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“Va’, metti una sentinella” di Harper Lee, la storia di un razzismo di ritorno

“Va’, metti una sentinella” di Harper Lee, la storia di un razzismo di ritornoChi si aspetta da Va’, metti una sentinella un sequel o un prequel del Buio oltre la siepe rimarrà deluso. Il manoscritto tirato fuori dai cassetti dell’ormai quasi novantenne Harper Lee (scomparsa appena pochi giorni fa) e pubblicato lo scorso dicembre da Feltrinelli (traduzione di Vincenzo Mantovani), pare sia una vecchia stesura del romanzo che nel 1961 valse il premio Pulitzer all’autrice americana.

Tuttavia, al libro divenuto celebre per il suo attacco al razzismo proprio al culmine della lotta per i diritti civili in America, Va’, metti una sentinella assomiglia poco. L’ambientazione e i personaggi sono con qualche eccezione gli stessi, ma l’azione è spostata avanti di vent’anni, quando, negli anni Cinquanta, ha inizio la lotta antisegregazionista.

Jean Louise Finch, la piccola Scout del Buio oltre la siepe, che qui ha ventisei anni e studia o lavora a New York, torna nella natia Maycombe, immaginaria cittadina dell’Alabama, per passare due settimane di vacanza con il padre Atticus e la zia Alexandra. Una volta a casa, riaffiorano in Jean Louise i ricordi dell’infanzia felice a Maycombe, con il fratello Jem, il compagno di giochi Dill, gli strambi vicini di casa e la cuoca nera Calpurnia a fare le veci di una madre mai conosciuta. Riaffiora, soprattutto, l’amore del padre Atticus, avvocato onesto, uomo giusto e coraggioso, eroe dei propri figli, che, vedovo, ha allevato da solo con l’aiuto di Calpurnia. A questi ricordi d’infanzia, che verranno ripresi più tardi nelle pagine del Buio oltre la siepe (le lunghe estati di giochi e monellerie, turbate soltanto dall’ostilità di pochi concittadini per il padre, l’avvocato «negrofilo») si intrecciano memorie più recenti della tarda adolescenza di Jean Louise: la solitudine a scuola, la cotta per Hank, un compagno di liceo «di bassa condizione» che più tardi diventerà socio di Atticus, prendendo il posto inizialmente destinato a Jem.

 

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Da anni a Maycombe tutto è cambiato: Jem è morto, la casa d’infanzia dal grande giardino non esiste più, la vecchia Calpurnia se ne è andata a vivere con i suoi, e Hank non ha più lo stesso fascino. Questa volta però, a Jean Louise tocca una sorpresa davvero sconcertante: a settant’anni suonati, anche Atticus sembra d’un tratto essersi trasformato in un’altra persona, e con lui i solitamente pacifici cittadini di Maycombe. Bianchi e neri non sono più amici, e i maycombiani, da tiepidi razzisti che erano, iniziano ad alzare le barricate.

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“Va’, metti una sentinella” di Harper Lee, la storia di un razzismo di ritornoProprio suo padre, un tempo noto a Maycombe come difensore dei neri, partecipa adesso senza batter ciglio a un Consiglio dei cittadini in cui hanno voce persino i membri di un rinato Ku Klux Klan. Come se non bastasse, Atticus progetta di difendere in tribunale il nipote di Calpurnia, un ragazzo nero accusato di avere investito un bianco ubriaco, solo per evitare che del caso si occupi un avvocato dell’Anpgc (o NAACP, l’Associazione Nazionale per il Progresso della Gente di Colore), organizzazione che considera nemica. Infine Jean Louise lo sente addirittura pronunciare la parola «negro», fino ad allora bandita a casa Finch, famiglia antica di gente colta e illuminata.

Jean Louise allora non capisce più niente. Spera forse (come i lettori) in un equivoco, ed evita un confronto aperto con il padre. Tutto quello che lui le ha insegnato con il suo esempio sembra non valere più. Atticus era forse un ipocrita della peggior specie, si limitava ad applicare la legge senza credere davvero nei valori di uguaglianza che sosteneva? La frase «uguali diritti per tutti, speciali privilegi per nessuno» era per lui uno slogan privo di significato? Jean Louise cerca conforto dapprima andando a trovare Calpurnia, che la tratta da estranea, poi dallo zio paterno Jack, ma non viene a capo di nulla. Infine si decide ad affrontare il padre e dopo una discussione furibonda arriva a una conclusione: non può essere d’accordo con Atticus, che considera i neri dei bambini, ancora incapaci di partecipare alla vita politica, tornerà però a vivere con lui a Maycombe, forse per aiutare i suoi imperfetti concittadini a cambiare. Ciò che conta però nel romanzo è che finalmente Jean Louise è cresciuta, è riuscita a separare la propria coscienza morale da quella del padre.

Quando comincia la lotta per la vera equiparazione tra bianchi e neri, i vecchi sono impreparati. Tocca ai giovani, a Jean-Louise che viene dal Nord, cercare di capire e impegnarsi perché il Sud cambi.

Il libro è una prima prova, e ne ha i difetti. La storia è esile, i personaggi poco incisivi e a volte irritanti per il linguaggio e i modi. Le tirate di politica, o sulla differenza tra yankee e americani del Sud non sono sempre chiare e annoiano un po’. Inoltre, sembra davvero che il libro sia stato scritto dopo Il buio oltre la siepe, e ne presupponga la lettura. La nostalgia di Jean Louise per il fratello morto non si può capire senza avere conosciuto Jem nel libro precedente (o seguente): un ragazzino forte e vulnerabile, appassionato alla giustizia, una sorta di Atticus in miniatura. La rabbia e delusione di Jean Louise nei confronti del padre appaiono forse troppo violente se non si è assistito con lei, leggendo il Buio, all’epica difesa di Tom Robinson, un nero accusato ingiustamente di stupro e, seppure condannato dalla giuria popolare, di fatto scagionato dall’arringa dell’avvocato Finch.

Interessanti comunque sono le riflessioni che il libro suscita per motivi diversi. Da una parte è sorprendente notare come l’autrice abbia lavorato trasformando radicalmente il proprio materiale narrativo, spostando i fatti indietro nel tempo, dagli anni della lotta per i diritti civili agli anni della Ricostruzione, e creando, con il Buio oltre la siepe, un libro riuscitissimo, con personaggi indimenticabili. In secondo luogo, Va’, metti una sentinella di Harper Lee mostra ancora da un nuovo punto di vista la complessità del processo di desegregazione, mostrando le contraddizioni vissute dai suoi protagonisti.

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