Un patto d’amicizia inviolabile. “Piccola italiana” di Giacomo Cacciatore
Nel quadro di una spaventosa Italia fascista, assistiamo alla crescita turbolenta di una strana bambina e allo sviluppo di un’inaspettata amicizia, il tutto condito da una scrittura alquanto criptica: Piccola italiana di Giacomo Cacciatore (Fernandel) è un libro tanto enigmatico quanto ambizioso, una lettura che non è per tutti i gusti, ma che si rivela a ogni pagina carica di spunti brillanti.
La vicenda è ambientata nei tristi anni del fascismo italiano, atmosfera che il lettore interiorizza senza accorgersene, grazie alla viva rappresentazione che si fa strada fra i discorsi e i pensieri dei protagonisti. Un fagottino nero viene lasciato davanti alla porta di un convento e viene trovato da una delle suore assieme a una lettera straziante contenente il grido di una madre disperata, costretta ad abbandonare la sua bambina. La neonata è Agata Amodio e il suo cognome racchiude in sé il suo destino, anticipandone una personalità intrisa di amore e odio mescolati assieme. Una bambina infagottata in una coperta nera che sarà poi il suo grembiule, quando il nero si fa colore dominante, colore del diavolo, in questo gioco continuo di riferimenti e allusioni (amore/odio, bianco/nero, Dio/diavolo) che Giacomo Cacciatore ci regala fra le righe di Piccola italiana.
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Agata Amodio sembra dunque destinata a un tormento causato da quell’originario torto, da quell’abbandono che segnerà indelebilmente ogni sua relazione, macchiandola fin dal principio del sospetto di tradimento. Fin da piccolissima, Agata si distingue fra tutti i bambini sia visivamente (per via della coperta nera che fa da contrasto rispetto a tutte le coperte bianche degli altri), ma soprattutto per il suo carattere deciso e irriverente, per quell’intelligenza fine e a tratti sinistra. Agata non teme nessuno, non si fa intimorire da nessuno e anzi, riesce in qualche modo a mettere sotto scacco tutti con il suo atteggiamento sfrontato. Le tragicomiche vicende che vedono in prima linea la temuta suora Burgio, il dottor Marcus, luminare di psichiatria, e la vigilatrice Itala Calcaterra sono gli esempi più efficaci di come Agata riesca a sottrarsi al sistema che la vuole docile e rispettosa.
Rimarcando la sua autonomia grazie alla sua sottile scaltrezza, Agata è sempre un passo avanti rispetto alle regole e all’ordine che il contesto fascista in cui vive vorrebbe imporle, piegandola definitivamente. Eppure, quest’anima divisa tra amore e odio riesce in qualche modo a far avviare nel suo cuore un processo di faticosa e contrastante amicizia con Virginia Levi, riservata ragazzina ebrea che diventerà sua compagna di avventure. La loro è una relazione particolare, fatta di lati oscuri, ma allo stesso tempo tenace e inviolabile, come il patto che arrivano a sottoscrivere e firmare. Un patto del tutto simile al patto di alleanza fra Italia fascista e Germania nazista che proprio in quegli anni viene sigillato. E mentre Giacomo Cacciatore delizia il lettore con continui parallelismi fra la storia delle due amiche e la Storia del nostro Paese, richiamando sempre l’attenzione del lettore alla memoria del passato che non va dimenticato, Agata comincia a elaborare un preciso progetto e le vite delle due ragazzine imboccano due binari separati che le porteranno su strade diverse…
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Con Piccola italiana Giacomo Cacciatore ci ricorda l’importanza di riuscire a sottrarsi alla norma, presentandoci la storia di un’amicizia dal carattere spiccatamente inusuale attraverso espedienti che vanno dal tragico al parodistico.Uno dei principali messaggi che l’autore vuole lasciarci è sicuramente quello di mantenere viva la memoria degli orrori del fascismo per reprimerne ogni eco. Piccola italiana è un romanzo di classe, che non va letto a cuor leggero prima di dormire, ma con vigile attenzione. Se si vuole veramente apprezzare questa lettura bisogna affrontarla con cautela, forse leggerla una seconda volta per abituarsi al tipo di scritturae per accertarsi di riuscire a interpretare i giusti (talvolta velati) riferimenti.
Per la prima foto, copyright: Luca Laurence su Unsplash.
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