Una donna che lotta per i suoi sogni. “Company Parade” di Margaret Storm Jameson
Company Parade è l’ultimo romanzo di Margaret Storm Jameson, uscito in Italia quest’autunno con Fazi Editore. Ambientato subito dopo la fine della Grande Guerra, in una Londra ancora prostrata e abbattuta, il romanzo segue le vicende di una giovane e intraprendente donna, Hervey Russel.
Hervey se n’è andata dallo Yorkshire per raggiungere la capitale. Non ha con sé un soldo ma ha forza di volontà e coraggio da vendere. Lavora in un’agenzia pubblicitaria e sogna di scrivere un romanzo. Nella Londra del 1918 Hervey è una donna sola in un mondo di uomini. Le difficoltà sono tante e sono ovunque, ma non basteranno a tarparle le ali.
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Se da un lato Company Parade è un incredibile affresco di una società che è appena uscita dalla guerra, fatta di uomini e di donne, di una moltitudine di voci caleidoscopica, dall’altro lato è anche il ritratto di una solitudine, quella di Hervey.
Jameson riesce a descrivere in maniera estremamente realistica e dettagliata lo sfondo, la città e tutto quello che sta “dietro”. E su questo sfondo spicca il personaggio di Hervey, così curato e pieno di sfaccettature, angoli di luce e di buio, completo nella sua profondità.
Hervey è una donna che ha osato l’impensabile. Lasciarsi alle spalle un marito e un figlio per seguire un sogno. Nel 1918. Sembra impossibile, eppure l’ha fatto. Ma Hervey non è una donna senza cuore, un cuore ce l’ha. È fatta di coraggio e di fragilità allo stesso tempo. È resiliente, si piega al peso della città che non la accetta e che la fa sentire sola, si piega al peso del ricordo di suo figlio, si piega al peso degli uomini che cercano di farla sentire inferiore. Ma poi, come i tronchi degli alberi più sottili e flessuosi, ritorna dritta, verticale. Dritta sulla sua spina dorsale, un passo dopo l’altro. È solo tutto doppiamente faticoso. Qualsiasi cosa. Ci sono tanti tipi diversi di gabbie: se è riuscita a scappare dal freddo Yorkshire, ce ne sono ancora molte di sbarre da forzare.
«Avrebbe voluto correre gridando contro le tenebre agitate dalla burrasca. Ancora non sapeva che la gabbia erano i suoi pensieri e il suo stesso corpo. All’improvviso balzò in piedi e iniziò a picchiettare con le mani sul davanzale.»
Intorno a Hervey ruota un campionario ampio e disparato di personaggi: l’ex militare, la donna di dubbia reputazione, la bella e raffinata critica letteraria, un uomo che la ama, lo scrittore sicuro di sé, l’artista. Ma i rapporti interpersonali sono difficili e sempre bloccati dalle convenzioni sociali, dai pregiudizi, dalle cattiverie, dalla paura, dalla diffidenza, dalla gelosia. In un mondo che si porta ancora addosso le ferite sanguinanti della guerra aprirsi, esporsi, sembra una follia. Quello che è successo non è stato solo un fatto militare e politico. Ha segnato le persone nel loro modo di vedere, di pensare, di relazionarsi. Si è ancora tutti troppo vulnerabili, troppo sulla difensiva, troppo spaventati che possa accadere di nuovo. I personaggi si portano addosso questi segni. Ecco allora che stare nel mondo diventa difficile. Avere rapporti umani è difficile. Entrare nell’editoria è difficile. Guadagnare soldi è difficile. Vivere è difficile.
«Pensò a Hervey, che aveva sempre le mani gelide ma comunque piene di vita, come una foglia. L’amava tanto, e senza secondi fini: voleva solo vivere con lei, poterla toccare e sentire la sua voce, flautata e limpida come quella di nessun’altra donna al mondo.»
In una terra bruciata i germogli dei sentimenti fanno il triplo della fatica per vedere la luce. Eppure Hervey non perde mai il suo sguardo speciale sulle cose. In una Londra grigia, nel 1918, è solo una giovane donna piena di sogni che non è ancora stata spezzata dalla vita.
«A volte, mentre passeggiava, vedeva qualcosa che la faceva ridere a crepapelle. A volte si sentiva minacciata dalle persone e dagli edifici, e doveva persuadersi per non scappare. Era felice senza saperlo; tutto la faceva ridere, proprio come tutto la faceva piangere. La sua mente non stava mai ferma, sospesa come una foglia nel vento.»
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Company Parade è un romanzo a cui ci si affeziona inevitabilmente. Per come è scritto, per i personaggi, per la storia, per la forza, l’energia e i sogni. Ed è anche un romanzo importante. Perché abbiamo tutti bisogno di un’Hervey. Che sia come modello di quello che vorremmo diventare, o di quello che non vorremmo diventare. Hervey è un simbolo. È una donna che combatte. Oltre a ogni femminismo o pseudo femminismo. Hervey è un essere umano che lotta per i suoi sogni. Per questo è importante.
Per la prima foto, copyright: Sharon McCutcheon su Unsplash.
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