Versi di solitudini solide. “Linea intera, linea spezzata” di Milo De Angelis
Puntata n. 127 della rubrica La bellezza nascosta
«Sei stato una sola parola / troncata al culmine della primavera, / ti sei perso, esule impietrito, / tra i gessetti dell’ultima aula a sinistra / mentre fuori le ragazze passavano / con un allegro pompon / tu eri l’intero sgomento di ogni cosa. / “Guardate, sono qui” volevi dire / ma ti bloccò un accento sbagliato, / l’esordio delle frasi cadde sul pavimento / e iniziò la lunga notte silenziosa.»
Siamo tutti vittime della memoria, siamo tutti prigionieri di camere infestate dai fantasmi. Guardiamo avanti, cerchiamo appigli, cerchiamo tutti i modi possibili per non voltarci a guardare, proviamo con tutte le forze che ci restano a tenere fede a quel patto che avevamo scambiato con la nostra figura bambina, davanti a quello specchio, quando ci eravamo promessi che saremmo stati felici.
E poi camminiamo come se fossimo scalzi, andiamo avanti nella notte, dentro le stanze e sopra i marciapiedi, sotto luci al neon o luci gialle, macchiate e andiamo avanti senza guardare gli altri, talmente pieni di quello che siamo stati che facciamo quasi fatica a parlare. E ci meravigliamo quando ci rendiamo conto che il presente è tutto qui, nel piede che mettiamo davanti all’altro e che i nostri ricordi non sono altro che un accumulo di tutti i nostri passi.
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Milo De Angelis è nato a Milano nel 1951, Linea intera, linea spezzata è una sua raccolta di poesie pubblicata da Mondadori.
Una raccolta di poesie piena di passato, colma di una memoria gonfia che continua a pulsare a e farsi sentire e a fare pressione sopra le giornate tutte uguali, dentro le notti trascorse vagando per la città. Versi che ci portano dentro e fuori dal mondo, sotto e sopra le cose inutili, parole che lettera dopo lettera sono come un suono lontanissimo di cui riusciamo a percepire tutto.
«Hai invocato il sonno, ma il sonno / era acqua che si spezza, / un’alba sottoterra / e ancora quel / terrore di chiudere la porta. Pregavi. / Ma non per risorgere o per un altro / sogno celeste. Chiedevi un’altra giornata. / Chiedevi di non compiere adesso / il volo deciso dai lampi, / chiedevi di illuminare l’ora solitaria, / chiedevi un’arte più serena di te, / un tenero negozio umano / dove troverai le stagioni / perdute che rinascono stasera. / Oh congiungere il respiro / al tuo segno zodiacale, / appoggiare la tua storia / a una cittadinanza, vivere per sempre / la notte silenziosa!»
C’è una tensione importante che aleggia su ogni pagina, come se di colpo qualcosa si potesse spezzare, come se le frasi delle poesie fossero materia dura e al contempo precaria. In ogni poesia si percepisce un’attesa, un’attesa iniziale e orizzontale che ci porta poi velocemente verso una discesa, in una caduta verticale attraverso le emozioni del corpo e del tatto. Versi che si occupano di spazi e ricordi, di solitudini solide, di silenzi che come oggetti viventi si aggrappano alla carne e non lasciano andare mai.
«Lo farò in un giorno di pioggia, lo farò all’aperto, non voglio / sporcare la stanza, lo farò di notte nel Ticino. Nessuno / deve vedermi. Lo farò d’inverno, non voglio / il verde delle foglie, non posso sbagliare, l’arma è potente, / Benelli calibro 9, ho già disegnato il cerchio sulla pelle, / ho preparato tutto, ho concluso i miei compiti, cancellerò / ogni traccia sul computer, getterò / il cellulare, getterò tutti i quaderni, fogli, agende, tutto finirà nel nulla e non chiedo perdono a nessuno, non / lascio biglietti, lascio soltanto / una grande ciotola d’acqua e nove scatolette per Luna.»
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Mino De Angelis ci regala una raccolta di poesie piene di vita e di fiato e piene di tutte le cose umane che appartengono un po’ a tutti noi.
«Non sarà una morte qualsiasi, diffonderò il mio dolore / nel mondo, pagherete il danno supremo, / il danno di avere macchiato la mia gioia, di averla spinta / nelle tenebre di un lago, di averla profanata / con l’artiglio delle ore vuote, con la lancia buia / del silenzio, con l’infinito tacere in cui abitate. / Non sarà una morte qualsiasi. Inghiottirò l’ostia / della vendetta, morirò in un fuoco prodigioso, farò dilagare / il mio tempo fermo fino a voi, mi cospargerò di benzina, / entrerò nel vostro tempio, entrerò nel vostro segreto.»
LEGGI ANCHE – Tutte le puntate di La bellezza nascosta
Per la seconda foto, copyright: Adrien Olichon su Unsplash.
Per la quarta foto, la fonte è qui.
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