Vivere il proprio essere donna su più livelli. “Mai guardarsi indietro” di Margaret Storm Jameson
Mai guardarsi indietro è un manifesto, una fotografia che restituisce un’epoca, un quadro che esalta la nascita della consapevolezza femminile. Lo firma Margaret Storm Jameson ed esce in italiano per Fazi, nella traduzione di Velia Februari.
È il terzo capitolo, Mai guardarsi indietro, della saga Specchio nel buio, di cui fanno parte Company Parade e Amore a prima vista. Non aver letto i primi due volumi, non compromette la comprensione della lettura, tuttavia è come se ci fossimo fatti un amico in età adulta, mentre avevamo l’occasione di conoscerlo da ancor più giovane. Manca qualcosa, l’evoluzione di Hervey Russell, la protagonista, ma è di conforto l’idea di poter andare a ritroso e ritrovarla, appunto, nel momento in cui tutto ha inizio. Leggere i precedenti capitoli rende questa conoscenza più profonda e autentica.
Ci troviamo a Londra, nella Londra del 1926, Hervey Russell è una donna sposata, in seconde nozze, con Nicholas Roxby. I due hanno un figlio, Richard, e conducono una vita coniugale tranquilla. Sin da subito, ci viene rivelata la forza della personalità della donna: grazie a lei, Nicholas ottiene un buon lavoro da Marcel Cohen, il proprietario di un negozio di antiquariato.
Non solo.
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È una donna forte, Hervey. Molto forte. Ma non per questo viene risparmiata dalle ombre delle sue paure. La più grande: l’intervento chirurgico a cui si deve sottoporre da lì a poco. È un pensiero insistente che si manifesta soprattutto nel modo in cui Hervey apparecchia la vita dei suoi cari in vista della sua assenza. Perché è madre e moglie, Hervey. Tra l’altro. Inoltre. Meno appropriato sarebbe il termine soprattutto.
Infatti, è interessante notare il modo in cui la questione femminile, il nascente femminismo, viene colto da Margaret Storm Jameson. La questione femminile si manifesta a più livelli. C’è un modo di essere donna che si palesa dentro la casa, in quanto madre e moglie; c’è un modo di essere donna fuori dalla casa, in quanto attivista politica che lotta per i diritti negati; e c’è un modo di essere donna organico, che si identifica nell’anatomia del corpo. L’operazione a cui si deve sottoporre Hervey è piuttosto invasiva; perderà l’utero, a causa di un tumore. Ma non è forse l’utero, in ultima analisi, l’organo per eccellenza che distingue l’essere donna dall’essere maschio? Perderlo, cosa significa? In generale, e per Hervey? Sono riflessioni a margine, ma non per questo meno intense.
Il lettore è travolto dagli eventi che agitano gli animi della Londra degli anni Venti dello scorso secolo. C’è un grande sciopero che sta per riversare sulle strade della capitale persone provenienti da ogni posizione politica per chiedere a chi detiene il potere di disegnare la riforma dei diritti in linea con la moderna nazione inglese. Hervey ne è coinvolta in prima persona, mentre lo scontro è duro e i risultati non sono semplici da raggiungere.
Si tratteggia così un bellissimo quadro storico, quello delle idee che scuotono la capitale inglese, dei primi passi del movimento femminista inglese.
Hervey è un personaggio affascinante, il mondo in cui si aggira è un mondo affasciante e le sue lotte hanno il sapore forte della contemporaneità.
Lo stile con cui Margaret Storm Jameson racconta le vicende della sua protagonista è piacevole, di ampio respiro e coinvolgente.
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Oltre alla storia raccontata e pubblicata per la prima volta nel 1936, incuriosisce la biografia dell’autrice. Margaret Storm Jameson, oltre alla sua prolifica produzione letteraria, è stata la prima donna a laurearsi in inglese all’Università di Leeds e la prima presidente della British Section of International Pen; inoltre è stata molto attiva nella lotta per l’ottenimento del voto per le donne. Hervey, alla luce di questi dati, sembra la proiezione dell’autrice, o almeno di una sua parte, quella più profonda e autentica che stimola un immaginario grazie al quale donne di altre epoche, di altre estrazioni sociali, possono seguirne il modello, vivere il loro modo di essere donna su più livelli, esattamente come Hervey Russell.
Per la prima foto, copyright: Molly Belle su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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