Walter Benjamin: una vita tra luci e ombre
La storia di Walter Benjamin è da sempre legata alle sue origini ebraiche. In particolare, l'incontro con Gershom Scholem – studioso di mistica ebraica – contribuì a spingere Benjamin verso lo studio del rapporto esistente tra ebraismo e filosofia. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, l'intellettuale tentò una disperata fuga verso gli Stati Uniti. Tutto inutile. Piuttosto che la prigionia in qualche campo di concentramento, Benjamin optò per il suicidio.
Di recente, negli Stati Uniti, è uscita una sorta di biografia (Walter Benjamin. A critical life), che si è posta l'obiettivo di analizzare la vita di Benjamin evitando qualsiasi forma di mistificazione dell’uomo e delle sue idee. In particolare, i curatori del volume, Howard Eiland e Michael W. Jennings, hanno posto l'attenzione sul privato dell'autore, abbastanza lontano dall'immagine di uomo di cultura a cui siamo abituati. Pare proprio che il filosofo fosse del tutto inaffidabile, addirittura crudele: inoltre, sarebbe stato un accanito giocatore, arrivando a indebitarsi fino al collo e costretto a chiedere continui prestiti alla moglie, Dora.
Il matrimonio fu l'altro suo punto debole, dal momento che con la consorte le cose non andavano poi così bene: in alcune lettere indirizzate a Scholem, Dora presentò un ritratto impietoso del marito, rendendo nota una relazione di Benjamin con Asja Lacis, rivoluzionaria lettone, conosciuta a Capri. Dora non esitò a definire il coniuge un uomo «tutto cervello e sesso – il resto ha smesso di funzionare», parlò dei loro problemi economici, arrivò addirittura a raccontare di un comune accordo con Benjamin, che prevedeva la libertà di frequentare altre persone al di fuori della loro unione.
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Attenzione però, lo scopo di Elland e Jennings non è certo quello di denigrare Benjamin. Pur ammirandone l'opera, il loro intento è quello di presentare un ritratto a tutto tondo dell'uomo, perché se Benjamin è senz'altro uno dei pilastri del sapere occidentale, è anche vero che difetti, vizi e manie sono inscindibili dall'essere umano nel suo complesso. Il genio di Benjamin non viene messo in discussione, anzi: è possibile che con una migliore comprensione della sua intimità anche la sua opera possa essere maggiormente intesa dal pubblico.
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