Un prete che non dimenticherete facilmente. “La veste nera” di Wilkie Collins
«Make ‘em laugh, make ‘em cry, make ‘em wait»: la massima attribuita a Wilkie Collins era la regola d’oro per gli scrittori di romanzi a puntate nell’Inghilterra del secondo Ottocento. Per mantenere i lettori delle riviste in trepidante attesa del prossimo capitolo delle loro fatiche, i narratori vittoriani dovevano ingegnarsi di farli ridere, piangere, spasimare nuovi colpi di scena che scombinassero, per poi rimetterle a posto, le vite dei loro eroi. Allora come oggi, Collins era considerato il maestro indiscusso di quest’arte e del romanzo sensazionale, genere esploso nella tarda età vittoriana, in cui confluivano elementi del vecchio romanzo gotico e del neonato romanzo giallo.
Avvocato mancato, pittore paesaggista, amico e collaboratore di Charles Dickens, Wilkie Collins, popolarissimo in vita come romanziere, fu superato in fama dall’amico Dickens dopo la morte. Solo due dei suoi romanzi, La signora in bianco e La pietra lunare (scritti negli anni Sessanta dell’Ottocento),hanno goduto di fortuna ininterrotta. Da alcuni anni, tuttavia, l’autore viene riletto e studiato, le sue opere meno conosciute vengono tradotte o ritradotte. La veste nera, pubblicato dalla casa editrice Fazi nella traduzione di Andreina Lombardi Bom, mostra la miscela di ingredienti collaudata da Collins: intrecci plurimi che prima o poi s’incastrano, personaggi – buoni e cattivi – indagati nell’intimo, misteri, intrighi e melodramma. L’effetto sul lettore è calcolato: il misterioso e lo straordinario dei fatti narrati eccitano la curiosità ma non sgomentano, perché sono bene installati nel quotidiano. È il quotidiano della buona società inglese di tre secoli fa, a noi oggi tanto familiare a forza di romanzi e adattamenti in forma di film e serie tv.
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Lewis Romayne, nobile, ricco sfondato, giovane avvenente ma piuttosto misogino e dedito a studi solitari, è costretto da obblighi di famiglia a lasciare la sua tenuta nel Nord dell’Inghilterra per il Sud della Francia, dove una serie di circostanze sfortunate lo porterà, suo malgrado, a uccidere un giovane uomo a duello. Tornato in Inghilterra, Romayne è perseguitato da un fortissimo senso di colpa, che a poco a poco ne mina la salute e l’equilibrio mentale. Inizialmente crede di potervi sfuggire sposando Stella, una donna gentile intravista in Francia e ritrovata a Londra da comuni amici. La sua felicità coniugale è però osteggiata da padre Benwell, un gesuita intrigante che mira a convertire Romayne al cattolicesimo e farne addirittura un prete. Il suo vero scopo è riconquistare al patrimonio della Chiesa di Roma la ricca tenuta di Romayne, espropriata ai monaci del luogo da Enrico VIII al tempo della Riforma anglicana. Sembra un progetto folle, ma il machiavellico Benwell impegna tutte le sue risorse per portarlo a buon fine, manipolando la mente suggestionabile di Romayne. A farne le spese è soprattutto Stella. La donna, malmaritata e diffamata dal prete diabolico, riuscirà tuttavia alla fine del romanzo a ritrovare amore e serenità.
La storia si dipana a poco a poco, raccontata attraverso le lettere e i diari di vari personaggi, inframmezzati da capitoli affidati a un narratore esterno. Questa tecnica intensifica la suspense perché fatti e protagonisti vengono presentati da più punti di vista, mostrando come ciascuno sia all’oscuro dei pensieri e delle macchinazioni altrui. Permette inoltre l’incursione, nell’ambiente ristretto del racconto, di figure misteriose, avvenimenti eccezionali e luoghi dal fascino esotico, tutti impiegati per vivacizzare e sostenere al contempo la trama principale.
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Collins è famoso per la profondità dell’analisi psicologica e la precisione della lingua, e La veste nera non fa eccezione. Con lingua chiara e precisa, lo scrittore scandaglia l’animo di Stella e Romayne, padre Benwell e tutti i comprimari, mostrandone ogni moto e debolezza. A quest’aspetto fa da contraltare il ricorso a cliché e incongruità tipiche delle narrazioni romanzesche, come la figura del prete malvagio da cui la fanciulla pura e retta si ritrae per istinto, o le parentele inaspettate, le bigamie inconsapevoli che ostacolano la felicità dei protagonisti. Tuttavia, è proprio l’abilità nel bilanciare realismo e irrazionalità a rendere La veste nera di Wilkie Collins una lettura appassionante, tesa a sollecitare il gusto per intrighi e trame complicate prima di tutto.
Per la prima foto, copyright: Grant Whitty.
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