“Una vita nuova”, il lavoro meno riuscito di Fabio Volo
Il successo è un’arma a doppio taglio. Può ingoiarti, distruggere e farti perdere per la strada. Purtroppo accade tutti i giorni, un individuo, che sia un autore o anche un semplice impiegato, lavora sodo, si impegna, raggiunge traguardi, ottiene riconoscimenti e gratificazioni, a un certo punto accade qualcosa che fa rompere il “giocattolo” e tutto cade come un castello di carte. Se questo non accade si diventa soggetti di invidia e vittime di critiche gratuite e infami.
Questo è ciò che, più o meno, accade a Fabio Volo tutti i giorni (basta leggere su qualsiasi social), ma lui imperterrito va avanti per la propria strada, senza curarsi dei detrattori, occupandosi solo dei suoi sostenitori che sono davvero tanti e che, ogni qualvolta esce un suo romanzo, accorrono ad acquistarlo e decretarne l’inevitabile successo.
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Se escludiamo A cosa servono i desideri (il libro che la Murgia definì un non libro e un’offesa a tutti gli alberi tagliati), Fabio Volo ha da qualche tempo pubblicato, a distanza di due anni dal precedente, il nuovo romanzo, il decimo della sua carriera: Una vita nuova (Mondadori Editore). Inutile dirlo, anche in questo caso un enorme successo di pubblico.
Paolo e Andrea sono due quarantenni, amici da una vita che a un certo punto della loro esistenza iniziano a guardarsi dentro per scoprire che, nonostante lavori sicuri, rapporti di coppia più o meno solidi, le domande sono tante e le risposte pochissime. Un giorno Paolo si trova da sua madre e ricorda la vecchia auto del padre (una Fiat 850 Spider), ormai venduta e sparita nel nulla. Dopo una ricerca su internet, la ritrova in possesso di un appassionato di macchine storiche in Puglia e dopo una lunga contrattazione riesce a riacquistarla per regalarla al padre ormai malato. Con l’amico Andrea decide di partire per la Puglia, recuperare la macchina e riportarla dal padre. Durante questo viaggio on the road, i due si confidano, riflettono, scherzano per capire alla fine quali sono le cose che contano davvero. Il finale non sarà, purtroppo, uno dei più felici.
«Mio padre l’ho amato da subito, era il mio gigante buono», «Posso venire da te a farmi una sega?»: in queste due frasi c’è tutto il nuovo romanzo di Fabio Volo. L’autore bresciano decide di non stravolgere completamente il suo stile proponendo, per il suo decimo libro, qualcosa di diverso e probabilmente questo lo porta a uscire con il lavoro meno riuscito della sua carriera (nonostante il grande successo di vendita).
Non ho mai avuto una grande antipatia per Fabio Volo, non nego di aver letto tutti i suoi romanzi e averlo anche apprezzato in alcuni episodi. In questo nuovo romanzo dedicato alla leggerezza, l’autore sciorina tutta l’intensità dei sentimenti nei confronti dell’amicizia, dell’amore per il proprio padre (scomparso non molto tempo fa) e soprattutto della vita. Lo fa raccontando esperienze e aneddoti accaduti per davvero. Già quest’estate, sui social, aveva raccontato le sue vacanze on the road a bordo di un camper e tutti gli appassionati di gossip hanno saputo della morte del padre e della fine della sua relazione con la compagna dalla quale ha avuto due figli.
In questo romanzo, pare che l’autore voglia tirare le somme su quello che ha vissuto fino ad ora, una sorta di punto della situazione in seguito a relazioni intense, ma fallite, amicizie per cui bisognerebbe lottare, ma che poi si allontanano e si riavvicinano per affrontare nuove sfide e nuove avventure.
Infine c’è la parte che riguarda il rapporto coi genitori e in particolar modo col padre che, a mio parere, è la più toccante e originale di tutto il lavoro. Non me ne vogliano i critici accaniti, ma in questa parte Fabio Volo dimostra una grande capacità e padronanza della scrittura.
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Nonostante una trama lineare e semplice non si può criticare a prescindere Fabio Volo, sarebbe un po' come sparare sulla Croce Rossa. Permettetemi un’ultima considerazione: a mio parer se Volo vendesse il 10% di quello che vende, secondo me non darebbe fastidio a nessuno, perché il successo è un’arma a doppio taglio e ti può fare davvero male se ce l’hai.
Per la prima foto, copyright: Nina Conte su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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