“We3” di Grant Morrison e Frank Quitely
Sottovalutati e declassati ad oggetto di puro intrattenimento, i fumetti, spesso relegati nelle edicole tutti assieme vicino ai Topolino o ai Diabolik, senza un ordine. Per avere una vaga idea di cosa ha generato il mondo dei comics negli ultimi anni bisogna recarsi in una libreria specializzata in questo tipo di letteratura. Ogni appassionato ha la sua fumetteria di fiducia, organizzata in taluno modo, spesso all’apparenza disorganizzata e pronta a straripare da un momento all’altro.
L’affermazione “esiste un libro per tutti i gusti” non solo è applicabile all’editoria a nuvolette, ma la sua potenza può essere centuplicata. Dall'infanzia alla terza età ci sono albi a fumetti per ogni momento della vita. La facilitazione dei disegni applicati ad una storia può sacrificare di certo una parte di capacità immaginifica ma in cambio ci restituisce opere d’arte da contemplare come le antiche statue greche e romane, cariche di tensioni e di forza pur essendo così immobili.
La tendenza di alcuni autori a diventare sempre meno didascalici e lasciare che i disegni “parlino” al posto delle parole, può creare un processo inverso, rispetto alla lettura canonica, che stimola in mille altri modi la nostra coscienza.
È questo il caso di We3 (traduzione: Noi3), una storia con un background animalista da cui lo sceneggiatore, Grant Morrison, ha già attinto in passato per certe sue opere come Animal Man.
La vicenda si svolge in un futuro prossimo (cioè probabilmente anche domani) in cui un cane, un gatto ed un coniglio vengono trasformati in cyborg e usati come armi dai militari. Nelle prime pagine assistiamo alla scena in cui questo branco di super-animali sbaraglia un gruppo di criminali. Usati come strumenti di morte, ma dotati della possibilità di parlare: poche parole legate più che altro agli istinti e ai sentimenti basilari che l’uomo, antropocentristicamente, attribuisce ad essi. Quando stanno per essere “congedati”, fuggono grazie alla scienziata che li ha modificati. Qui comincia una fuga verso la libertà e verso una casa dove poter vivere in serenità, inseguiti prima da militari umani ed in seguito da animali da guerra come loro. I disegni sono molto crudi; ed è una violenza che estrapolata dal contesto ci può sembrare gratuita, ma sempre perché siamo abituati a porre il giudizio morale umano davanti a quello che invece è basilare istinto di sopravvivenza slegato da sovrastrutture sociali. Questa storia cela una morale molto forte, soprattutto in un mondo contemporaneo che si batte per i diritti animali (spesso più che per i diritti umani) e che sta tentando di trovare una conciliazione fra natura e civiltà umana, un mondo sempre più vegetariano e vegano. I dialoghi quasi inesistenti sono retti da tavole molto particolareggiate e curate da Frank Quitely, che decide di parlare con la matita, i colori (soprattutto il rosso sangue) e alcune vignette con primi piani di animali in lacrime, molto più eloquenti di interi pamphlet contro la vivisezione. Mostrare di cosa potrebbe essere capace l’uomo, o di cosa è capace dopo aver visto le immagini su internet di come vengono trattati i pulcini all’interno dell’industria delle uova (e se siete impressionabili le sconsiglio vivamente), è un pugno nello stomaco e nella coscienza di ognuno di noi.
Gli unici due punti a sfavore di questa graphic novel sono il prezzo, 22 euro, che risulta essere piuttosto alto per un fumetto, e la difficile reperibilità.
Quindi, aspiranti vegani e famelici vegetariani, questo albo lo dedico a voi. Gustàtelo con gli occhi, senza rimorsi.
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