Una “direttora” alle prese con un giallo. Intervista a Silvia Volpi
È ambientato a Pisa Alzati e corri, direttora (Mondadori, 2019) l’esordio letterario di Silvia Volpi, che lavorando da anni in un giornale locale ha ambientato questo thriller venato di umorismo e ironia nell’immaginaria redazione di un quotidiano pisano.
Protagonista è Elsa Guidi, la “direttora” che inizia ogni sua giornata con una seduta di corsa, un momento da dedicare tutto a se stessa, una pausa fondamentale per chi deve arrabattarsi ogni giorno tra un lavoro senza orari e la gestione di una famiglia con figli non ancora indipendenti dai genitori.
Suo compagno di lavoro è Tommaso Morotti, giovane ma intraprendente praticante a cui Elsa affida il compito di seguire un caso di cronaca nera che si presenta interessante: un elettricista è morto cadendo da un terrazzo a pochi metri di distanza dalla sede del giornale, ma ben presto appare chiaro come aver archiviato l’accaduto come suicidio sia stato quantomeno prematuro.
In una Pisa raccontata da chi ci vive, lontano dalla classica cartolina per turisti costituita dalla celebre piazza dei Miracoli, Elsa e Tommaso scoprono a poco a poco la verità.
Abbiamo fatto qualche domanda a Silvia Volpi a proposito di questo esordio brillante e scanzonato, nella migliore tradizione toscana.
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Come mai ha scelto di esordire con una storia di genere thriller?
Il giallo è il meccanismo che mi consente di dire al lettore che può fidarsi: scrivo una storia, invento personaggi e chi legge sa che lo sto accompagnando a scoprire una qualche verità. Chi ha il libro in mano voglio che si senta rassicurato.
Trovo che il giallo sia anche una narrazione efficace per chi, come i miei personaggi, pesca dalla cronaca, dalle notizie che arrivano al giornale. Nella realtà c’è sempre da scoprire e verificare qualcosa. Inoltre mi piace il contrasto che si crea tra l’ironia e la vivacità dei protagonisti e i drammi che si aprono nel corso del romanzo.
La redazione di un giornale è ancora un mondo affascinante, a dispetto del calo delle vendite e del travaso di lettori dal cartaceo al digitale?
Il fascino del giornale sta nella sua natura, racconta di qualcosa che succede e di persone che qualcosa fanno accadere. La redazione è il posto dove maturano le parole e i tecnicismi perché fatti e protagonisti possano andare verso i lettori; la redazione è anche un punto di vista privilegiato su tutto, che sia la nostra città o il mondo intero. Mi pare che di fascino ne abbia parecchio. Tutti i giorni ci nutriamo di racconti, storie, accadimenti, fortune e intoppi, nostri e degli altri. Ecco, proprio quelli degli altri hanno il potere della fascinazione. E i protagonisti del mio libro vanno a scovare una brutta-bella storia da dare ai lettori.
Uscendo dal romanzo, la redazione di un giornale è un ambiente professionale, il cartaceo e il digitale sono sistemi di diffusione dell’informazione.
La sua protagonista riesce a destreggiarsi con successo tra lavoro e famiglia, senza dimenticare la cura di se stessa. Anche per lei è così?
Sono molto più terra-terra di Elsa Guidi. La direttrice del quotidiano «La Piazza» in alcuni momenti è davvero una forza che trascina sulle spalle e nel cuore il peso di tante responsabilità. Credo che il suo scudo per fronteggiare pressioni e fatiche in tutti i settori sia l’anima, mette sempre testa e cuore nella sua giornata. Perfino il suo hobby – la corsa – pare sia un modo di prendersi cura del corpo, in realtà dice molto sulla sua voglia di ricaricarsi e poter distribuire energia a chi le sta intorno.
Anch’io ho una famiglia e un lavoro, sono madre di tre figli e moglie e lavoro come segretaria di redazione al quotidiano «Il Tirreno». Mi destreggio in tutti gli ambiti, certo, ma più che con successo direi con dedizione, con molto impegno sia sul fronte personale che professionale. Più che misurare i risultati mi piace godermi i percorsi, le strade e le persone che camminano con me. Quanto alla cura di me stessa, che dire? Di certo non corro come fa Elsa Guidi. Cercherò d’imparare qualcosa da lei, di sicuro sto imparando molto dai lettori e dalle lettrici che incontro portando in giro Alzati e corri, direttora.
Fino a non molto tempo fa il mondo del giornalismo era a larga maggioranza maschile, con poche eccezioni. Continua a essere più difficile affermarsi in quanto donne, oppure le cose sono davvero cambiate?
Non ho dati e numeri, posso fare solo qualche considerazione in base ai miei percorsi e alle storie che ho approfondito. La questione femminile sul lavoro non nasce e cresce certo nei giornali. La storia ce lo insegna molto bene.
La vita lavorativa, come tutte le vite, dipende dalle relazioni e allora entrano in gioco miriadi di incastri e un’infinità di possibili scontri. Più che fare barricate di genere proverei a far crescere relazioni valorizzando storie, emozioni e talenti, vale nel mondo del giornalismo come altrove.
Quanto all’affermazione delle donne nelle professioni c’è da continuare a camminare. Con serenità e consapevolezza e in maniera inclusiva, possibilmente.
Il genere thriller negli ultimi anni ha vissuto diverse contaminazioni: piacciono molto autori come Marco Malvaldi, che mescola umorismo e ironia alla classica trama investigativa, oppure autrici come Camilla Lackberg, abilissima a intrecciare tensione e sentimenti. Sono queste le ricette vincenti per raggiungere un pubblico più vasto?
I lettori hanno voglia di essere emozionati, i romanzi sono una delle possibilità che noi scrittori abbiamo per dare al pubblico quello che aspetta: una storia con cui divertirsi e personaggi nei quali riconoscersi, magari immaginandosi nei panni di qualcuno che ha commesso un reato e prova a farla franca, oppure sentirsi nel cuore di chi ha subito un grave torto ed è in cerca di luce cui aggrapparsi.
Nel mio libro ho preso il genere giallo come impianto base e ho condito tutto con un bel po’ d’ironia, i protagonisti sono vivaci, a volte effervescenti mi piace dare ai lettori un libro d’intrattenimento e una nuova schiera di amici, anche territori da scoprire grazie a un punto di vista insolito.
Non teme che i lettori di altre regioni si perdano qualcosa leggendo i dialoghi intrisi di humor molto toscano dei suoi personaggi?
I miei personaggi si raccontano in italiano che è pure la lingua del mio libro. La storia è ambientata in Toscana e in alcuni momenti i protagonisti si concedono qualche battuta di “casa”. È un modo per conoscere più a fondo la natura dei personaggi, le loro radici e qualcosa dei territori in cui tutto si svolge. Nei messaggi che ricevo da chi ha letto il mio giallo spesso sento dire che hanno fatto propri i modi di dire di Elsa Guidi e Tommaso Morotti, su tutti “non mi scantucciare lo scrimolo” della direttora. Mi fa piacere, vuol dire che il lettore si sente un po’ parte di quello che succede ai protagonisti della storia.
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Elsa e Tommaso diventeranno personaggi seriali? Sta già scrivendo un'altra storia su di loro?
Sì, sto scrivendo un’altra storia con Elsa e Tommaso e mi auguro che possa diventare un libro. Vedremo… Nella vita della direttora, del Moro e degli altri personaggi stanno per succedere cose che spero si possano leggere prossimamente.
Mi piace molto che Elsa Guidi e Tommaso Morotti possano raccontare un altro giallo, un’altra indagine con cui coinvolgere i lettori. Li ho immaginati così, che possano aprirsi ad altri casi regalando ogni volta particolari delle loro vite e del mondo in cui si muovono con nuovi fatti di cronaca da raccontare e svelare in tutti loro segreti. Sì, seriali.
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Per la prima foto, copyright: AbsolutVision su Unsplash.
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