Un atto d’amore verso la Divina Commedia
In occasione dei settecento anni dalla morte dell’autore del «più grande libro mai scritto da un cristiano», ovvero la Divina Commedia, Luca Sommi pubblica per Baldini+Castoldi il saggio Il cammin di nostra vita. Viaggio nella Divina Commedia, un libro che rappresenta un viaggio inedito e stupefacente all’interno della poetica di Dante.
Se come scrisse Italo Calvino «un classico è tale perché non smette mai di essere attuale», l’attualità della Divina Commedia continua ancora oggi a sorprenderci. Nonostante siano trascorsi diversi secoli dalla sua stesura, questa grande opera non smette infatti di suscitare la curiosità degli studiosi e dei lettori, che molto spesso l’hanno fraintesa e della quale hanno cercato di dare sempre continue interpretazioni e reintepretazioni.
La Commedia, titolo col quale Dante la pubblicò, è sogno, avventura, racconto, mistero e moltissime altre cose. L’aggettivo Divina fu aggiunto dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante e comparve per la prima volta in un’edizione del 1555 curata da Ludovico Dolce. Essa rappresenta l’esempio più lampante ed emblematico della storia della letteratura.
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L’opera è divisa in tre parti definite Cantiche, ciascuna delle quali composta da trentatré canti (tranne l’Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale) e il Sommi le analizza tutte e tre: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Dante racconta di un viaggio immaginario attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurranno fino alla visione della Trinità. Tale viaggio ha un significato allegorico e rappresenta l’itinerario che l’uomo deve percorrere nel corso della propria esistenza per non soccombere alle passioni terrene e arrivare così all’illuminazione delle libertà morali e della fede. Si tratta di un cammino che partendo dall’istinto e dall’ignoranza, conduce alla coscienza della verità e della salvezza.
All’inizio del poema Dante si smarrisce in un luogo simbolico, una «selva oscura», una chiara allegoria del peccato in cui ogni uomo può perdersi durante la propria vita. Ed è proprio questo smarrimento nella selva oscura a rappresentare il tema di fondo dell’opera intera, uno smarrimento in cui l’umanità si smarrisce dopo aver perso la retta via, quella della giustizia.
«Credo fosse la sera del 22 marzo 2020. Ero rinchiuso nella mia casa romana a causa del lockdown da Covid-19. In quel giorno di nuova, strana primavera, decisi di riaprire la Divina Commedia».
L’occhio dello scrittore ricade sulla prima terrificante terzina del terzo canto:
«Per me si va nella città dolente/ per me si va ne l’etterno dolore/ per me si va tra la perduta gente»
Ecco emergere già da questi versi l’attualità dell’opera dantesca. Come il Sommi evidenzia, le parole di questa terzina sembrano raccontare il periodo che tutto il mondo stava vivendo in quei mesi a causa della pandemia da Covid-19: le strade vuote, la paura tra la gente, il grande dolore provato per esserci improvvisamente ritrovati tutti impreparati dinanzi ad un virus sconosciuto che stava uccidendo milioni di persone e per combattere il quale non si era ancora trovata una cura. «La Divina Commedia, dopo oltre settecento anni della sua stesura, raccontava ancora di noi», dello smarrimento che stavamo tutti vivendo rinchiusi dentro le mura delle nostre case e impossibilitati ad uscire per paura di contagiarci gli uni con gli altri. Essa era più che mai attuale!
Dante compie un viaggio oltremondano che rappresenta l’esperienza letteraria e intellettuale più intensa che chiunque di noi possa fare. Egli riesce a emozionare narrandoci della tragica storia d’amore di Paolo e Francesca; è in grado di incutere spavento con la mostruosità di Lucifero; ci guida lungo le atmosfere cupe e tetre dell’Inferno, la salita fino al Purgatorio e la maestosità del Paradiso. Stordisce il lettore con sottigliezze teologiche, infiamma gli animi con le proprie invettive contro l’Italia e spiazza con l’enigma drammatico del Conte Ugolino, per poi infine elevarci alla celestiale beatitudine paradisiaca grazie alla presenza dell’amata Beatrice e del Sommo poeta Virgilio.
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Dai tormenti dell’Inferno, ove le anime restano eternamente dannate nei vari gironi rappresentanti i sette vizi capitali alla purificazione temporanea del Purgatorio fino alla purezza del Paradiso, luogo in cui si compirà il mistero dei misteri, ovvero la reincarnazione, Luca Sommi ci accompagna lungo la rilettura dellaDivina Commedia rendendola chiara e semplice persino ai lettori che fino a quel momento non si erano mai approcciati a questa grande opera. Quello di Sommi è un tributo amorevole e rilevante a quello che è considerato uno tra i più grandi enigmi della storia della letteratura, «un atto d’amore riverente nei confronti della Commedia», che riesce ad appassionare tutti coloro che si ritrovano questo brillante saggio tra le mani.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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