Un romanzo mondo. “Cloud Atlas” di David Mitchell
Puntata n. 128 della rubrica La bellezza nascosta
Lo ammetto, a ogni colpo ho creduto di venir meno. Poi si è verificato un fatto curioso. Il selvaggio, ricurvo sotto i colpi, ha sollevato la testa, ha incrociato il mio sguardo e mi ha lanciato una misteriosa e amichevole occhiata d’intesa! Come se un attore notasse nel palco reale un vecchio amico da tempo perduto di vista e, all’insaputa del pubblico, gli comunicasse d’averlo riconosciuto. Un aborigeno tatuato si è avvicinato a noi e ha estratto un pugnale di selce, segno che non eravamo i benvenuti. Ho chiesto informazioni circa la natura del crimine del prigioniero. Henry mi ha posato una mano sulla spalla. «Andiamo, Adam, il saggio non si frappone mai tra la belva e il suo pasto.»
Carl Gustav Jung diceva che nella vita di ogni essere umano c’è un fenomeno che lui chiamava “sincronicità”. Viene detto tale il legame tra due eventi che accadono in contemporanea e non in maniera causale, sono avvenimenti che avvengono nella realtà esterna ma che sono strettamente collegate ad esperienze interiori. Le cose che accadono alcune volte possono essere legate da fili invisibili, in ogni movimento c’è un altro movimento, in ogni gesto qualcosa di già vissuto, ogni emozione può essere come uno scrigno, come qualcosa da aprire, da esplorare. Ci sono vite che hanno legami, vite che si conoscono anche se non si riconoscono, ci sono storie che, anche se lontane, sembrano possedere similitudini.
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David Mitchell è nato il 12 gennaio 1969 nel Regno Unito. Il suo romanzo Cloud Atlas è stato pubblicato nuovamente in Italia da Mondadori, con la traduzione a cura di Luca Scarlini e Lorenzo Borgotallo.
Sei sono i protagonisti di questo romanzo, sei persone che vivono in epoche e luoghi differenti ma che sembrano far parte di un unico immenso piano. Personaggi legati da qualcosa di invisibile e al contempo tanto forte da tenere insieme i loro destini.
Ci troveremo nella vita di un notaio americano di metà Ottocento, poi in quella di un musicista che divide la casa con un musicista belga. Ci sposteremo poi nella vita di una giornalista in piena guerra fredda, e poi in quella di un editore inglese nella Londra degli anni Ottanta, e infine faremo i conti con l’esistenza di un clone usato come schiavo in una Corea futurista.
«Ero distrutto dal senso di colpa e dal dolore. Dal senso di colpa, perché riuscivo sempre a scamparla e a salvarmi, pure con l’anima pietrata e perduta. Dal dolore, perché vedevo sparse ovunque le rovine della mia vecchia vita. I giocattoli di Jonas che Pà aveva intagliato anni prima. I lavori al telaio di Mà, appesi alle porte, che ondeggiavano leggeri nell’ultima brezza estiva. Pesci abbrustoliti e fasci di erbe della felicità appesi a essiccare. I quaderni di scuola di Catkin erano ancora sul tavolo dove studiava sempre. Non sapevo che dire, che fare, niente di niente. E ora che faccio? Ho chiesto alla mia amica e a me stesso. Che faccio?»
Sei storie, sei ambienti differenti, sei protagonisti diversi. Cloud Atlas è tutto questo, ma è anche una miscela di generi. Facendosi coinvolgere dalle trame delle storie ci si accorge di come si passi dal giallo al racconto distopico, alla narrazione storica. Ogni storia è scritta in modo semplice ma differente e quindi lo stile di scrittura cambia a seconda delle pagine che stiamo leggendo. Cambia anche la struttura, in alcuni casi ci troveremo davanti un diario, in altri davanti a una narrazione in prima persona.
«Stamattina mi sono svegliato alle quattro. Fuori c’era una nebbia gelida. Volevo fare un’ultima visita a V.A. Con solo i calzini, sono scivolato attraverso i ghiacciati corridoi verso la sua porta. Rabbrividendo, l’ho aperta piano, stando attento a non fare il minimo rumore: Hendrick dorme in una stanza qui accanto. Le luci erano spente, ma nel bagliore dei tizzoni del caminetto, era disteso come quella mummia al British Museum. La sua stanza puzzava di medicina amara. Sono strisciato al comodino accanto al letto. Il cassetto era duro, e quando sono riuscito a forzarlo una bottiglietta d’etere che era in cima è precipitata e l’ho afferrata per un soffio. La Luger ostentata da V.A. era avvolta nella pelle di camoscio dentro una maglia a rete, vicino a una piccola scatola di proiettili. Sbattevano.»
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Cloud Atlas è un romanzo mondo, un romanzo in cui le trame vengono messe l’una dentro l’altra come un gioco di prestigio. David Mitchell dà sfoggio di una grandissima abilità narrativa riuscendo a tenere bene le redini del libro. Una lettura non comune, a cui bisogna dedicare tempo e pazienza, e che in sé possiede la magia delle grandi storie.
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Per la prima foto, copyright: Alex Block su Unsplash.
Per la quarta foto, la fonte è qui.
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