Un poeta illuminista. Giuseppe Parini
Giuseppe Parini è una delle figure più importanti dell’Italia del XVIII secolo, un protagonista dei cambiamenti europei che stavano avvenendo, e che investivano la società, la politica, la cultura.
Parini nasce a Bosisio, vicino a Lecco, il 23 maggio del 1729, nel periodo in cui la Lombardia è compresa nel territorio dell’impero austriaco, e la monarchia di Maria Teresa d’Austria è considerata una delle più illuminate d’Europa, favorendo il progresso intellettuale, gli studi e il buon funzionamento amministrativo. L’Illuminismo italiano dà vita a un riformismo moderato, diverso da quello che caratterizza la Francia, con gli intellettuali italiani ben consci che cultura e politica non sono del tutto modificabili.
Parini termina gli studi e pubblica novantaquattro componimenti poetici con il titolo di Alcune poesie di Ripano Eupilino, raccolta che gli vale l’ingresso nell’Accademia dei Trasformati, uno dei maggiori luoghi d’incontro degli intellettuali lombardi. In Accademia si uniscono tradizione classica e temi moderni, e Parini vi si trova pienamente a proprio agio, lavorando in versi e prosa su argomenti che lì vengono discussi.
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Nel 1754, Parini viene ordinato sacerdote, in seguito è nominato precettore presso la famiglia del duca Serbelloni; il contesto in cui si trova è particolarmente colto, in quanto la duchessa è anche legata da amicizia con Pietro Verri. Al servizio della famiglia nobile, il poeta ha modo di osservare lo stile di vita superficiale della nobiltà. Nel 1768 riceve la nomina di poeta ufficiale dal governatore di Milano, e la sua fama aumenta e si consolida. Si appassiona alla Rivoluzione francese, e collabora per un breve periodo con gli occupanti francesi, fin quando non può più tollerarne gli abusi. Parini morirà nel 1799, anno in cui gli Austriaci riprendono Milano.
Il pensiero di Parini poggia su più basi, si modula sul Cristianesimo, sull’Illuminismo e sulla classicità; ama i classici e i valori che essi rappresentano, li considera un mezzo per esprimere letterariamente le proprie idee. Inoltre, sebbene egli creda nei valori cristiani in quanto sacerdote, respinge i dogmi e l’oscurantismo della Chiesa, e la sua religiosità è naturale, razionale, in accordo con il pensiero illuminista.
Anche l’Illuminismo è, però, accolto in parte: si schiera con gli illuministi sul fronte dell’impegno politico, dell’impegno nell’amministrazione, ma rifiuta posizioni atee e antireligiose, rifiuta la rivoluzione condotta con la violenza. Il principio illuminista che più gli sta a cuore è l’eguaglianza, il rispetto uguale per tutti, desiderando maggior sensibilità e coscienza da parte della nobiltà, che nell’ottica del poeta dovrebbe farsi carico di guidare la società.
Il rapporto con la nobiltà è ambiguo: Parini è precettore di aristocratici e frequenta famiglie nobili, ma allo stesso tempo si spende per la pari dignità sociale e per togliere ai nobili i privilegi di cui godono.
Parini vorrebbe un riscatto per questa classe sociale, in modo che smettesse di essere parassitaria e dedita a inutili eccessi, divenendo imitatrice dei modelli virtuosi classici, facendo propri i valori di austerità e cultura. Per produrre questo cambiamento, la nobiltà necessita di essere educata, e questo sarà il ruolo che il poeta dovrà assumere: un educatore per i cittadini, per tutti i cittadini, che li guidi al rispetto reciproco, alla libertà di pensiero, all’uguaglianza.
Sarà allora la poesia a farsi veicolo di esempi, ammonimenti, modelli da seguire, e il poeta non sarà più solo letterato, ma precettore di una società, e la sua abilità sarà al servizio di tutti.
Naturalmente, nel suo intento pedagogico e sociale, la poesia non deve essere priva del “bello”; questo pilastro della poetica di Parini è esemplarmente espresso nei versi finali del componimento La salubrità dell’aria:
Va per negletta via
ognor l’util cercando
la calda fantasìa
che sol felice è quando
l’utile unir può al vanto
di lusinghevol canto.
Si prospetta l’unione di utile e bello, in piena linea con la concezione classica di una produzione armoniosa e contemporaneamente efficace, quell’unire “l’utile al dilettevole” che raccomandava Orazio. La realtà deve essere ben presente nel pensiero del poeta, ma trasmessa agli altri tramite la realizzazione poetica.
Tra le opere di Parini, la più celebre è il poema Il Giorno, un componimento satirico e didascalico in endecasillabi, diviso in quattro parti: Il Mattino, Il Mezzogiorno, Il Vespro, La Notte. Parini rappresenta qui la superficiale vita di tutti i giorni della nobiltà attraverso il Giovin Signore, il giovane protagonista di cui il poeta immagina ironicamente di essere il precettore. Parini esalta con sarcasmo le azioni quotidiane del giovane, cantandole come gesta eroiche, ma non facendo altro che evidenziarne ancora di più gli aspetti comici. La satira di Parini è dettata anche dalla sua personale esperienza di conoscenza delle famiglie nobili: per certi versi ne apprezza l’eleganza e il costume, ma condanna la vita egoistica e frivola che conducono, e la sua scrittura è tesa soprattutto a suscitare ilarità e ridicolaggine, non disprezzo.
Nel poema emerge anche la formazione classica del poeta, con una preziosa ricerca stilistica, numerosi rimandi mitologici; il linguaggio è elaborato, con descrizioni accurate, latinismi, ampio periodare, toni elevati per accrescere l’effetto satirico.
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Parini non vuole rimanere indifferente davanti a una classe aristocratica che non è più in grado di fare altro che ripetere monotoni e cerimoniosi gesti, e dunque nel poema si avverte la presenza di elementi illuministi, ma non di un illuminismo da salotto, che il poeta rifiuta fermamente; egli spera in un cambiamento che non stravolga l’ordine sociale, ma che sopprima le inaccettabili disuguaglianze sociali e i “parassiti” da esse alimentati.
Riferimenti bibliografici
Giuseppe Parini, in Letteratura. Edizione accorpata. Dal Barocco all’Ottocento, 3B-4B, Atlas.
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