Un viaggio nei nostri abissi. “Io sono il mare” di Caterina Mazzucato
Io sono il mare è il romanzo d'esordio di Caterina Mazzucato, edito da Il Saggiatore, e racconta la storia di un uomo che non smette di cercare una ragazza scomparsa nel fondo del mare. Nel farlo, scava sempre di più in profondità, dentro gli abissi della propria anima, dandosi risposte e ricostruendo il proprio passato. Il mare stesso è una profondità dal cuore di tenebre. Ma, come ha formulato Nietzsche: «quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro», e la Mazzucato scrive:
«Sotto, giù, dentro.
Chiuso, stretto, spinto.
Roccia, sabbia, melma.
Buio, scuro, nero.
Acqua.
Sempre più a fondo.
L’abisso e questo. E io ci sono, io e i miei polmoni schiacciati nella morsa dalla pressione a più di cinque atmosfere. E non c’è via di scampo.»
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Una giovane ragazza sparisce nella notte nei pressi della Scogliera degli Angeli. Sulla banchina è rimasta solo una delle sue scarpe mentre l'altra, come un segno del destino, si è persa in mare. Vengono svolte numerose ricerche che, inizialmente, coinvolgono esperti di mare e giornalisti ma senza portare ad alcun risultato se non a una lenta e dimentica indifferenza che si acuisce giorno dopo giorno. Solo un uomo continua imperterrito la sua incessante ricerca, un sommozzatore che coglie l'occasione di riscattarsi da un passato dal quale non riesce a liberarsi e di un amore sofferente e perduto:
«Ritrovare la ragazza scomparsa sarebbe un risarcimento tardivo per la nostra creatura mai nata e per il nostro amore spezzato. O forse non risarcirebbe un bel niente, ma e l’istinto a guidarmi.»
Ogni volta che si immerge ricerca un’antica sensazione di accoglienza, una ricerca di felicità perduta per rivivere tutta la sua storia d'amore dal primo romantico incontro fino al lancinante addio:
«L’entrata è così, lieve, qualunque sia il modo. L’acqua sembra accogliere, accarezzare, ma sa essere anche vorace. A quest’ora poi. Quando la luce del mattino costella di piccoli lampi la superficie. Ogni volta mi esercito a essere più silenzioso. Prima o poi sogno di farlo senza farmi notare, senza mettere in allerta i gabbiani, le tortore e i falchi pellegrini che abitano le scogliere. Come i tuffatori olimpionici; o come la Dama del Lago che donava l’Excalibur nelle storie che ascoltavo da piccolo.»
Quello della Mazzucato è un romanzo silenzioso che tramite la voce del mare ci narra le sofferenze dell'animo umano; ma è anche un romanzo sul mare, non mancano numerose citazioni e approfondimenti sulle creature che lo abitano.
Non è un testo privo di speranze, la passione per la bellezza e per la speranza restano intonse fino all'ultima riga:
«Due mammiferi tra i più socievoli del regno animale, nudi e in apnea, si concedono la possibilità di guardarsi negli occhi e riconoscersi. Un vero confronto ad armi pari con la natura. Stabilire un contatto così profondo e così sincero con quel mare e con quella bestia e un’esperienza unica, che fa di Natalia un esempio di costanza, coraggio, forza fisica e d’animo che mi mette i brividi. Un gesto vissuto con la forza del freddo e della paura nella pancia, che squarcia prepotente il velo su cos’e l’amore. L’amore per tutte le creature del mondo, per il pianeta d’acqua che ci ospita, l’amore per noi piccoli gioielli evolutivi, per la capacità che abbiamo di superare continuamente i nostri limiti, per la nostra fantasia, l’amore per il mostro che vive in noi e per quello che abbiamo di fronte, l’amore per l’altro; il diverso e il simile. La sensualità di quei due corpi lucidi e, ognuno a suo modo, eterei, candidi e fantasmatici che quella fotografia sul ritaglio di giornale ritrae ne e la prova.»
Ma come voce dentro una conchiglia, la scrittrice ci ricorda sempre, tra le righe, che ogni vera felicità nasconde in sé una paura. Il mare è senza spiegazioni o come ha scritto Alessandro Baricco in Oceano mare: «la vita si ascolta così come le onde del mare... le onde montano... crescono... cambiano le cose... Poi, tutto torna come prima... ma non è più la stessa cosa.»
Io sono il mare racconta di un universo rovesciato in cui il fondo del mare, animato dalle sue creature viventi, diviene il luogo in cui è possibile comprendere ciò che resta e ciò che dobbiamo per forza abbandonare. Il protagonista sonderà con intensità tutto il fondale del suo spirito legato alla natura, così come, seppur in modo diverso, fece il protagonista del Moby Dick di Melville: «O natura, o spirito dell'uomo! Quanto sono inesprimibili le analogie che vi legano! Non il più piccolo atomo si agita o vive nella materia senza avere il suo bel duplicato nella mente.»
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Come spiega la scrittrice in fondo al testo e rivolta al lettore: «Il mare ospita le creature più piccole e quelle più grandi che abbiano mai fatto comparsa sul pianeta. Le più incantevoli e le più ripugnanti. Le più innocue e le più pericolose. Raccontartele è stato il mio modo per mostrarmi a te, per conquistarti.»
E in effetti siamo di fronte a un romanzo che per lessico e profondità colpisce nel segno. La stessa scrittrice dice di riconoscersi nei suoi protagonisti, nell’abisso che li opprime, nella mirabolante moltitudine delle creature natanti. In questa estate di ombrelloni a distanza e viaggi ridotti, sicuramente il romanzo della Mazzucato rappresenterà una piacevole occasione di immersione nella natura, nei freschi abissi e nelle profondità del nostro essere. Un tuffo dall'alto.
Per la prima foto, copyright: Matt Hardy su Unsplash.
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