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Una nuova avventura di Sara Morozzi, da scoprire con Maurizio De Giovanni

Una nuova avventura di Sara Morozzi, da scoprire con Maurizio De GiovanniUn volo per Sara (Rizzoli, 2022) è il quinto volume della serie che Maurizio De Giovanni dedica alla sua eroina femminile, l’ex agente dei servizi segreti Sara Morozzi che, nonostante sia da tempo pensionata, non rinuncia a tentare di risolvere qualche mistero contemporaneo, che però presenti sempre qualche collegamento con le indagini a cui lavorava in passato.

Questa volta è un incidente aereo ad attrarre la sua attenzione: un piccolo jet privato è precipitato poco dopo il decollo, inabissandosi nelle acque profonde del Mediterraneo, da dove sarebbe impossibile recuperarlo per risalire alle cause del disastro.

Tra i pochi passeggeri c’era un noto e chiacchierato imprenditore: forse qualcuno desiderava eliminarlo? Tuttavia, quando ascolta l’ultima intervista rilasciata dall’uomo già sull’aereo pochi minuti prima del decollo e trasmessa in televisione, l’ex collega di Sara, Andrea Catapano, cieco da anni ma abilissimo nel riconoscere suoni e voci, capta nel brusio di fondo della cabina del velivolo una voce conosciuta, presente in molte registrazioni di una vecchia inchiesta risalente ai tempi di Mani Pulite. E se fosse proprio quella la persona che doveva essere eliminata? Catapano coinvolge Sara, ma anche la loro ex collega Teresa Pandolfi che è ancora in servizio, in una faticosa ricerca di collegamenti con un passato che sono in tanti a voler mantenere nascosto, perché riportarlo alla luce potrebbe danneggiare certi potenti di oggi.

Come in tutti i libri precedenti di questa serie, Maurizio De Giovanni continua a lavorare sul contrasto tra passato e presente, perché la forza di certi eventi non si esaurisce in tempi brevi, ma può influenzare a lungo i comportamenti e le scelte delle persone, fino a condizionare anche più di una generazione. Ne abbiamo parlato nel tradizionale incontro con i blogger a cui lo scrittore tiene sempre in modo particolare.

 

In questo romanzo assume un rilievo particolare il personaggio di Andrea Catapano. Come mai questa scelta?

Ogni romanzo appartenente a una serie deve rappresentare un passo in avanti nell’evoluzione della serie stessa, che non può rimanere legata a un singolo personaggio: spesso il protagonista è l’elemento che cambia di meno, ed è meno determinante, in questa evoluzione globale. Andrea Catapano col passare del tempo ha perso la vista e questo gli ha fatto sviluppare moltissimo gli altri sensi. Nell’idearlo mi sono ispirato molto ad Andrea Camilleri, che ho avuto la fortuna di avere come amico e che considero un gigante assoluto della letteratura italiana, perché ha inventato una lingua, ha inventato un modo di approcciarsi ai personaggi e soprattutto ha reso il romanzo popolare un racconto del territorio, anche se forse lo capiranno di più tra cinquant’anni.

Camilleri mi diceva che non rimpiangeva nulla della vista perduta se non la lettura: per il resto, del mondo ricordava solo gli aspetti migliori, e lo considerava un vantaggio.

Un’altra esperienza che mi ha aiutato a tratteggiare il personaggio di Catapano è stata quella che ho fatto in un percorso che hanno ideato all’Istituto dei Ciechi di Napoli, dove sei immerso per quarantacinque minuti nel buio assoluto e passi per ambienti come vari negozi, un bar, un cinema, con tutte le difficoltà di un percorso urbano. Ti fa capire quanto poco usiamo tutti gli altri sensi, perché la vista è sempre dominante.

Catapano è un uomo molto complesso, pieno di ricordi e che non è riuscito a vivere la propria omosessualità, come molti della sua generazione, anche perché non era accettata nel suo particolare ambiente di lavoro paramilitare. Se potrò continuare la serie di Sara, intendo approfondire ancora di più questo personaggio.

 

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Perché continuiamo a considerare il thriller/noir un romanzo di genere se gli autori più recenti, a partire anche dallo stesso Camilleri e passando per Pulixi, Carlotto, Tuti, Carofiglio e altri, scrivono romanzi molto complessi?

È una distinzione che ormai trovo del tutto superata. Per me non contano le distinzioni di genere, ci sono solo buoni romanzi o cattivi romanzi. Non capisco perché certi autori debbano essere considerati di serie B rispetto alla letteratura cosiddetta mainstream: leggendo i candidati di quest’anno al Premio Strega, non ne ho trovato uno che scrivesse bene come Massimo Carlotto, tanto per fare un esempio.

Non siamo noi scrittori comunque a dire questo, dovrebbero essere i critici a farlo.

 

Sara è un personaggio che fin dal primo libro si dichiara per quello che è, tanto che un lettore potrebbe chiedersi cosa ci sia ancora da scoprire su di lei, eppure lei è riuscito a svilupparla ulteriormente volume dopo volume.

Mi faccio coinvolgere molto dai mei personaggi femminili, ma Sara è senz’altro la mia preferita. Lei è un ossimoro: è un agente segreto e per questo ci aspetteremmo da lei menzogne e camuffamenti, mentre è sempre totalmente sincera. Questo la tiene anche lontana dagli altri perché risulta vulnerabile. Ci sono molti aspetti della sua personalità che sono ancora tutti da scoprire. Per certi aspetti è affine al commissario Ricciardi, anche se non saprei neppure io spiegare bene perché.

Una nuova avventura di Sara Morozzi, da scoprire con Maurizio De Giovanni

Ho trovato molto interessante la scelta di inserire in questo episodio il tema di Tangentopoli, una vicenda che è stata molto sentita, soprattutto nel Nord Italia. Come mai questa scelta? E che opinione si è fatta al riguardo: è stato un processo incompiuto, fallito, o cosa d’altro?

Sara mi consente di mettere le mani negli eventi grandi e piccoli di questo paese negli ultimi trent’anni, perché era entrata nei servizi segreti nel 1989. Potrei risalire ancora più indietro, rimescolando un po’ le carte, perché ci sono tanti fatti del passato che trovo molto intriganti e come narratore potrei scriverci attorno tutto quello che voglio, ma per ora resto nel periodo lavorativo del personaggio.

Tangentopoli inizia nel 1992, proprio nel periodo in cui Sara effettua le sue scelte di vita fondamentali. Certi eventi storici nel momento in cui accadono sembrano univocamente positivi o negativi: la caduta del Muro di Berlino allora ci sembrò una vera liberazione. Tangentopoli per me è stata una sorta di operazione chirurgica compiuta con una fiamma ossidrica: la fine di un sistema di corruzione basato su tanti elementi negativi. Ma a distanza di trent’anni, il mondo è migliore di com’era allora? La caduta del Muro non ha portato alla libertà per tutti, Tangentopoli non ha fatto sparire la corruzione e difficilmente possiamo dire di stare meglio oggi, tra guerre e catastrofi ambientali.

In questo romanzo non voglio certo dare delle risposte sul fenomeno Tangentopoli, casomai suscitare nel lettore qualche domanda, qualche dubbio.

 

Il giallo moderno indaga tutto quel campo psicologico che spesso manca nel romanzo contemporaneo, a partire dal nero che si trova in fondo ai personaggi. In questo volume Sara esce in qualche modo dall’ombra e ci permette di leggere dentro di lei. È così?

Attraverso le vostre domande mi rendo conto dell’impressione che un romanzo suscita sui lettori. Per me ogni libro di una serie è un capitolo di un unico, grande romanzo che per ora esiste solo nella mia testa, un pezzo di strada: quando scrivo la parola “Fine” faccio molta fatica a fermarmi davvero, perché ho già in mente cosa succederà subito dopo ai personaggi e vorrei continuare a raccontarlo. Per questo penso che non si possa giudicare facilmente un singolo romanzo che sta all’interno di una serie.

Un volo per Sara contiene dei personaggi che scompariranno nei libri successivi, ma che mi mancheranno perché sono protagonisti di storie che sarebbe bello poter approfondire.

A volte, credo di averlo anche detto spesso, penso di essere come un autista di autobus, che carica un po’ di persone per portarle dal posto A al posto B, passando per varie fermate intermedie: ogni fermata meriterebbe una sosta, ma tu non te lo puoi permettere perché devi andare a B.

 

Quanto si ritrova a riflettere dopo ogni romanzo che scrive, in questo passaggio continuo dal passato al presente?

Capita spesso. In questo caso, dopo essermi documentato su Tangentopoli, mi sono chiesto: ma chi ha preso veramente il potere al posto di quelli che vennero eliminati e condannati allora? Il potere continua a essere gestito in maniera sommersa, quindi sarebbe interessante capire quali sono stati i passaggi successivi a Tangentopoli, quali meccanismi di difesa abbia costruito il potere. Io mi ricordo benissimo che allora noi guardavamo le sedute dei processi e ascoltavamo le arringhe degli avvocati come se fossero delle fiction televisive, anche se magari si trattava di noiosi processi per falsi in bilancio. Non so se oggi potrebbe succedere ancora una cosa del genere!

È difficile prendere le distanze da una situazione che abbiamo vissuto personalmente e doverla considerare già come appartenente a un’altra epoca, perché nel frattempo il mondo è cambiato moltissimo.

 

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Due cose mi hanno colpito in profondità del personaggio di Sara: il suo rifiuto della maternità e la sua assoluta sincerità, che diventa vulnerabilità, come la kryptonite di un supereroe, e che può costituire un grande problema anche nelle dinamiche familiari. Cosa accadrebbe al mondo se fossimo tutti obbligati ad essere sempre sinceri?

Stiamo seguendo la Sara del presente e la Sara del passato su due linee temporali diritte, per cui nel prossimo romanzo vedremo cosa accadrà al suo rapporto con il figlio. Nei processi per separazione e divorzio, i figli sono sempre un campo di battaglia, come mi ha spiegato spesso mia sorella che lavora in quel campo. Senza fare nomi, spesso mi descrive situazioni tremende.

Riguardo alla sincerità, devo dire che la verità è sempre peggio delle bugie. Noi abbiamo bisogno di abbellire la realtà e senza qualche menzogna vivremmo malissimo: non è detto che essere sempre sinceri sia meglio dell’essere in tutto o in parte bugiardi.

La vergogna, il temere il giudizio degli altri, è un sentimento positivo perché ci impedisce di comportarci male. Allo stesso modo, l’incapacità di mentire ci espone continuamente a reazioni negative, anche perché la sincerità totale ci porta a ferire facilmente gli altri.

 

A quali personaggi reali si è ispirato, oltre al riconoscibile imprenditore che compare all’inizio?

In linea di principio, oltre alla maligna voglia di fare la caricatura di un personaggio che dubito molto possa mai leggere un mio romanzo, o altri romanzi, m’interessava giocare sul fatto che tutti noi tendiamo sempre a guardare dalla stessa parte, a vedere le stesse cose degli altri. Il volo doveva essere diretto alla Sardegna per ragioni di tempo e questo mi ha fatto pensare a quel personaggio, ma di solito non m’ispiro direttamente a figure reali.

 

Tanti oggi scrivono noir, ma il noir ha ancora qualcosa da dire?

Il crimine fa parte della natura umana molto più di ogni altro sentimento. Ci sono sentimenti in cui ci immedesimiamo e altri che non ci appartengono, ma la cronaca nera continua a superare l’immaginazione degli scrittori: se dovessi scrivere dei romanzi su certi fatti accaduti di recente, nessun editore me li pubblicherebbe.


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Per la prima foto, copyright: Eva Darron su Unsplash.

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