Una donna e l’asperger. “La trasparenza del camaleonte” di Anita Pulvirenti
La trasparenza del camaleonte è il primo romanzo della scrittrice siciliana Anita Pulvirenti, edito da DeA Planeta e uscito lo scorso 21 gennaio nelle librerie.
Il libro è diviso in due parti la prima parte, Fastidio, è dedicata alla descrizione del quotidiano della nostra protagonista e della sua diversità mentre nella seconda parte, Sollievo, si arriva a comprendere il motivo di questa differenza rispetto alle altre persone.
Carminia è una donna di quarant’anni a cui non piacciono gli imprevisti, le sorprese e i cambi di programma. Rifugge la compagnia degli estranei e prova fastidio per ogni cambiamento. Solo l’abitudine e la routine ormai consolidata da anni riescono a farla stare meglio. A causa di questo comportamento lei stessa prova fastidio per non riuscire a entrare nella società, per non sentirsi parte di essa, e ad approcciarsi così con i suoi colleghi di lavoro.
Le sue giornate si susseguono uguali e Pulvirenti è stata molto brava a descrivere in modo sensibile e delicato la vita e il succedersi dei giorni di questa donna:
«Carmina apre gli occhi e infila le pantofole, disposte in parallelo l’una all’altra e perpendicolari al bordo dello scendiletto. Va in bagno, verifica che la carta igienica sia sistemata in modo da girare in senso orario sul portarotolo, poi fa una doccia calda e infine si dirige in cucina. Mangia una fetta di crostata alla ciliegia sorseggiando cappuccino e può vestirsi. Gli abiti sono disposti ordinatamente sulla sedia dal primo indumento che deve indossare all’ultimo.»
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Nella seconda parte del libro, Carminia comprende che lei non è diversa o sbagliata ma è normale come tutte le altre persone. Tutta l’incomprensione e il male di vivere che aveva dentro non erano una sua colpa ma una malattia con la quale era nata: l’Asperger. In essa scatta così il sollievo: non è più inadeguata ma può scaricare sulla sindrome tutte le sue mancanze. Durante gli anni dell’infanzia prima e dell’età adulta dopo era infatti sempre stata la figlia difettosa, quella che aveva iniziato a parlare tardi, quella strana, quella che non guardava negli occhi, che non rideva né abbracciava o baciava.
Leggendo questa parte di La trasparenza del camaleonte scopriamo che la protagonista trova il diario della madre e lo inizia a leggere entrando così in contatto con una parte della sua vita che era ormai sepolta e che non aveva mai affrontato. La madre difatti l’aveva abbandonata in tenera età ed era stata cresciuta dalla nonna la quale non le aveva mai fatto mancare niente.
«Non lo so, mi rasserena, risolve le mie ansie. In realtà sognavo che fossero i pensieri che avrebbe voluto scrivermi mia madre. Immaginavo che fosse stata costretta a lasciarmi, scappata via di corsa per sottrarsi a un qualche intrigo internazionale. Invece sbagliava, era soltanto stanca che una bambina fra i piedi le impedisse di godersi la vita. Così mi ha lasciata per cercare fortuna altrove. E ora so che queste parole le ha pensate, ma per la sua nuova famiglia perfetta. Per una come me non c’è posto nella sua vita.»
Dopo la scoperta della malattia e il contatto con la madre il piccolo microcosmo di Carminia inizia a vacillare. Dovrà infatti per la prima volta nella sua vita scontrarsi con se stessa e con la società. La donna però non è sola ma la vediamo combattere le sue battaglie accompagnata da una bambina di nome Rebecca, vivace, vitale e con la quale affronta vari discorsi e imprevisti che la fanno approdare in un’amicizia a discapito di tutto.
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La trasparenza del camaleonte ha un unico punto di vista ed è quello della protagonista. Tutte le altre persone che vengono menzionate: Rebecca, la nonna di Carminia, sono solo un contorno. Non abbiamo sprazzi di nient’altro che di questa donna e della sua vita.
L’esordio di Anita Pulvirenti ci mostra le sue abilità di scrittura in un libro ricco di sensibilità e forza affrontando un tema poco conosciuto e altrettanto poco trattato.
Per la prima foto, copyright: Kyle Broad su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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