Un uso sapiente dell’ironia. “Tecla tre volte” di Gianluca Morozzi
«La prima volta che gli occhi della donna destinata a macinarmi il cuore si posano su di me, ebbene, quegli occhi vedono vestito da gigantesca margherita.
Una margherita di un metro e novantuno.
Con gli occhiali.»
Nazario Mazurca è un bambino di sette anni che vive a Bologna. Un giorno, mentre gioca nel cortile della casa di sua nonna, riceve l’inusuale visita di uno strano uomo con un «vestito scarlatto che esce da una capsula luccicante di metallo». L’uomo, che si scoprirà subito essere una versione di Nazario proveniente dal futuro, farà dono al bambino di un cubo. Di un cubo e di un indizio: Atene18.
Il cubo si rivelerà uno strumento tramite il quale è possibile riavvolgere il tempo; questo dà la possibilità a chi lo utilizza di rimediare a errori e modificare gli avvenimenti. Dopo il terzo utilizzo il misterioso cubo smetterà di funzionare.
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Queste le premesse di Tecla tre volte, l’ultimo romanzo di Gianluca Morozzi in libreria dal 12 settembre per Fernandel.
Trascorsi ventiquattro lunghi anni da quel fatidico giorno, Nazario ha quasi dimenticato l’uomo e il cubo, tanto da credere si trattasse di un sogno – complice il morbillo delle settimane appena successive alla visita.
Una sera, in circostanze alquanto bizzarre, il ragazzo fa la conoscenza di una giovane donna, Tecla, con un look da bibliotecaria e un’invidiabile somiglianza con l’attrice Gloria Guida.
La ragazza è un’amica di Mirka, l’inquilina che attualmente occupa la vecchia casa della nonna di Nazario. Sì, quella dell’incontro con la versione futura di se stesso. Questo, e l’aiuto della sua migliore amica Amalia, faciliteranno a Nazario l’approccio e la conquista di Tecla.
«Non riesco a spiegarmi il contrasto tra quello che c’è sotto il collo e quello che c’è di sopra, la bomba sexy con la secchiona da film sui collegiali. Se fosse un uomo sarebbe, non so, Van Damme a torso nudo ma con la testa di Nanni Moretti. O Schwarzenegger con i capelli leccati e gli occhialoni da intellettuale…»
Difficile per chiunque non innamorarsi di una donna come Tecla, tantomeno per Nazario che, nonostante non si ritenga alla sua altezza, farà di tutto per conquistarla. Riuscito nel suo intento, il ragazzo non immagina minimamente che il futuro uso del cubo magico riguarderà proprio la ragazza e la loro storia d’amore. Riuscirà il giovane a rimediare ai propri errori e a non commetterne più di tre? A riavvolgere il tempo per tre volte – solo tre! – e salvare la relazione con la bella Tecla?
«E ora che sono a poca distanza da lei vengo avvolto dal suo profumo, che mi trascina in un secondo nell’abisso dell’amore cieco e disperato. Sfiorare le sue dita mi fa intravedere il futuro, io che d’ora in poi non vorrò che lei e non amerò che lei, anche se ha di certo on vorrò che lei, anche se ha di certo uno storico fidanzato nerboruto e violento, uno di quelli che tolgono gli occhiali a quelli come me e li calpestano con rabbia sotto gli anfibi, e io soffrirò d’amore tantissimo e per sempre.»
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Tecla tre volte è stato una piacevole sorpresa; un romanzo breve che conferma la bravura e l’elasticità del suo prolifico autore. Da una prima lettura la struttura del libro può sembrare molto semplice: seppur dotato di una grande fluidità, i temi trattati sono profondi; manipolazione del tempo, difficoltà e complicazioni dei rapporti umani, l’etica nel mutare il destino anziché lasciare che faccia il proprio corso. Gianluca Morozzi ci regala un libro per niente scontato, dalle mille citazioni (davvero, pieno di citazioni) e ricco di situazioni ai limiti del grottesco; la componente principale del romanzo è infatti l’ironia, e la penna di Morozzi ne cavalca l’onda in ogni pagina.
Per la prima foto, copyright: Jonathan Petersson su Unsplash.
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