in giro si vedano i migliori virtuosismi linguistici.
L’esempio numero due è usato da Sciascia nel libro che citavo ed è la forma che prediligo, anche se non esiste una regola universale che eclissi altre forme. È il più delle volte un fatto di gusto letterario. L’importante è che non vi siano scorrettezze a... -
Autore: Morgan PalmasGio, 23/04/2009 - 07:24Dalla finestra di camera mia potrei descrivere ciò che vedo, basterebbe una frase o servirebbero pagine? Dipende, ovviamente.
“In mezzo alla strada c’era una carrozza padronale, elegante, tirata da una coppia di focosi cavalli grigi; passeggeri non ce n’erano e il cocchiere, sceso di serpa, stava lì accanto; i cavalli eran tenuti per il morso. Intorno si assiepava una quantità di gente; davanti a tutti dei poliziotti. Uno di essi aveva in mano una piccola lanterna accesa con cui, chinandosi, illuminava qualcosa sul selciato, proprio vicino alle ruote. Tutti parlavano, gridavano, levavano esclamazioni; il cocchiere pareva smarrito e di tanto in tanto ripeteva: […]”.
È un’immagine tratta da Delitto e Castigo di F. Dostoevskij, precisa, franca, illustrata per dare un senso compiuto, senza ambiguità. Il lettore assorbe la situazione con fluidità naturale.
Si noti in particolare l’uso del punto e virgola, oggi utilizzato pochissimo.
In una descrizione vi sono elementi, ma anche molto altro. Amalgamare tutto ciò in maniera armonica può essere la fortuna o il fallimento d’uno scrittore. Quando si descrive ci muoviamo nello spazio, spostiamo il lettore attraverso i punti dello spazio. E riuscire a coinvolgere non è solo un elenco dei punti dello spazio che si desidera fare osservare.
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Autore: Morgan PalmasMer, 22/04/2009 - 07:34La lingua italiana include una quantità di parole delle quali il più delle volte noi non ne siamo consapevoli, come nel caso dei colori. Ecco allora che le nostre comunicazioni appaiono magari essenziali, ma grossolane, povere dal punto di vista della precisione e della semantica.
Dalla finestra di camera mia vedo le fronde d’un albero che grazie alle prime luci dell’alba assumono un dolce color giada; in lontananza si staglia la chiesa color oro del paese, sotto il cielo mavì.
Perché non ci sono soltanto i colori, altresì termini andati, desueti, peculiari.
La velocità contemporanea che ci impone ritmi frenetici e innumerevoli distrazioni sta ghigliottinando la lingua con un’intensità che non ha pari nella storia del nostro paese. Le nuove tecnologie (sms, chat o mail) ci costringono all’essenziale, all’approssimazione; non c’è tempo per pensare e soprattutto non c’è tempo per leggere con calma fonti dalle quali imparare un uso più consapevole della lingua.
Si parla e si scrive molto, spesso male. E i colori, quando non li sai nominare nella loro esatta accezione, si indeboliscono, perdono di meraviglia. Il mondo intero appare più grigio.
La vitalità del senso della vista è tale se e soltanto se possiamo definire con precisione i diversi colori, altrimenti tutto sembra meno intenso. Magari le emozioni ci danno l’illusione di quella vitalità, tuttavia sono emozioni appunto, non la ricchezza della comprensione.... -
Autore: Morgan PalmasMar, 21/04/2009 - 14:44Dalla finestra di camera mia vedo i tetti di circa una ventina di case, inoltre, molto più lontano, edifici immersi nella natura. Tegole nuove e vecchie; tegole scheggiate, tegole disposte male, forse il vento o la pioggia. Le tegole delle case distanti mi sfuggono, non posso mettere a fuoco.
La lontananza e la vicinanza da cose uguali. Non sono le cose in sé a mutare, cambia invece il mio punto di vista. Io sono, io sono la mia finestra. Scrutare la vicinanza è un lavoro da ricci, si tocca la vicinanza, la si descrive con cura, palmo a palmo. Se ne parla con chi ci sta vicino, forse, a volte. Come i prigionieri nel mito della caverna di Platone, non possono vedere oltre, costretti a tenere la testa immobile. La vicinanza può divenire una prigione. Osservare soltanto la vicinanza intendo.
Scrive Tolstòj su Resurrezione: «Persone che, per il destino o per i propri peccati-errori, siano state poste in una data condizione, per quanto sbagliata essa sia, si formeranno una visione della vita in base alla quale la loro condizione apparirà buona e degna di rispetto. Per mantenere poi tale visione, si tengono istintivamente in quella cerchia di persone nella quale viene approvata la... -
Autore: Morgan PalmasVen, 17/04/2009 - 18:36Il gruppo letterario Sul Romanzo è nato il 12 gennaio 2010, qui di seguito troverete in ordine cronologico tutte le attività (dalla più recente alla più lontana nel tempo). Potete iniziare a partecipare anche in un secondo momento, l'importante è confermare la propria presenza con una mail a sulromanzo@libero.it e leggere le condizioni nei primi due post.
Gruppo letterario "Sul Romanzo": partecipi?
Prime impressioni, titolo e modalità
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"Giardini di loto" di Andrea Melone
Step 1
Step 2
(leggere fino a pagina 212 entro mercoledì 7 luglio 2010)
"La formula del professore" di Yoko Ogawa
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