You Crime: prove di co-publishing digitale
Si è concluso ieri a Milano, nella sede del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, il contest sperimentale You Crime, che ha visto vincitore Gabriele Santoni, seguito da Christina Anagnos e Igor De Amicis: il vincitore avrà un proprio romanzo pubblicato dalla casa editrice Rizzoli.
Punto focale di questo torneo letterario è stata però, oltre ai meriti letterari, la capacità di avvalersi della tecnologia e dell’uso dei social media.
Dodici autori esordienti sono stati selezionati nel mondo del self publishing e invitati a presentare un racconto inedito. Sono stati poi divisi in quattro gruppi, patrocinati da scrittori già affermati nel genere giallo-noir: Paolo Roversi, Sandrone Dazieri, Simone Sarasso ed Enrico Pandiani, e ogni gruppo ha pubblicato un e-book con i propri racconti, regolarmente messo in vendita in tutti i circuiti online. A partire dalla pubblicazione, gli autori hanno dovuto utilizzare tutta la propria capacità di muoversi in rete per promuovere la vendita degli e-book e registrare il gradimento dei lettori riguardo ai singoli racconti, fino alla compilazione di una classifica finale dove al talento letterario si sono affiancate le doti dei gruppi e degli autori individuali nell’autopromozione.
La serata di premiazione ha dato vita a un interessante dibattito sui pro e contro dell’editoria digitale e sulle interazioni tra rete ed editoria. I quattro autori che hanno tenuto a battesimo i gruppi di esordienti hanno spiritosamente raccontato al pubblico il loro rapporto personale con la tecnologia e i social. Se Enrico Candiani ha considerato You Crime come la sua prima esperienza importante in questo settore, essendo un neofita della tecnologia, Paolo Roversi si considera un nerd, essendo da anni profondamente legato alla rete e fondatore tra l’altro nel 2006 di Milano Nera, sito molto seguito sulla letteratura di genere, nonché casa editrice digitale. Anche Sandrone Dazieri e Simone Sarasso si destreggiano tra blog personali e uso assiduo della rete, come supporto insostituibile alle ricerche che precedono e accompagnano la stesura dei loro romanzi. Tutti gli autori sottolineano come la connessione continua ai social network possa rappresentare, però, un fattore disturbante per la scrittura: concentrarsi sul lavoro dello scrittore spesso implica la disconnessione dal mondo digitale.
Michele Rossi, responsabile del settore narrativa della Rizzoli, ha tenuto a sottolineare come il ruolo dell’editore resti fondamentale nella scelta di cosa pubblicare, a fronte dell’abbondanza di testi scaricati ogni giorno in rete: non tutti sono destinati a diventare buoni libri, come ha dimostrato anche lo scarso successo di molti volumi ricavati dai blog negli anni scorsi.
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Daniele Manca, vicedirettore del «Corriere della Sera», si è chiesto se gli strumenti digitali in genere abbiano davvero qualcosa in più rispetto al libro di carta, considerando che la vendita di e-book non riesce ad andare oltre certe cifre, USA a parte.
Marcello Vena, responsabile del Business Digitale Trade RCS, ha sottolineato come gli e-book vendano molto nel settore della narrativa di consumo, con picchi al principio dell’estate, quando i lettori fanno acquisti per le vacanze, tanto che il mese di luglio ha per il digitale lo stesso valore del periodo natalizio per l’editoria cartacea, mentre la saggistica e la varia restano al palo.
Paolo Roversi, da scrittore, teme giustamente per gli autori un futuro simile a quello dei cantanti, che con l’avvento della musica digitale, spesso piratata, hanno smesso di vendere CD, mentre Michele Rossi ha avanzato giustamente dubbi su come potrebbero essere organizzate le biblioteche future, considerando anche la volatilità, e volubilità, degli strumenti digitali.
In conclusione, You Crime è stato un esperimento molto soddisfacente per tutti, che sarà probabilmente replicato in futuro, magari anche per altri generi letterari, ma il grande dibattito sull’editoria digitale resta più che mai aperto, in mancanza di certezze riguardo agli sviluppi futuri del settore.
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