Un libro da brividi: “L’uomo di gesso” di C. J. Tudor
«Ci furono ricerche a tappeto, indagini e appelli pubblici ma, nonostante gli sforzi dei detective e di tutti gli uomini della città, la testa non venne mai ritrovata, e la ragazza dei boschi non fu mai ricomposta.»
È difficile trovare l’incipit perfetto in un libro, ma L’uomo di gesso, romanzo esordio di C J Tudor (traduzione di Sandro Ristori) pubblicato dalla casa editrice Rizzoli, ha la capacità di farti appassionare alla storia già dalle primissime parole.
La vicenda è ambientata ad Anderbury e raccontata in prima persona dal protagonista Eddie mettendo in parallelo i ricordi del lontano 1986 con il presente.
Eddie, insieme alla sua banda di amici: Gav la Palla, Mickey Metallo, Hoppo e Nicky, trascorreva le sue giornate sempre in cerca di nuovi giochi da fare.
Un sabato decidono di andare al luna park, dove Eddie assiste a un incidente che gli farà conoscere il signor Halloran. Quest’ultimo, soprannominato l’uomo di gesso a causa del suo aspetto, darà ispirazione a Eddie per un gioco, ossia: comunicare con i suoi amici tramite dei disegni con i gessetti.
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Durante quell’estate però un episodio sconvolgerà le loro vite, verrà infatti ritrovato il corpo di una giovane uccisa e nascosta in un bosco.
La polizia indica come potenziale assassino il signor Halloran, il quale innamorato della ragazza, dopo la scoperta della sua morte, si suicida.
Il vero colpevole, non verrà mai trovato.
Parallelamente a questi avvenimenti, la Tudor ci narra l’attuale vita dell’ormai uomo Ed, insegnante nella scuola della sua cittadina, che si trova di nuovo a fare i conti con gli avvenimenti di quell’estate quando gli arriva una lettera con il disegno di un omino stilizzato.
Il protagonista inizia così a guardare con occhio diverso al passato, svolgendo quasi un’indagine che gli permetterà di risolvere molti misteri, non ultimo la scoperta del vero assassino della ragazza ritrovata nel bosco.
L’uomo di gesso anche se è il primo romanzo di C J Tudor non delude nella scrittura, niente viene lasciato al caso, ogni parola ha la sua valenza e la sua bellezza. I temi trattati (l’amore, l’amicizia, l’aborto e il bullismo) riescono a far passare in secondo piano tutta la morte che aleggia intorno. La scrittura è veloce, un susseguirsi di avvenimenti e di scoperte.
Poco spazio è stato dato alla descrizione del posto, ci si concentra maggiormente sulla società, sui personaggi e sulle svariate problematiche che si ritrova ad affrontare questo gruppo di amici. Nessuno in questo libro è innocente, tutti hanno uno scheletro nell’armadio che solo alla fine riusciamo a scoprire.
Anche se non è il protagonista è sull’uomo di gesso che va a concentrarsi la nostra attenzione, un uomo misterioso che non lascia trapelare niente di sé, ambiguo ma allo stesso tempo attento a tutto ciò che lo circonda e che nelle prime pagine porta il lettore a domandarsi: sarà realmente lui l’assassino?
Mi scoccò di nuovo il suo sorriso giallastro. «Io non sono coraggioso, Eddie. Sono solo uno stupido.» Inclinò la testa per osservare la mia espressione perplessa. «Gli stupidi si precipitano dove gli angeli non osano andare. L’hai mai sentito dire?» «No, signore, che cosa significa?» «Be’, per come la vedo io, significa che è meglio essere stupidi che angeli.»
Altro personaggio di non possiamo fare a meno di ammirare la forza è la madre di Ed. Determinata, caparbia, altruista. È una donna che combatte per ciò in cui crede anche se questo la porta a ricevere strane occhiate dalle persone che abitano nel suo paese, un paese fatto di gente che non riesce a guardare al di là delle apparenze, che si schiera a fianco di un prete solo per la carica che riveste.
«È proprio questo il punto, Eddie. Ricorda sempre che una brava persona non è quella che canta gli inni o prega un qualche dio mitologico. Non è quella che sfoggia una croce o va in chiesa ogni domenica. Una brava persona si vede da come tratta gli altri. Una brava persona non ha bisogno di una religione, perché è a posto con se stessa quando sa di fare la cosa giusta.»
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L’unico personaggio che in alcuni casi può deludere è il protagonista. Lo ritroviamo anni dopo ancora segnato dagli avvenimenti del passato, ossessionato dalla malattia che aveva afflitto il padre, l’Alzheimer, e che già si vede diagnosticata. Lo vediamo annegare tutte le sue frustrazioni in una fiaschetta e solo verso la fine intravediamo in lui un cambiamento.
La trama anche se a volte perde quella suspense caratteristica dei thriller è sicuramente avvincente e originale, una lettura veloce ma che allo stesso tempo permette al lettore di riflettere su quanto le nostre scelte possano condizionare la vita degli altri e su quanto ognuno di noi sia facilmente corruttibile.
Per la prima foto, copyright: Osman Rana.
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