“Tutto questo tempo” di Alberto Bellini, un amore a ritroso
Tutto questo tempo (Fernandel, 2016) è il secondo romanzo di Alberto Bellini, che si era fatto apprezzare all’esordio con l’interessante thriller Niente che sia al suo posto (Gallucci, 2013), in cui il protagonista, colpito da un’amnesia, si ritrovava costretto a cercare di ricostruire faticosamente i suoi ultimi sette anni di vita.
La vicenda di Tutto questo tempo ruota invece attorno a due soli personaggi, Irene e Daniele, che occupano quasi completamente la scena dalla prima all’ultima pagina. Sono due trentenni contemporanei come ne conosciamo tanti, a lungo sospesi tra lavori non troppo stabili e progetti da realizzare, abituati a muoversi con disinvoltura da un luogo all’altro del pianeta ma, in definitiva, ancora irrisolti e privi di certezze nei confronti del futuro.
Nelle prime pagine ci vengono presentati mentre sembrano trovarsi al principio della loro relazione sentimentale, nonostante incomba sul prossimo futuro l’incognita di una seria malattia da affrontare. Ciò che però colpisce fin da subito il lettore è la sensazione che tra i due esista anche qualcosa d’altro, e di più impegnativo, rispetto alla situazione presente: forse si tratta di un’ombra proveniente dal passato, riguardante un fatto accaduto molto tempo prima e che ha in qualche modo condizionato tutte le loro scelte successive.
Ed è proprio questo che ci racconta il romanzo, procedendo a ritroso nel tempo, per ricostruire a poco a poco, un capitolo dopo l’altro, tutta la lunga storia di Irene e Daniele, che in realtà si erano conosciuti adolescenti, quando erano compagni di scuola. In seguito, nell’arco di circa quindici anni, si sono avvicinati e allontanati più volte, grazie a una serie di incontri fortuiti avvenuti nei luoghi più disparati, da un cinema romano a un grattacielo di Chicago.
Se leggendo le prime pagine le dinamiche di questo rapporto potevano apparire abbastanza oscure, ogni episodio narrato aggiunge un tassello importante alla vicenda, fino a concludere l’opera di ricostruzione con il racconto del momento cruciale: quello che Irene e Daniele hanno sempre cercato, senza successo, di dimenticare, ma che fornisce tutte le risposte alle numerose domande che il lettore è portato a farsi al termine di ogni capitolo del romanzo.
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Tipico appartenente a quel genere che gli anglosassoni definiscono come “a boy-meets-girl-comedy”, Tutto questo tempo ci ricorda anche certi film hollywoodiani, come il celebre Harry ti presento Sally, incentrati su storie d’amore fatte di alti e bassi che si protraggono nel tempo. Del resto, nella postfazione, Bellini rivela di aver scritto il romanzo adattando un suo testo precedente, che aveva scritto sotto forma di commedia. In effetti, la suddivisione degli episodi conserva ancora una struttura di tipo teatrale, così come possiamo benissimo immaginarci i due protagonisti a dialogare sulle tavole di un palcoscenico.
L’unica critica che si può muovere al romanzo è che, in definitiva, risulta davvero un po’ difficile accettare che nella vita di due persone possa trovare posto un così alto numero di coincidenze casuali e di incontri francamente improbabili.
Per il resto, possiamo dire che lo stile è accurato, che la vicenda scorre senza intoppi e che la struttura temporale a ritroso si rivela un ottimo espediente narrativo, perché incuriosisce il lettore e lo induce a voler arrivare più in fretta al finale. Il desiderio di scoprire quale sia stato il misterioso punto di svolta nella vita dei protagonisti, quello da cui sembra aver avuto inizio il tormentato tira-e-molla fra Irene e Daniele, crea in definitiva un effetto simile ai romanzi thriller, anche se Tutto questo tempo appartiene a un genere narrativo completamente diverso.
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