Una lettura che stuzzica la mente. “Sarti Antonio e il malato immaginario” di Loriano Macchiavelli
Sarti Antonio e il malato immaginario è il romanzo di Loriano Macchiavelli pubblicato da Dario Flaccovio Editore con le illustrazioni di Magnus. La copertina riprende il personaggio di Poli Ugo, vice ispettore aggiunto, già protagonista nel libro L’archivista, disegnato dall’illustratore, che con l’abilità della sua matita farà immergere il lettore ancora di più nella storia.
Questo libro fa parte di una serie di romanzi dedicati alle avventure del sergente Sarti Antonio e come da copione la scena si apre con un caso da risolvere.
«Antonio c’è un morto! Dobbiamo recarci immediatamente in via Saragozza».
Nella prima parte il lettore indaga sulla morte di un ragazzo, Luca Pomelli Parmiggiani, avvenuta, si pensa, per motivi di droga. La vittima sarebbe l’ennesimo ragazzo che perde la vita per overdose. Eppure c’è qualcosa che non torna, quando l’archivista-vice ispettore aggiunto, Poli Ugo (anche detto lo Zoppo), legge il rapporto del caso scritto da Sarti Antonio, sospetta che la questione sia molto più seria del previsto e decide di indagare per conto proprio. Il narratore, stuzzicato da questo personaggio, cambia il punto di vista della vicenda e viene salutato con astio da Sarti Antonio:
«Se credi che lo Zoppo valga più del sottoscritto perché non ti ci metti dietro? Vedrai che divertimento: schedare e protocollare…»
Il lettore seguirà le mosse azzardate dello Zoppo, camminando al buio tra le bugie e le ombre della famiglia della vittima che nasconde molti segreti, soprattutto il padre, Angelo Pomelli Parmigiani, un dottore che gode di molta fama.
Il palco di queste indagini è Bologna che Poli Ugo percorre nelle ore notturne. Si scopre così una città che al buio nasconde circoli viziosi e imprevedibili.
«Mai fidarsi! Mai fidarsi delle chiacchiere. Fatti e fatti e ancora fatti. Mi hanno fregato, ma d’ora in poi la musica cambierà.»
Il vice ispettore aggiunto è un personaggio complicato, guarda ogni persona che incontra con la sua bicicletta dal basso verso l’alto, non apprezza nessuno e conta solo su stesso. Sa quanto vale e non ha paura di dimostrarlo e questo lo rende insopportabile alla vista di tutti, soprattutto di Sarti Antonio.
«Non è matto: è così di costituzione. Ce l’ha su con tutti e non sopporta i colleghi. E gli altri, tutti, per lui, sono deficienti. La verità è che gli pesa la gamba massacrata, gli pesa che lo abbiamo messo in archivio, gli pesa non avere amici con cui scambiare due parole…»
Le tematiche, che emergono durante questa investigazione, colpiscono in particolare gli intrighi familiari, non sempre dettati da legami di sangue. Personaggi come la domestica, il maggiordomo, la segretaria, l’infermiera sembrano essere sconnessi dalla famiglia Pomali Parmiggiani, eppure Poli Ugo riesce a trovare con maestria un filo conduttore, non seguendo una logica precisa ma lasciando il narratore e il lettore sempre con la domanda “E adesso che cosa farà?”
Nel momento in cui ci sembra di essere giunti a una conclusione, finalmente la ricerca del colpevole sembra essere conclusa, succede qualcosa che capovolge tutta la storia, e ci si ritrova di nuovo al punto di partenza, con la sensazione di non essere mai partiti per davvero. Come per il gioco delle tre carte e dell’asso: eccolo qui e invece non lo trovi mai.
La continua ricerca della verità che in fondo lega sia i personaggi che il lettore, diventa un’impresa impossibile, quasi senza senso. Perché cercare un colpevole? A cosa servirà? Esisterà davvero una giustizia in grado di punire realmente?
In questo modo il lettore si troverà di fronte a un bivio, non saprà a chi credere, o meglio, crederà sicuramente a se stesso e a tutte le prove che ha raccolto seguendo i punti di vista di due personaggi completamente differenti tra di loro
«Non me la sento di prendere per oro colato le decisioni di Poli Ugo, vice ispettore aggiunto, e di Sarti Antonio, sergente. Lo stesso dovrebbe fare il lettore, visto che gli scrittori di indagine (e anche altri) barano (ed è il momento di proclamarlo forte e senza pudori) e con le righe scritte fanno ciò che vogliono e che più conviene.»
Una lettura che stuzzica la mente, che la fa ragionare e contorcere di fronte a ciò che l’occhio vuole o non vuole vedere, ideale se si ha voglia di risolvere un crimine in maniera anticonvenzionale ma anche per chi aveva nostalgia di seguire le avventure di Sarti Antonio, sergente.
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