Un giovane e il suo viaggio del riscatto. “Grandangolo” di Simone Somekh
La ricerca della propria identità, del proprio essere in questo mondo, un percorso costellato dal dolore che ogni cambiamento e rivoluzione porta con sé, in un contesto, quale quello di una comunità ebraica ortodossa, con la sua cultura, le sue norme che possono star strette anche a chi vi appartiene. Questo è il “viaggio” di Ezra Kramer protagonista di Grandangolo, opera prima di un giovanissimo e promettente narratore, Simone Somekh, edita da Giuntina.
Ezra vive nella comunità ebrea ortodossa di Brighton, poco distante da Boston. I suoi genitori vi si sono avvicinati alla ricerca probabilmente di un “luogo sicuro” a cui “appartenere”, un luogo a cui il nostro giovanissimo protagonista appare sin da subito elemento estraneo: uno spirito libero che rifiuta la formazione delle scuole della comunità, che mostra inquietudine alla rigidità comportamentale che sfiora il fanatismo delle persone che ne fanno parte.
Un “eroe” Ezra che sente di dover intraprendere necessariamente un “viaggio” di riscatto e di evoluzione non più rinviabile. La sua passione, il suo punto di forza, la fotografia è guardata con sospetto sia dalla sua famiglia sia dalla comunità.
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Ezra porterà avanti deciso le sue battaglie verso un ebraismo laico, verso una vita non resa immobile e uguale a se stessa da regole, verso la consapevolezza e la realizzazione di sé. Un “combattimento” che lascia sul campo vittime: la relazione con i suoi genitori, l'abbandono della casa natale, l'addio a quella zia Suzie, unico sostegno concreto a quella sua voglia di libertà. E poi forse il dolore più grande, che pulsa fino all'ultimo nelle pagine di questo romanzo: la scomparsa di Carmi, quel ragazzo affidato dalla comunità alla sua famiglia quando la madre di quest'ultimo muore e il padre accetta che siano dati in affido alcuni dei suoi numerosi figli.
Il rabbino, la comunità entrano nelle case, nelle famiglie, assumono decisioni, giudicano. Questo ci vuole raccontare anche Simone Somekh: una cultura lontanissima dalla nostra, inaccettabile probabilmente per chi legge, ma che esiste al netto di ogni pregiudizio e “condanna”. Le comunità ebraiche ortodosse diventano paradigmatiche nel romanzo di Somekh, sono l'esemplificazione della rigidità, degli estremismi da qualsiasi parte provengano e di quel che essi possono provocare.
«Vi siete preoccupati così tanto di far combaciare tutti i pezzi che avete perso di vista i più importanti. Volevate una comunità e vi siete lasciati scappare la famiglia. Volevate Dio e vi siete dimenticati degli uomini. A volte penso che abbiate guardato alla realtà attraverso un grandangolo: pur di allargare gli orizzonti, avete permesso che la vista degli oggetti in primo piano venisse deformata».
Carmi, come Ezra, è “diverso” ma in un altro modo: è omosessuale ed è fragile. Ma anche il nostro protagonista è segnato dalla fragilità ed è forte nel medesimo tempo. Il suo viaggio è fatto di successi e cadute così come ogni vita che si rispetti ma è anche mosso da qualcosa di sconosciuto pure a lui stesso: la ricerca delle origini. Un viaggio circolare, è importante sottolinearlo, che non è contro l'ebraismo in quanto tale, ma contro i fanatismi e le regole inamovibili. La sua arma: la capacità di catturare immagini attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica, un dono, un talento da dover far crescere e mettere alla prova dei cambiamenti.
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Ma per cambiare e uscire da un sistema, bisogna conoscerlo, farne parte, e anche a volte trovarsi a difenderlo perché l'appartenenza è forse il bisogno più forte e dirompente di ogni uomo. Per appartenere in modo autentico bisogna anche cambiare. Due logiche a prima vista in antitesi ma che possono diventare due possibili chiavi di lettura per chi leggerà questo romanzo.
Una storia, quella di Ezra, che rappresenta un'opportunità per il lettore di qualsiasi età ed estrazione culturale, perché il travaglio del cambiamento fa parte del vissuto quotidiano di ognuno in forme e aspetti diversi.
La narrazione offerta da Somekh è fluida, limpida, intensa a tratti, e scorrevole, con molte potenzialità ancora inespresse ma che comunque emergono chiare. Ma soprattutto il nostro autore, come vedrà chi si accosterà al testo, ha svolto un interessante lavoro di documentazione per nulla scontato.
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Il ritmo della storia è intenso, anche se nell'ultima parte il tempo risulta in qualche modo troppo affrettato nella conclusione del romanzo e il finale lascia in chi ha letto e si trova in questo momento a scrivere un senso di incompiutezza.
Grandangolo in ogni caso è più che una scommessa vinta per il nostro giovanissimo autore ma pensiamo sia anche un interessante punto di partenza di un “viaggio”di Somekh nel mondo della narrazione.
Per la prima foto, copyright: Josh Applegate.
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