Una madre e la malattia del figlio. “L’equilibrio perfetto della felicità” di Anna Alagi
L’equilibrio perfetto della felicità è un concentrato di emozioni piuttosto forti. Un mix di malinconia e di speranza, che afferra il lettore e lo trascina in un vortice lungo poco più di duecento pagine. È un libro che ti stringe il cuore.
Scritto con grazia e accuratezza stilistica da Anna Alagi – giovane scrittrice residente ad Alessandria ma di origini calabresi – narra la storia, ispirata a un fatto realmente accaduto, di una madre che si trova a combattere contro il mostro moderno della malattia. Una cardiopatia congenita, per la precisione. Un problema che interessa non direttamente la protagonista, Federica, bensì il suo secondogenito, Mattia. Un bambino in fasce che deve subire un’operazione e che, tra le corsie e i letti di un ospedale nella periferia di Torino, lotterà per la vita.
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A narrare i fatti è proprio la giovane madre che, giorno dopo giorno, racconta le tappe di un percorso irto di ostacoli. Un cammino inaspettato che la conduce nella situazione tragica in cui si trova oggi. Una situazione fatta di paura, solitudine e ricordi dolorosi. Ma anche di incoraggiamento, amicizia e solidarietà.
Federica, durante questo percorso, incrocerà l’appoggio dei medici e la fermezza delle infermiere, il garbo e la comprensione delle altre mamme, la debolezza di Martina – incapace di gestire il suo dolore –, la forza e la tenacia di Paola «guerriera difronte alla malattia di suo figlio» – e il distacco e la condiscendenza di suo marito. E infatti, «la sua solitudine – si legge nel libro – è affiancata da un coro di voci e di volti […]». Tutti personaggi che, nella mente della protagonista, assumono un ruolo particolare. Un modo di essere diverso, visto con gli occhi di una madre disperata perché inadeguata e impreparata ad affrontare un avvenimento del genere. Sorpresa, stanca, speranzosa e coraggiosa.
L’autrice lo racconta bene, questo stato di cose: il probabile crollo delle certezze di madre e la resistenza, della stessa, a non abbandonarsi a quel senso d’impotenza che potrebbe portarla alla disperazione.
«Ma se a liberare la sua mente dall’inganno fosse proprio chi ha pagato il prezzo più alto?».
L’equilibrio perfetto della felicità è un libro che ti stringe il cuore.
Parte lento: la storia, nella prima parte, stenta a decollare, ma ha comunque la forza di trattenere il lettore, per poi dipanarsi in un’altalenante serie di capitoli che – almeno per quanto riguarda la suspense – nulla ha da invidiare a un thriller ben strutturato.
Il linguaggio è semplice e diretto: niente termini complessi o inutili virtuosismi stilistici; solo parole ben selezionate e posizionate nei punti giusti.
Frasi, paragrafi e capitoli brevi spingono alla lettura. Digressioni e retrospezioni frequenti definiscono fin nei minimi particolari i background dei vari personaggi.
Ciò che colpisce di più in questo testo è, comunque, l’esposizione dettagliata e ben fatta di un pensiero non comune, come appunto quello di una madre che scopre della malattia di un figlio. Una malattia che potrebbe anche portare alla morte.
L’angoscia, la paura e la voglia di tornare alla normalità che sono sempre presenti; le azioni più banali che assumono connotati diversi; la routine, a cui viene attribuito un valore differente; i luoghi visti con altri occhi; i ricordi che rivivono più forti di prima.
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È la fotografia di uno stato d’animo trafitto dal dolore e dall’aspettativa. Dalla forza di volontà di proseguire la propria vita.
Pubblicato da Edizioni della Sera, L’equilibrio perfetto della felicità di Anna Alagi è un buon libro, che riesce nel suo intento di far affezionare i lettori alla protagonista, raccontando – con dovizia di particolari – il punto di vista di una madre che, per la vita, deve farsi coraggio e affrontare anche ciò che non può controllare.
Per la prima foto, copyright: Bruno Nascimento.
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