Un affascinante viaggio fra filosofia ed economia. “La mia casa è il mondo” di Amartya Sen
Un viaggio si fa sempre da un punto di partenza, la nostra casa, il luogo in cui siamo nati. Ma Amartya Sen, nel suo ultimo libro racconta di come casa possa diventare anche il mondo intero, perché sono i posti in cui si vive e di cui si fa esperienza a formare un essere umano durante tutta la vita.
Il premio Nobel Amartya Sen, studioso di altissimo profilo nel campo dell'economia, filantropo e noto per i suoi interventi in materia di povertà e diseguaglianze, ha viaggiato fin dalla tenerissima età.
Nelle preziose pagine autobiografiche de La mia casa è il mondo (Mondadori, traduzione di Aldo Piccato) narra, con la voce accessibile di un nonno e con l’intelletto di uno dei più grandi pensatori contemporanei, i primi trent’anni della sua incredibile vita.
Dai grandi fiumi del Bengala, che non hanno mai smesso di stupirlo con la loro maestosità, all’affollata Calcutta dove ha frequentato l’università, alla sua lunga esperienza in Europa, a Cambridge, Sen parla lucidamente di diversi argomenti, spesso difficili da affrontare: economia in primis, ma anche filosofia, induismo, letteratura e tante altre cose e luoghi che sono stati importanti durante la sua vita.
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Un lungo romanzo di formazione, la storia di come si arrivi, senza smettere mai di cercare, a ritrovarsi a casa, che non è un luogo fisso, ma sono le migliaia di ambientazioni e persone incontrate durante tutta la vita, raccontante dall’autore con amore, passione e ironia.
Ciò che traspare dal libro è certamente il grande intelletto dello scrittore, ma soprattutto la profonda umanità che lo contraddistingue, come uomo ed economista.
Il volume, infatti è pieno di esempi della sua peculiare capacità di mettere insieme elementi apparentemente lontani, necessari per una comprensione integrata, che costituisce proprio la saggezza di Amartya Sen. Il sanscrito e la matematica, i fiumi del Bengala e la crescita economica, la partizione dell’India e le storie di integrazione, le religiosità e laicità e molto altro.
Il libro è diviso in cinque sezioni, e parte con il raccontare la sua adolescenza e infanzia, trascorsa fra la Birmania, Dacca e Santiniketan, dove l’autore ha frequentato per dieci anni la scuola fondata dal grande mistico Rabindranath Tagore.
Al poeta, filosofo, scrittore e drammaturgo bengalese, conosciuto in Occidente anche come Gurudev, l’autore dedica moltissime parti ed è stato una delle fondamentali fonti d’ispirazione per la sua vita. Amico di famiglia e mentore, Tagore ha influenzato profondamente il suo modo di approcciarsi al mondo.
«Allora avevo sette anni e non avevo la minima idea di quanto il prof. Tagore avrebbe influenzato il mio pensiero negli anni a venire.»
L’autore esegue un’affascinate e obiettiva rilettura del grande mistico indiano osannato anche in Occidente (che gli conferì il premio Nobel per la pace del 1913 e poi se lo dimenticò del tutto) paragonandolo altresì con grandi personaggi dell’epoca, come il Mahatma Gandhi, Russell e Yeats.
Nell'ultima sezione del libro, riprende il pensiero di Tagore collegandolo anche a un altro grande studioso che influenzato la sua visione della vita: Adam Smith.
La profonda empatia per i poveri e gli svantaggiati,che era così evidente nel lavoro di Smith e che è stato anche il punto cruciale della visione di Tagore, è diventato uno dei capisaldi del pensiero di Amartya Sen.
L’autore, fra le tante iniziative, ha tenuto diverse conferenze alla Delhi School of Economics all'inizio degli anni '60, motivando i suoi studenti proprio grazie alle citazioni dei fondamentali punti di vista dei suoi due importanti predecessori.
Questo modo di intendere l’economia, con un occhio di riguardo verso le persone, ha aperto la strada a quello che viene spesso chiamato “capitalismo compassionevole”,portato avanti da molti imprenditori moderni, quali ad esempio Richard Branson e l’americano Rich DeVos.
Leggere La mia casa è il mondo porta a una visione inclusiva e globale del mondo. L’autore scrive partendo spesso da un evento in particolare, per poi approfondirlo, raccontando del passato e del futuro dello stesso, e trasportandolo in un contesto moderno da cui il lettore può trarre sempre un insegnamento o uno spunto di riflessione.
Andando avanti con la lettura, l’autore scrive della dolorosa carestia che ha preceduto la sanguinaria partizione del Bengala, vissuta in prima persona. Il periodo storico è quello della Seconda guerra mondiale, la cui eco è arrivata molto forte anche in India, e ha influito su diverse questioni politico-economiche del Paese.
L’autore è capace di raccontare nodi storici molto complicati con un linguaggio comprensibile anche a chi non è un esperto di economia e, soprattutto, non è mai una lettura univoca, perché Sen si sofferma su più punti di vista. Ad esempio, sulla questione bengalese, indaga fra i capisaldi della religione musulmana e quella indù (il cui scontro ha portato alla partizione), approfondendo anche le idee di Karl Marx e di Gandhi, permettendo così al lettore di respirare e di avere più vie di comprensione.
C’è un’intera sezione del volume dedicata a Karl Marx nella quale Sen approfondisce in maniera esaustiva e oggettiva il pensiero dell’economista tedesco.
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La mia casa è il mondo, con le sue 540 pagine, sembra un libro sempre troppo piccolo per contenere tutti i nomi di uomini e donne che hanno influenzato Amartya Sen durante la sua vita.
Un testo di memorie denso di dettagli, di nomi e luoghi anche secondari, che a volte tendono ad appesantire la lettura.
Ciononostante, La mia casa è il mondo rimane un’opera illuminante, e allo stesso modo altamente accessibile sia come racconto di formazione sia come corso accelerato di economia moderna. Un volume che per molti lettori cambierà il significato che si è dato fino a ieri alla parola Casa.
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