Una donna alle prese con la malattia. “Storia della mia ansia” di Daria Bignardi
In Storia della mia ansia, l'ultimo romanzo scritto da Daria Bignardi e pubblicato dalla casa editrice Mondadori, si affronta con delicatezza e tatto un argomento che, per anni, è stato considerato un tabù: l'ansia.
La protagonista del libro è Lea, una sceneggiatrice sposata con Shlomo, un architetto algido e scostante, conosciuto una sera a Gerusalemme. La loro vita procede fra alti e bassi contornata dai figli adolescenti che tengono unita la coppia. Lea, all'improvviso, scopre di essere malata e inizia a vivere quel calvario fatto di estenuanti chemioterapie e di cure sperimentali. Il suo corpo cambia, la sua mente sembra impazzire, l'affetto e il calore umano sono le uniche cose che leniscono il suo dolore.
La malattia, del resto, coglie tutti impreparati. Shlomo si trova a dover fare i conti con i propri limiti. Non sa come affrontare il dolore, non è in grado di consolare, i sentimentalismi lo annoiano e non sopporta l'ansia della moglie. D'altronde, ha avuto una madre rigida e un padre assente, lì in Israele, e per lui dimostrare apertamente amore e comprensione è qualcosa di inconcepibile. Oltretutto, continua a ripetere a Lea che innamorarsi sia stata una disgrazia, causando tensioni e malumori fra le quattro mura domestiche.
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Lea, dal canto suo, affida i suoi malesseri alla scrittura, ha paura non tanto di tutto ciò che le sta capitando, ma di perdere l'amore e di rimanere sola. Anche se un desiderio di libertà si impossessa di lei e si manifesta proprio quando incontra Luca, un giovane professore squattrinato, che si innamora di lei perdutamente e con il quale condivide il dramma della malattia.
I figli, invece, sembrano i silenti spettatori di un film che si muove a rallenty. Osservano, in disparte, ciò che sta accadendo alla loro madre e sono impotenti di fronte alla natura beffarda del destino. Cercano di starle vicino come possono, ma la loro inesperienza e infantile ingenuità fa percepire loro la malattia con assoluto distacco e un pizzico di velata incoscienza.
Questo romanzo, che alterna parti descrittive a volte troppo crude e realistiche a parti che trasudano dolcezza e speranza, ci pone degli spunti di riflessione per nulla trascurabili.
Lea, donna intelligente, carismatica e combattiva, affronta quotidianamente la sua battaglia, ovvero: far prevalere la vita sulla morte.
Ciò significa che, nonostante sia esausta per le continue sedute in ospedale, nonostante abbia perso i capelli e ceduto al male che divora parti della sua femminilità, non si arrende perché se no la darebbe vinta all'ansia, ereditata da una madre che ne soffriva, la darebbe vinta allo sconforto, che è parte integrante della malattia, la darebbe vinta alla fine del suo matrimonio che dura perché lei cerca costantemente un dialogo con il marito che è sordo ai suoi richiami.
Potrebbe cedere a un momento di follia, liberarsi dalle catene che la tengono prigioniera e finire nelle braccia di un uomo, Luca, che la vede per com'è. Ma resiste e mostra di essere un esempio di resilienza per tutte quante noi.
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E ancora, ci dimostra come l'amore non sia perfetto, come sia un sentimento complicato che subisce infiniti smottamenti, come possa ferire, far male ed essere accecante. Ma è la linfa che ci tiene in vita.
La malattia le ha insegnato molte cose. In primis, di non rinunciare più a quel desiderio di libertà che ha mortificato per troppo tempo e di volersi sentire una donna apprezzata e desiderata nonostante tutto.
Inoltre, Lea ci ha insegnato ad amarci per come siamo, a non sacrificare nulla di noi stessi, a capire quali siano i valori fondamentali della vita, quali siano le vere priorità e quali siano le cose tossiche da lasciare andare.
Daria Bignardi, con la raffinatezza e la grazia che la contraddistingue, è riuscita a regalarci un romanzo che conforta, che accorcia le distanze, facendoci sentire meno soli. L'ansia, come la malattia, ha la capacità di deteriorare tutte quelle componenti positive presenti in noi stessi e deforma la percezione della realtà che diventa sofferenza. Ma la figura di Lea dona ottimismo e gioia di vivere e noi lettori non potremmo essere più felici di aver trovato, fra le pagine di un libro, un'amica che ci abbraccia e che ci permette di abbassare le difese per mostrarci finalmente come siamo: esseri umani fragili che combattono per questo dono prezioso che è la vita.
Per la prima foto, copyright: Meiying Ng.
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