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“Un’ombra sul lago”, intervista a Dario Galimberti

“Un’ombra sul lago”, intervista a Dario GalimbertiUn’ombra sul lago (Libromania, 2019) è il nuovo romanzo di Dario Galimberti, architetto e docente universitario di Lugano che da qualche anno, oltre a scritti specialistici inerenti alla sua professione, si dedica anche alla narrativa. Dopo il thriller storico Il calice proibito (Libromania, 2015), in cui si racconta di un’archeologa alle prese con un mistero collegato a reperti dell’antica Roma, nel 2017 ha pubblicato L’angelo del lago (Libromania, 2017) che ha segnato la nascita del personaggio di Ezechiele Beretta, delegato di polizia nella Lugano degli anni Trenta. Con Un’ombra sul lago (Libromania, 2019), seconda avventura di Ezechiele Beretta, Galimberti ha vinto la seconda edizione del premio “Fai viaggiare la tua storia” indetto da Libromania in collaborazione con Autogrill.

Siamo dunque a Lugano nell’autunno del 1934. La famiglia Guerreschi, abitante nel cadente e malfamato quartiere del Sassello, ritrova il figlio Agostino, un bambino di pochi anni, gravemente ferito a pochi passi da casa: come ogni mattina, doveva percorrere poche decine di metri per andare a prendere un paio di uova da una vicina, ma qualcuno sembra averlo aggredito lungo il percorso. Tuttavia, non trovando riscontri riguardo a un possibile aggressore, Beretta si convince che il bambino si sia ferito cadendo accidentalmente, e che il suo racconto sia solo una fantasia. È però costretto a cambiare idea pochi giorni dopo, quando Ombretta, la sorella minore di Agostino, scompare senza lasciare traccia. Nella apparentemente tranquilla Lugano si nasconde dunque un rapitore di bambini? E a che scopo, visto che i Guerreschi sono dei poveracci e non potrebbero certo pagare un riscatto?

 

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Mentre ingaggia una corsa contro il tempo per cercare di ritrovare Ombretta ancora viva, Ezechiele Beretta è costretto a indagare in un mondo occulto e pericoloso, ma che gode di protezioni in grado di ostacolare la sua ricerca della verità.

Dario Galiberti ha gentilmente risposto a qualche domanda che gli abbiamo fatto a proposito di Un’ombra sul lago.

 

Lei ha esordito con un thriller storico che scavava in un passato remoto, mentre con il personaggio del delegato di polizia Ezechiele Beretta ha scelto una collocazione più recente, ma comunque nel secolo scorso. Perché proprio la Lugano degli anni Trenta?

Il periodo storico scelto è legato al mio interesse per il quartiere Sassello a Lugano, luogo in cui si svolge parte del romanzo. La demolizione sistematica di tutti gli edifici del rione, conclusa nel 1939, e il relativo sgombero della popolazione fu un avvenimento carico di drammi che a suo tempo suscitò la mia attenzione. Approfondii per la prima volta l’evento quando per motivi professionali analizzai i concorsi d’architettura elaborati per la sua ricostruzione. Le storie, i racconti e le dicerie, così come gli anfratti, le viuzze e i locali ombrosi che animavano quel luogo mi sembrarono, in tempi più recenti, perfetti per l’ambientazione di un romanzo giallo.

“Un’ombra sul lago”, intervista a Dario Galimberti

La sua ricostruzione della Lugano passata e in parte scomparsa appare molto precisa. Ha impiegato molto tempo per le ricerche preliminari oppure ha potuto "giocare in casa" grazie ai suoi studi di architettura?

Direi entrambe le risposte. Da un lato possiedo una buona documentazione grafica, una discreta bibliografia sulla città, sugli sviluppi urbanistici e quant’altro, da cui ho potuto attingere le informazioni necessarie. Il fatto di esserci nato, di conoscere le vicende storiche e di ordinaria quotidianità, tramandatemi dai familiari e da conoscenti, ha aiutato molto. Altri fatti, riportati nel romanzo, come ad esempio le pietanze, gli odori, i colori, l’orografia, ecc. il tempo - per fortuna - non li ha ancora modificati.

 

Lei ha creato un personaggio seriale, ma senza collegare troppo un romanzo all'altro, il che lascia al lettore la libertà di accostarsi a una storia senza aver letto la precedente. Quali sono per lei i vantaggi e/o gli svantaggi di creare un personaggio seriale?

Credo sia una condizione indispensabile non collegare le storie: è una cosa che non amo e non voglio proporla ad altri. Il che significa però doversi confrontare con la necessità di descrivere daccapo ogni volta sia i luoghi e sia i personaggi, e soprattutto misurarsi con sé stessi e con il baratro della ripetizione.

Quando nacque il Beretta non avevo pensato a un personaggio seriale, volevo scrivere un giallo perché ero intrigato a progettare un finale non scontato, o perlomeno provarci. Poi, tra le righe, pagina dopo pagina il delegato di polizia Ezechiele Beretta si è imposto da solo, tant’è che con Un’ombra sul lago è arrivato il secondo romanzo, mentre il terzo è in stesura.

Parlerei piuttosto di vantaggi, in quanto il personaggio principale, ma anche gli altri che lo circondano, così come i luoghi, gli spazi, il tempo ecc. si trasformano in un mondo che matura e cresce di volta in volta fornendo esso stesso elementi di narrazione.

“Un’ombra sul lago”, intervista a Dario Galimberti

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Quali sono i suoi autori di thriller preferiti? C'è qualche autore o personaggio famoso a cui pensa di essersi un po' ispirato nella creazione di Ezechiele Beretta?

Comincerei con Erle Stanley Gardner, di cui da giovane mi sono visto in bianco e nero e poi letto una montagna di Perry Mason. Direi anche Michael Crichton con quell’inventiva senza tempo e infine Friedrich Dürrenmatt e i suoi inconsueti personaggi. Più recentemente ho apprezzato Ilaria Tuti, Donato Carrisi e Camilla Läckberg.

A volte ho immaginato il Beretta un po’ Philip Marlowe, quando ama frequentare i luoghi equivoci del Sassello, solitario, stakanovista, e pronto a battersi contro l’ingiustizia, e a volte invece l’ho immaginato più composto, pacato, tipo il Commissario Maigret, seduto al Bar Lugano, mentre beve il caffè, legge il «Corriere del Ticino», e poi con tranquillità pensa al caso, riflette sui pochi indizi, si immerge nella vicenda finché non ne viene a capo: insomma un tipo tutto da scoprire.


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