Una lettera d’amore scritta come un patchwork
A marzo 2016 finalmente arriva con la traduzione italiana di Laura Angeloni Lettera d’amore in scrittura cuneiforme edito dalla casa editrice Safarà. In quest’opera, pubblicata per la prima volta nel 2008 e disponibile dal 6 ottobre in tutte le librerie e negli store online, Tomáš Zmeškal (1966) mette insieme stili, narratori, storie differenti e si aggiudica il Premio Josef Škvorecký insieme all’European Union Prize for Literature. Zmeškal è anche autore di Biografia di un agnello bianco e nero (2009) e di Socrate all’equatore (2013).
«La particolare forma a collage del romanzo permette all’autore di oltrepassare una dimensione di testimonianza e interpretazione della storia recente per fornire, invece, una visione volutamente frammentaria, a volte imperfetta, spesso insostenibile, ma proprio per questo più autentica».
Ecco come Alessandro Catalano definisce nella sua prefazione Tomáš Zmeškal e il piacere della “narrazione liquida” l’ambizione dello scrittore ceco.
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In effetti nel leggere questo testo “multiforme” la percezione non è quella di una storia solida, definita tra gli schemi di un singolo intreccio. Al contrario, Zmeškal gioca con la possibilità di sfruttare l’inconsistenza delle parole per realizzare una composizione che non si serve di rigidi vincoli. Lettera d’amore in scrittura cuneiforme ricorda uno di quei patchwork, in cui vari pezzi di stoffa ricamati con fantasie diverse formano un unico capo. Si passa così dalla prima alla terza persona senza aspettare la fine del capitolo. Basta mettere il punto a un paragrafo e la storia di Květa non è più raccontata da lei, ma da un narratore che mostra i fatti da un punto di vista esterno. Poi ci sono le sezioni più realistiche come quelle in cui Josef viene arrestato e frammenti più surreali come quelli sul pasticcere che Catalano ha giustamente definito tra i punti più originali del romanzo.
Ma in Lettera d’amore in scrittura cuneiforme al contrario di un patchwork c’è un filo conduttore evidente e solo apparentemente nascosto. Non solo la macrostoria di Praga che si manifesta attraverso le piccole fessure di esperienze individuali, e gli aggiornamenti storici che ogni tanto Zmeškal inserisce all’interno del testo fino ad arrivare a una vera e propria cronaca. A legare tutto l’impasto c’è soprattutto la relazione d’amore tra Květa e Josef. Dalla figlia Alice al suo controverso marito Maximilián, dalla zia Anna al “torturatore” Hynek con cui Květa si trasforma in animale da macello, ogni personaggio compone un corollario che fa da cornice al nucleo centrale. A volte questo corollario sembra lasciare il posto a un quadro da riordinare in cui il lettore si unisce all’ascolto del dottor Lukavský, quando chiede al pasticciere di raccontare le proprie esperienze senza perdere tempo e in modo chiaro. Ci si aspetta una risposta, la rivelazione di un legame tra i fatti che invece si lascia attendere.
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Tra il contesto politico di Praga e gli anni che si susseguono, Květa e Josef comunicano attraverso gli avvenimenti; il loro linguaggio non è aperto, ma chiuso in un codice che solo la vita può svelare.
Lettera d’amore in scrittura cuneiforme, nonostante la varietà di storie e di generi che racchiude, riesce a fissare un obbiettivo unico, quello di tenere uniti i due amanti. Intanto la loro figlia si mette alle spalle un matrimonio finito in modo tragico, il loro nipote Kryštof cresce e il pasticciere continua a produrre le sue immagini bizzarre ma significative: «non esiste deserto senza vento. Il deserto e il vento sono come fratelli di sangue. Il primo è stanziale, il secondo è un vagabondo che torna di tanto in tanto e per lavarsi la coscienza porta un sacco pieno di regali da tutti i luoghi che ha visitato. Il deserto è isolato e solitario e la sua conoscenza del mondo circostante è mediata dal vento».
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In Lettera d’amore in scrittura cuneiforme di Tomáš Zmeškal a raccogliere il senso di quest’opera polifonica è la relazione d’amore tra Květa e Josef, perché proprio come il deserto racchiude le frammentarie informazioni del “vento”.
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