Un noir calabrese. “La mezzaluna di sabbia” di Fausto Vitaliano
Già autore di teatro e firma di Disney Italia, nonché giornalista e scrittore, Fausto Vitaliano arriva in libreria per Bompiani con La mezzaluna di sabbia, Le ultime indagini di Gori Misticò.
Gori Misticò, personaggio che possiamo definire indimenticabile, è il protagonista di un noir all’italiana dal sapore nostrano, capace di conciliare l’esigenza di plot narrativo a una verve comica sempre presente.
Presso la cittadina di San Telesforo Jonico, paesello calabrese con mare annesso, il maresciallo Gregorio Misticò detto Gori è in aspettativa da oltre un anno. La scelta di abbandonare l’arma è inevitabile: è malato, e dedicarsi interamente alle terapie è forse ciò che di più indicato ci sarebbe.
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Si sposta quindi di continuo dall’aeroporto di Lamezia Terme a quello di Linate per andare a Milano, dove le sedute di radioterapia suggeritegli caldamente dall’amico oncologo Nicola Strangio si susseguono con scarsi risultati. O perlomeno questo è ciò che sembra a Gori Misticò, che pensa e ripensa all’esistenza finora trascorsa non con rammarico, ma con un pizzico di nostalgia per le cose che non sono accadute: non una famiglia, non dei figli, solo alcuni ricordi belli e brutti di una giovinezza ormai andata.
E in quei pensieri ama crogiolarsi da quando è tornato in Calabria, dopo anni di servizio al nord, durante le sue ore solitarie trascorse nella mezzaluna di sabbia, «una spiaggia deserta dove ci stanno solo paperette e canneti», un’insenatura che fu teatro delle scorribande giovanili.
A sconvolgere la routine di paese sono due fatti di cronaca di non poco conto. Due episodi cui l’arma dei carabinieri nella figura delbrigadiere Federico Costantino, sprovvisto del suo maresciallo, deve rispondere con indagini appropriate, sebbene i cittadini di San Telesforo non sembrino particolarmente sconvolti da nessuno dei due.
Ma Costantino non è ancora pronto per affrontare di petto le implicazioni di un omicidio e necessita del supporto del proprio mentore. Gori Misticò si ritrova così, volente o nolente, reimmerso senza ufficialità all’interno di una vita che credeva ormai archiviata.
Man mano che lo scenario viene ricostruito, tassello dopo tassello, prende forma il fiore all’occhiello del romanzo di Vitaliano: il suo protagonista. Gori Misticò è un uomo di mezza età dall’antipatia facile, ma non ingiustificata. È tagliente, non ha peli sulla lingua, è la versione calabrese dello scapolo della famiglia che tutti noi abbiamo avuto, meno sfigato e più divertente.
Sì, perché divertente è ciò che dice e fa Gori Misticò, in un ossimoro continuo tra la situazione che lo vede protagonista, il contesto spiacevole che lo circonda, e la sua personalità, i suoi modi di reagire.
Inutile negarci che già dalla prima scena siamo catturati da questo fare tipicamente meridionale:
«Il maresciallo in aspettativa Gori Misticò tutte le paure poteva comprendere e giustificare, tranne quella dell’aereo. Fammi capire: se tieni paura dell’aeroplano, non ci salire. Ma se alla fine ti convinci e ci sali, mi spieghi che senso ha che ti metti ancora paura? Credi che se senti paura l’aereo non cade? Che i tuoi scongiuri ti faranno atterrare in piena sicurezza? Che convincerai il pilota a tornare indietro? Visto che ormai sei sopra, tanto vale che te la godi, no? Potrebbero essere le ultime ore della vita tua, vale la pena di rovinartele con l’angoscia che da un momento all’altro ti schianterai in mare o contro una montagna? Guarda fuori dal finestrino, goditi il panorama. Tanto, o prima o tardi, o per un incidente aereo o per vecchiaia, o per cellulare alla guida in contromano o pallottola vagante, te ne devi andare pure tu.»
Se quella di Misticò è solo facciata o vera saggezza, occorre forse arrivare all’ultima pagina per comprenderlo. Nel mentre, impariamo ad apprezzarlo, a comprenderne i gesti, a leggere dietro le righe, in un continuo pendolo tra l’esilarante e il tragico.
Perché in fondo tutto il libro gioca su questi due sentimenti principali, resi splendidamente da uno stile che piace e incanta. Quelle espressioni dialettali, più o meno accentuate a seconda del personaggio che incontriamo, sono congeniali a dare il ritratto fedele di San Telesforo Jonico e della Calabria, del Sud intero per certi versi.
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Il baretto che accoglie personaggi dalla dubbia sapienza, caserme dei carabinieri gestite un po’ come viene, night club e ville baronali: Fausto Vitaliano piazza ogni elemento lì dove dovrebbe essere per farci ricordare La mezzaluna di sabbia come un noir che è qualcosa di più di un noir.
Per la prima foto, copyright: Alexander Abero su Unsplash.
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