“Wild cards vol.2: l’invasione” a cura di George R.R. Martin
State aspettando l’imminente uscita della nuova stagione de Il trono di spade? Avete finito tutti i libri della serie e state aspettando che l’editore di Martin si decida a tirare fuori dalla cassaforte l’ultimo tomo per pubblicarlo?
Perché non ingannare il tempo con il ciclo Wild cards curato da George R.R. Martin, edito da Mondadori? Questa recensione riguarda in particolar modo il secondo volume, tradotto in italiano da Giusi Valent, che ha come sottotitolo L’invasione (qui abbiamo parlato del primo libro). Dopo gli eventi già narrati, ritroviamo i personaggi invecchiati di trent’anni, su una terra colpita da un virus alieno che ha modificato geneticamente, o ucciso, quasi la totalità della popolazione. La caccia alle streghe degli “Assi”, le persone che hanno ottenuto poteri, è finita. Comincia un’epoca in cui essere un Asso è un status privilegiato. Anche Jokertown, il quartiere-ghetto dei Joker, ovvero le persone mutate in modo grottesco dal virus, sembra essersi stabilizzato e godere di un momento di tranquillità.
Ma come le migliori storie di supereroi ci hanno insegnato, niente è immobile. Infatti fanno la comparsa i primi veri “cattivi” della storia. Vengono delineati i caratteri di questi avversari che rientrano nei profili tipici, quasi canonici, di come deve essere un antagonista da manuale. Abbiamo la setta di massoni guidata da un oscuro Asso chiamato l’Astronomo che ha come progetto, ovviamente, la distruzione e la conquista del mondo. Per farlo, cercherà nuove persone mutate, con poteri, che lo assistano nel suo piano. Forse, più che nella figura dell’Astronomo, troviamo proprio nei personaggi secondari una forte caratterizzazione, e ciò, spesso, salva la storia dalle cadute di attenzione.
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Ma la minaccia più grande che si presenta ai nostri protagonisti è l’invasione da parte dello Sciame che, descritto in tre parole, sarebbe un planetoide-vivente-multimente. Se la cosa vi sembra un po’ esagerata o ridicola, forse non avete visto certi nemici dei fumetti americani come “L’uomo calendario” o “L’uomo aquilone”.
Ritroviamo le dinamiche dei comics che l’avevano fatto da padrone anche nella prima raccolta. Repetita iuvant: non aspettatevi di ritrovare il tipo di struttura a cui ci siamo abituati. I racconti non sono stati scritti solo da Martin, ma sono presenti altri autori, più o meno celebri, i quali facevano parte di un collettivo di scrittura nato da un gruppo di gioco di ruolo che è stato d’ispirazione per questo ciclo narrativo. C’è un racconto, in particolare, che voglio segnalare. Si intitola Per strade perdute di Pat Cadigan e mi ha particolarmente interessato perché riprende un interessante argomento: qual è la motivazione che spinge qualcuno ad unirsi ad un gruppo di supercattivi?
La domanda sembra lasciare il tempo che trova, "confinata" al solo mondo dei fumetti o del cinema. In realtà è un processo umano che ogni giorno avviene in milioni di scuole e che porta i giovani a scegliere questa o quell’altra serie di amicizie. È un racconto sulla solitudine che a volte ci spinge fra le braccia di persone senza scrupoli. Vi invito a leggere questa parte con una sfumatura diversa. Con un occhio attento che spesso viene lasciato da parte perché sono storie di fantascienza (o fumetti, visto che li ho citati più volte, per attinenza).
Rimane così da leggere solo il libro finale della prima trilogia, Wild cards vol.3: l’assalto, sperando che gli autori rimangano al livello a cui ci hanno abituato.
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