Un oscuro piacere. “The Last Taxi Driver” di Lee Durkee
«Un selvaggio, divertente e poetico sogno che cambierà il proprio pensiero sull’America»
George Sanders
The Last Taxi Driver è il nuovo romanzo dello scrittore americano Lee Durkee, edito in Italia da Black Coffee nella traduzione di Leonardo Taiuti.
Lou Bishoff, protagonista del romanzo, è l’esempio perfetto dell’uomo alla deriva che affronta le varie traversie della vita senza prospettive. Ha fallito più volte, prima come scrittore, poi come insegnante universitario part-time (il suo corso su Shakespeare non ha riscontrato abbastanza successo tra gli studenti). Anche sul piano economico, le cose non vanno meglio, al contrario, per Lou qualsiasi lavoro non fa più differenza, l’importante è che gli permetta di pagare le bollette.
Lou rispecchia in ogni sua sfumatura la triste immagine del perdente, un uomo senza più stimoli che sopravvive a una vita che sembra sopraffarlo di continuo.
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L’unica cosa che gli resta fare è guidare il suo taxi, una Lincoln Town Car vecchia e trascurata, per le strade del Mississippi e dintorni, tra luoghi sperduti e contornati da negozi di alimentari, punti di ristoro in stazioni di servizio, alloggi sovvenzionati e dedicati alla riabilitazione dalla droga. Lou si ritrova a trasportare vari personaggi, sia comici sia tragici. Grazie a loro comprende l’importanza di portare delle anziane donne alle visite mediche o il valore di accompagnare dei tossicodipendenti da e verso le strutture di riabilitazione. Ma allo stesso modo, comprende l’inutilità dell’aspettarsi sempre qualcosa di più dagli altri. Nell’unico giorno in cui questo romanzo si svolge, Lou trasporta diversi personaggi, tra cui anziani, tossicodipendenti, infermi, ubriachi e moribondi. Tutti i suoi passeggeri sembrano e sono diversi tra loro, eppure sono uniti nella loro disperazione.
Si passa così da Anna, un’anziana donna del sud che ha molti figli e nipoti, eppure nessuno che possa accompagnarla, che Lou porta dal parrucchiere, dal medico e ovunque ne abbia bisogno. Crede che stare accanto ad Anna abbia come un effetto calmante, tanto che una volta alla settimana non le fa pagare una corsa, quella per andare a comprare il suo whisky.
Poi c’è il ricco alcolizzato che urina in macchina ma lascia sempre una mancia di cento dollari, oppure la donna che con l’aiuto della suocera si nasconde dal marito. C’è l’uomo appena uscito di prigione che non sa dove andare e poi c’è Stella, la proprietaria della società di taxi per la quale lavora Lou, che passa le sue giornate a preoccuparsi del figlio Tony piuttosto che dei suoi autisti e della manutenzione delle automobili. È a lui che Stella si rivolge affinché la aiuti a tendere a bada Tony. Tra le incomprensioni con Stella e le varie difficoltà della strada, Lou osserva e giudica i passeggeri che si avvicendano nella sua macchina, si mostra gentile e leale con loro, pensa al suo passato e medita sul suo futuro, ogni tanto beve una Red Bull.
I lettori, proprio come Lou, osservano i diversi passeggeri muoversi velocemente sulla scena, quasi di sfuggita. Eppure la loro presenza resta impressa nel lettore come in Lou e nella storia del romanzo stesso. Lou ne osserva le abitudini, i dolori e la solitudine, vedendo in loro la stessa fragilità che gli appartiene. Testimone oculare dei loro errori ma anche del loro valore, sembra non riconoscere lo stesso in sé. Durante la sua giornata frenetica e pericolosa, l’ansia aumenta e i ricordi, la rabbia e la stanchezza finiscono per sopraffarlo. Lou sembra un lettore che attraverso la lettura dei diversi personaggi analizza se stesso, trovando in ognuno di loro una parte di sé.
Lou è un personaggio molto particolare per cui lo stesso autore sembra provare compassione. Seppure lamenti i molti viaggi fatti per salvare i tossicodipendenti che accompagna a fare riabilitazione, ne comprende l’importanza attribuendo alle corse un’ultima speranza di sfuggire dalla dipendenza.
Durkee ha sicuramente creato un personaggio affascinante e complesso, in cui rabbia e compassione si fondono in uno stesso dolore che accomuna l’intera umanità. I racconti di Lou sul suo passato e sui suoi traumi risultano quasi inquietanti, aggiungendo un brivido al libro.
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The Last Taxi Driver è un romanzo breve che accelera a ritmo sostenuto. Ogni capitolo è quasi un racconto a sé, nonostante ciò il libro risulta ben legato e coeso. Si susseguono momenti ironici a momenti più seri. Inoltre, si affrontano diversi argomenti come la povertà, la violenza, il razzismo, la perdita e il desiderio e tutto questo avviene mentre Lou è alla guida e alla ricerca di indirizzi e luoghi sconosciuti.
La prosa di Durkee ha sempre uno scopo anche se il romanzo risulta quasi privo di realizzazione, come fine a se stesso. In realtà, The Last Taxi Driver, attraverso il personaggio di Lou, offre una lezione sull’equilibrio tra le buone intenzioni e la costante delusione.
Una storia strana, a tratti oscura, che racconta i dolori quotidiani dell’essere umano e che resta avvincente per tutto il tempo.
Per la prima foto, copyright: Rojan Manandhar su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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