Una graphic novel per raccontare la storia di Lia Pipitone, vittima della mafia
A far tacere per sempre la sua libertà fu il padre, legato a Riina, ma lei ora vive tra centri antiviolenza, libri e un fumetto, anzi, per essere più alla moda, chiamiamolo pure grapich novel. Poco conta la definizione di un’opera basata su un intreccio di coraggio e memoria, che porta a galla la storia di un femminicidio soffocato nel silenzio per anni, fino a che un ragazzo non decide che tutti devono sapere.
Così nasce prima un libro e, dal libro, per una serie di fortunate coincidenze, l’idea di farne un graphic novel ad oggi in cerca di editore. Un fumetto, che per ora è solo in fase embrionale. Quattro tavole disegnate per volontà di Adriana Argento, presidente dell’associazione Millecolori, per mano di Giuseppe Lo Bocchiaro, architetto e fumettista, e con il sostegno di Fabio Capizzi, presidente dell’associazione Palermo Fumetto.
La vicenda narrata è quella di Lia Pipitone, uccisa trent’anni fa a Palermo nel corso di una rapina farsa, organizzata, almeno stando a quanto raccontano alcuni pentiti, da un padre che non sopportava più i gesti di ribellione della giovane figlia. Il padre era il capomafia Antonino Pipitone, zù Nino Pipitone, dispotico padre padrone, che all’apice del successo (grazie anche a un accordo con i Corleonesi Riina e Provenzano) si sentiva offeso dalla libertà pretesa da quella ragazza di 24 anni che voleva fare l’artista e gestire la sua vita in autonomia.
La morte di Lia Pipitone trasformò completamente la vita di Alessio Cordaro. Nel 1983, Alessio aveva 4 anni, Lia era sua madre. Dopo anni vissuti tra menzogne e silenzi, un paio d’anni fa Alessio viene a contatto con un giornalista che voleva raccontare la storia di sua madre, la storia di quella ragazza morta il 23 settembre 1983, Lia Pipitone. Ne nacque, verso la metà dello scorso anno, un lavoro a più mani intitolato Se muoio, sopravvivimi (Melampo, 174 pp, 15 euro).
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Visto il grande successo del libro, che Alessio Cordaro e il giornalista Salvo Palazzolo hanno portato anche nelle scuole, ora la storia di Lia sta facendo un naturale salto di qualità, arricchendosi dei disegni di Lo Bocchiaro. Per ora, come detto, ci sono solo 4 tavole, disegnate a toni di blu (il colore preferito da Lia) su sfondo bianco, ma non è detto che l’impresa non riesca. La determinazione, spesso, fa miracoli, e Alessio sembra averne tanta: «raccontare la storia di mia madre – ha spiegato all’agenzia giornalistica Redattore Sociale – mi è costato non poca fatica. Non avevo superato la perdita ed erano in pochi a sapere la mia storia. Oggi però i tempi sono maturi e chi non sa ha voglia di sapere».
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