Un Natale con Mark Twain
Ecco la tenera lettera, pubblicata sul sito Letters of Note, che la piccola Susie trovò la mattina di Natale del 1875 nella sua cameretta. Autore della lettera il padre, il famoso scrittore Mark Twain che, durante le festività natalizie, era solito ritagliarsi un po’ di tempo per impersonare Babbo Natale e far divertire i propri figli tra una consegna e l’altra di giocattoli ai bambini meno fortunati del quartiere.
***
Palazzo di San Nicola.
Sulla luna.
Mattina di Natale.
Cara Susie Clemens,
ho ricevuto e letto tutte le lettere che tu e la tua sorellina, tramite vostra mamma e le bambinaie, mi avete scritto. Ma non solo: anche quelle scritte di vostro pugno da voi piccine, senza usare l’alfabeto dei grandi ma scegliendo quello che tutti i bambini in ogni parte del mondo e perfino sulle stelle lucenti preferiscono. E visto che, qui sulla luna, mi scrivono solo bambini che utilizzano proprio quell’alfabeto, non è stato per nulla difficile leggere i vostri fantasiosi scarabocchi. Con le lettere che avete dettato alla mamma e alle bambinaie, invece, ho avuto alcune difficoltà visto che, essendo straniero, non riesco a capire bene l’inglese. Ma vedrai che non ho commesso errori con i vostri regali: ho consegnato personalmente ogni cosa, scendendo dal camino a mezzanotte, quando voi dormivate e vi ho baciate entrambe perché siete due bimbe buone, educate, posate e tra le più obbedienti che io abbia mai conosciuto. Nelle lettere che avete dettato, ho trovato delle parole che non conoscevo e non sono riuscito a soddisfare alcuni dei vostri desideri perché, ahimè, avevo finito ciò che mi veniva richiesto. La nostra ultima cucina per bambole l’abbiamo regalata a una bambina molto povera lassù in alto, sulla Stella Polare, nel gelido regno sopra il Grande Carro. La mamma può indicarti quella stella e così tu potrai dire: «Fiocco di Neve» (perché questo è il nome della bambina) «sono felice che tu abbia ricevuto quella cucina al posto mio perché ne avevi più bisogno di me». Ma se ti limiti a pronunciare queste parole, Fiocco di Neve non riuscirà a sentirle: scrivile con le tue manine e lei ti risponderà. Fa’ in modo che la tua letterina sia leggera perché la distanza è tanta e molte sono le lettere da trasportare.
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Nella lettera scritta dalla mamma ho trovato un paio di parole difficili. Ti riferivi per caso a «un baule pieno di vestiti per bambole», è così? Verrò a bussare alla porta della cucina verso le nove di questa mattina per verificare: non devo vedere e parlare con nessuno, se non con te. Quando suonerà il campanello, George dovrà essere bendato e mandato ad aprire la porta per poi ritornare, insieme al cuoco, in sala da pranzo o nel ripostiglio dove sono custodite le porcellane. Devi dire a George di camminare in punta di piedi, senza parlare, altrimenti un giorno morirà. Poi, tu andrai nella tua stanza e, in piedi su una sedia o sul letto della bambinaia, appoggerai l’orecchio al condotto che arriva in cucina e quando io ci fischierò dentro, tu parlerai nel tubo, dicendo «Benvenuto Babbo Natale!». Ti chiederò se era proprio un baule ciò che desideravi: se la tua risposta sarà sì, mi dirai di che colore lo vuoi e la mamma ti aiuterà a sceglierne uno carino. Mi indicherai anche tutti gli oggetti che vorresti ci siano all’interno del baule. Quando dirò «Ciao e buon Natale alla mia piccola Susie Clemens» tu risponderai «Ciao, buon vecchio Babbo Natale. Ti ringrazio moltissimo. Per favore, di’ alla piccola Fiocco di Neve che questa notte guarderò la sua stella: lei dovrà guardare giù, verso di me, io sarò alla finestra che dà a ovest. Durante ogni notte limpida osserverò la sua stella, pensando ‘Conosco qualcuno che abita lassù e a cui voglio bene’». Poi scenderai nella biblioteca, farai chiudere a George tutte le porte che danno sull’ingresso principale e tutti rimarranno in silenzio per un po’. Andrò sulla luna, prenderò quelle cose e in pochi minuti scenderò di nuovo dal camino che si trova all’ingresso, se è proprio un baule ciò che vuoi, perché non posso calare un baule giù dal camino della camera dei bambini.
La gente potrà parlare, se lo vuole, fino a quando non sentirà i miei passi all’ingresso: allora dirai loro di stare tranquilli, finché non risalirò attraverso il camino. Forse non sentirai i miei passi: allora, di tanto in tanto, sbircia dalle porte della sala da pranzo e vedrai il tuo regalo sotto il pianoforte in salotto… potrei anche metterlo lì. Se lascerò un po’ di neve all’ingresso, di’ a George di buttarla nel caminetto perché io non avrò tempo di farlo: non dovrà usare una scopa ma uno straccio, altrimenti saranno guai. Controlla George per evitare che corra dei rischi. Se i miei stivali lasceranno una macchia sul marmo del pavimento, George non la dovrà strofinare via: lasciatela lì, come segno della mia visita e tutte le volte che la guarderai o la farai vedere ricordati di essere una brava bambina. Quando sarai birichina e qualcuno indicherà quella macchia lasciata dallo stivale del buon vecchio Babbo Natale tu che cosa dirai?
Arrivederci, ma solo per pochi minuti, fino a quando verrò sulla Terra e suonerò il campanello della cucina.
Il tuo caro
Babbo Natale
Chiamato, qualche volta, «l’Uomo sulla Luna».
***
Definito da William Faulkner «il primo vero scrittore americano», Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens, nacque in Florida nel 1835. Scrittore, umorista e anche docente, Twain deve la sua fama ai romanzi Le avventure di Hackleberry Finn e Le avventure di Tom Sawyer, ispirati alle sue esperienze come pilota di battelli a vapore lungo il fiume Mississippi. Le opere di Twain non ebbero vita facile e andarono spesso incontro alla censura: lo scrittore venne, infatti, criticato spesso per l’utilizzo di un linguaggio troppo colloquiale e da molti definito politicamente scorretto. Inoltre, Twain venne accusato dai suoi contemporanei per le sue posizioni apparentemente razziste e imperialiste, accuse che possono essere smentite con facilità attraverso una lettura attenta dei testi di Twain.
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