Un amore che attraversa gli anni. “Desiderio” di Giorgio Montefoschi
Esce oggi per La Nave di Teseo un romanzo che, fin dal titolo (Desiderio), si rivela essenziale e concentrato su una tematica ben precisa: quella del desiderio. Si tratta dell’ultima prova narrativa di Giorgio Montefoschi, vincitore del Premio Strega nell’ormai lontano 1994, e in 336 pagine si rivela capace di raccontare con dei meccanismi tutt’altro che blasonati una potenziale storia d’amore le cui caratteristiche sarebbero di per sé vecchie quanto il mondo.
Nella sua incarnazione per la Collana Oceani, la vicenda si sviluppa attraverso i dialoghi di Matteo, di Livia e del loro gruppo di conoscenze durante la prima età adulta. L’opera si apre così nella Roma del giugno 1962, mentre un gruppo di universitari si sposta in motorino, fa test della personalità e parla di cinema tra un’uscita serale e l’altra. Il loro è un universo intimo e al tempo stesso dal respiro internazionale, che trova collocazione in una metropoli capace di accoglierli senza fagocitarli e che, mese dopo mese, diventa testimone delle loro scelte di vita. Se, infatti, da un lato in Matteo cresce un’attrazione trascinante per Livia, dall’altro lato la giovane non manifesta mai del tutto il proprio attaccamento, tantomeno nel momento in cui gli lascia un biglietto con il quale comunica di essere partita per studiare a Londra. Il primo si sposa, la seconda si barcamena tra attività commerciali aperte e chiuse e corsi di storia dell’arte, finché dopo anni una coincidenza non li fa rincontrare.
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Fin qui, come anticipato, sembrerebbe trattarsi di un intreccio già noto. Eppure, la bravura dell’autore consiste nella capacità di conferire a ogni tappa della storia una prospettiva massimamente mimetica, il cui ritmo dinamico viene scandito da dialoghi serrati e realistici, che tuttavia non sempre consentono all’azione di procedere nello spazio di poche pagine. Al contrario e a dispetto di quanto si potrebbe supporre, gli scambi comunicativi (intervallati solo di rado da un commento del narratore o da una parentesi descrittiva) permettono al romanzo di entrare nel vivo gradualmente, rivelando la personalità dei personaggi mediante un esemplare caso di show, don’t tell nel panorama italiano contemporaneo.
La decisione di Montefoschi di non intervenire con prepotenza nella materia trattata, fra l’altro, ha il vantaggio di incoraggiare l’immedesimazione tra chi legge e chi respira nelle tre sezioni in cui è suddiviso Desiderio, nonché quello di evidenziare il cambiamento di stile di vita tanto nel caso di Matteo quanto in quello di Livia, non appena l’uno intraprende la carriera di giornalista e l’altra si ritrova a fare i conti a distanza di un ventennio con una comitiva di amici ormai sgangherata, nella quale non mancano sfide caratteriali e problemi di salute da affrontare. La passione tra i due protagonisti, comunque, sembra rimanere sempre al passo con i tempi, portandoli a rivedersi nonostante il lavoro e il matrimonio, i taxi e le telefonate, la gelosia e le morbosità.
Dopotutto, la penna dello scrittore sembra volere rammentare che al desiderio è impossibile rinunciare, in particolare quando un rapporto non è mai stato consumato fino in fondo, ovvero gustato e attraverso in ciascuna delle sue tappe, prosciugandosi gradualmente dopo l’eventuale deriva di una condivisione quotidiana. È così che, sempre tra le righe e attraverso il discorso diretto dei due personaggi, si assiste a una sorprendente testimonianza di poeticità postmoderna, in cui le maree del sentimento rischiano di diventare fatali e di inghiottire ogni incomprensione, ogni sospetto e ogni promessa di equilibrio esistenziale.
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In un simile contesto, Matteo e Livia incarnano dunque due archetipi senza tempo, che si muovono in una dimensione vicina a chi legge per caratteristiche e ambientazione temporale, e la cui forza emerge in più occasioni o dai non detti o da tutti gli stati d’animo intuibili solo implicitamente grazie alle parole da loro pronunciate ad alta voce. Intanto, dietro le quinte, Montefoschi non rinuncia all’eleganza di un narratore il più delle volte esterno, restituendo con equilibrio il ritratto di una dinamica interpersonale complessa e alla quale è necessario accostarsi con sapiente delicatezza.
Per la prima foto, copyright: Kelly Sikkema su Unsplash.
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