Wimbledon e il tennis da leggere
Prato verde, tennisti in bianco e cappelli a falda larga: Wimbledon è tornato, per la 125esima volta! Il torneo più dandy dell'anno, quello che Giorgio Bassani chiamava il «Vaticano del tennis», si giocherà fino al 7 luglio.
Al tennis Bassani si legò a filo doppio. In veste di giocatore ebbe diversi riconoscimenti regionali. Da scrittore lo citò spesso nei suoi romanzi e nei versi. Come il protagonista de Il giardino dei Finzi-Contini, anche Bassani fu espulso dal circolo del tennis in seguito alle leggi razziali. Nel suo romanzo più famoso, i giovani ebrei di Ferrara si ritrovano a giocare a tennis nel giardino della magna domus dei Finzi-Contini. Su quel rettangolo che assomigliava più a «un campo di patate» passano l'estate del 1938, mentre il mondo scivola verso la catastrofe.
Ma il tennis come sport letterario è molto praticato. Ne Il tennis come esperienza religiosa David Foster Wallace, che fu anche una promettente racchetta, analizza la sublime esperienza estetica di veder giocare dal vivo Federer, ovvero «Mozart e i Metallica allo stesso tempo».
Collera, spavento, freddezza, sconforto: a detta di John McPhee, autore di Tennis (Adelphi, 2013), il tennis è lo sport mentale par excellence. Nel primo dei due saggi raccolti in Tennis, McPhee fa la cronaca certosina di un match del 1968 fra Graebner e Ashe, il quale divenne il primo tennista di colore a vincere un Grande Slam. Del secondo saggio è protagonista il giardiniere capo di Wimbledon.
Da segnalare anche la recente raccolta di articoli di Gianni Clerici, lo Scriba italiano del tennis, Wimbledon. Sessant'anni di storia del più importante torneo del mondo (Mondadori, 2013).
A luglio, uscirà anche Terribile splendore (66tha2nd), di Marshall Jon Fisher, dedicato alla sfida di Coppa Davis del 1937 tra il barone von Cramm e Budge.
Con le (auto)biografie c'è da sbizzarrirsi: da Non puoi dire sul serio dell'anticonformista McEnroe all'acclamato Open, scritto da Agassi con il giornalista Premio Pulitzer J. R. Moehringer.
Tanto tennis da vedere, insomma. Ma altrettanto da leggere.
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