Un nuovo personaggio femminile e un noir milanese per Gianrico Carofiglio
Con La disciplina di Penelope (Mondadori, 2021) Gianrico Carofiglio, dopo i molti volumi pubblicati con Rizzoli ed Einaudi, esordisce nella storica collana del Giallo Mondadori. Lo fa scegliendo prima di tutto un’ambientazione del tutto differente da quelle dei suoi precedenti romanzi: lasciata infatti la Bari dove si muovono abitualmente l’avvocato Guido Guerrieri e il maresciallo Pietro Fenoglio, protagonisti da tanti anni di due serie molto amate dal pubblico, Carofiglio ci presenta infatti come nuovo scenario la Milano contemporanea. È una città che lo scrittore dichiara di amare molto perché la considera «molto più noir e metropolitana di Roma», come ha raccontato in una recente intervista, e che dimostra di conoscere abbastanza bene per ambientarci in modo realistico e plausibile la sua storia.
È facile immaginare che potremo ritrovare in futuro Penelope Spada, la protagonista, perché il romanzo presenta fin dalle prime pagine gli elementi caratteristici dell’apertura di una saga destinata ad arricchirsi nel tempo, a partire dal fatto che di questo nuovo personaggio non ci viene raccontato molto, forse in vista di approfondimenti successivi. Veniamo a sapere soltanto che Penelope è stata un magistrato molto apprezzato nel suo lavoro, ma che è stata estromessa dalla magistratura in seguito a un fatto grave, di cui si era assunta tutta la responsabilità anche se, forse, la colpa di quanto accaduto non era soltanto sua.
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In ogni caso, da allora la donna conduce un’esistenza ridotta ai minimi termini, fatta di lavoretti investigativi condotti in modo non ufficiale, magari per aiutare qualche vecchio amico, di rapporti occasionali con uomini di cui non ricorda neppure il nome, di molta attività fisica per mantenersi in forma ma anche di abitudini non proprio salutiste, dal momento che beve e fuma decisamente troppo. Di sicuro, Penelope avverte la mancanza del suo vecchio lavoro perché, quando un amico giornalista le suggerisce di aiutare un uomo, sospettato di uxoricidio e poi scagionato, a trovare il vero assassino della moglie, non resiste alla tentazione di avviare un’indagine personale, anche perché per l’autorità giudiziaria il caso è ormai chiuso, nonostante la mancanza di un colpevole, e nessuno sembra avere più interesse a riaprirlo.
Muovendosi con sicurezza in città, grazie all’aiuto di qualche antico collaboratore che considera ingiusto il suo allontanamento dalla magistratura e cerca di fare il possibile per aiutarla, la donna riuscirà a scoprire la verità, seguendo talvolta metodi non del tutto ortodossi, prima di tornare a ritirarsi nell’ombra del suo inferno privato.
In attesa, magari, di un prossimo caso su cui indagare.
Il romanzo segna una svolta nella scrittura di Carofiglio, precisa e nitida come sempre, soprattutto per la scelta non facile di immedesimarsi in una protagonista femminile, anche se Penelope Spada dà spesso l’impressione di aver relegato la sua femminilità in un angolo molto remoto dell’esistenza. È una donna decisa, abituata a farsi valere in un universo largamente maschile e a non farsi sottomettere da colleghi, rivali e malavitosi, anche se la sua forza di carattere non è stata sufficiente per permetterle di ricostruirsi una nuova esistenza dopo la brusca fine di una carriera prestigiosa.
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Lo stile richiama apertamente il linguaggio delle serie televisive, che stanno diventando sempre più importanti come modello narrativo per tanti scrittori, per cui non è difficile immaginare, nel caso che questo romanzo abbia uno o più seguiti e diventi davvero il primo capitolo di una serie, di ritrovareLa disciplina di Penelope in qualche palinsesto televisivo del prossimo futuro.
Per la prima foto, copyright: Chris Barbalis su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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