Un umorista yiddish con la paura della morte. Woody Allen e la sua narrativa
Se non avessimo avuto i film di Woody Allen, la commedia sarebbe stata senz'altro diversa da com'è adesso. Si intende la moderna commedia all'americana, quella fatta di nevrosi e riflessioni cervellotiche, e non certo i cinepanettoni che ci rifilano ogni Natale in patria. Fatta questa doverosa premessa, per una volta vorrei parlare del noto regista newyorchese nelle vesti di autore letterario, e non della sua vasta produzione cinematografica.
“Il mio cervello: è il mio secondo organo preferito” recita una sua celebre battuta. Non si direbbe affatto, lasciando per un attimo da parte la sua proverbiale autoironia. Il suo cervello è una macchina instancabile, che ha saputo dar vita, a partire già dalla fine degli anni Cinquanta, a una serie di invenzioni artistiche che hanno abbracciato televisione, teatro, cinema e letteratura.
Come autore, Allen, muove i primi passi scrivendo battute umoristiche per i giornali. A quindici anni guadagna un compenso di 25 dollari alla settimana, scrivendo ogni giorno, dopo la scuola, una cinquantina tra barzellette e battute. D'altronde la scuola non gli ha mai riservato grandi soddisfazioni, dal punto di vista dei risultati. Come cita Giannalberto Bendazzi, nel volume del Castoro Cinema dedicato a Woody Allen (1976), “I genitori venivano chiamati dal preside, per sentirsi dire che i voti del figlio variavano fra «al di sotto della media» e «molto al di sotto della media».” Inutile dire che il Nostro ha incontrato in seguito altre e più importanti soddisfazioni. Abbandonate infatti due diverse facoltà universitarie, si concentra totalmente sulla scrittura. A ventisei anni, scrivendo i testi per il Garry Moore Show percepisce già uno stipendio di 1.700 dollari alla settimana. Poi arrivano degli LP contenenti i suoi monologhi, le esperienze di cabaret nel ruolo di stand-up comedian, le opere teatrali, l'impegno come clarinettista jazz e l'approdo al cinema, dapprima in qualità di sceneggiatore e attore in un ruolo minore (in Ciao Pussycat) e successivamente come regista e protagonista dei suoi film (dopo l'esperimento di Che fai, rubi?, il vero esordio è Prendi i soldi e scappa, del 1969). In mezzo a tutto questo, Woody comincia a scrivere anche racconti brevi per il New Yorker e altre riviste.
Nel 1971 pubblica Getting even (Saperla lunga, nella versione italiana, con introduzione di Umberto Eco), raccolta delle sue migliori prose umoristiche, precedentemente apparse sulle riviste. In questo primo libro emerge la sua caratteristica comicità, fra le tipiche nevrosi alleniane che affiorano, l'inimitabile umorismo dalle venature yiddish e l'impianto parodistco della sua scrittura. Seguono quindi Citarsi addosso, diviso in una prima parte di racconti, saggi e diari, e in una seconda di brevi testi teatrali, e soprattutto Effetti collaterali. Quest'ultimo volume, che contiene sedici divertentissimi racconti brevi, è probabilmente il punto massimo raggiunto dalla sua scrittura: storie assurde, situazioni grottesche, battute a ripetizione. Allen non perde occasione, come è sua consuetudine, di scherzare su temi significativi quali la morte, la religione e l'appartenenza politica, già dal primo racconto, intitolato Ricordo di Needleman. La morte in particolare, tirata in ballo ed esorcizzata attraverso i suoi spiazzanti aforismi, è un tema ricorrente nei pensieri di Woody Allen. Come cita anche Daniele Luttazzi, nella sua brillante prefazione (per l'edizione Bompiani del 2004), “Vista in positivo, la morte è una delle poche cose che si possono fare facilmente stando distesi”, oppure sono famose le frasi “Non è che io abbia paura di morire, è solo che non voglio esserci quando succederà” e la più recente “Sono profondamente contrario alla morte” (frase pronunciata in conferenza stampa a Cannes, nel 2010).
Per esorcizzare la morte, in ogni modo, si consiglia vivamente di leggere uno dei libri di Woody Allen. Oltre ai tre testi già citati, c'è anche Pura anarchia, pubblicato nel 2007. Il volume comprende vecchi racconti e alcuni inediti, e segna il ritorno alla narrativa di Allen dopo anni interamente dedicati al cinema.
Infine una chicca: è uscito da poco La vita secondo Woody Allen (Isbn Edizioni), una raccolta di trecento strisce del disegnatore Stuart Hample. Uno spassoso Allen a fumetti, insieme alle sue inseparabili battute.
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