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“Tutto il resto è provvisorio”, il giallo ribelle di Guido Barbujani

“Tutto il resto è provvisorio”, il giallo ribelle di Guido BarbujaniÈ uscito per Bompiani l’ultimo romanzo di Guido Barbujani, Tutto il resto è provvisorio, una storia travolgente e piena di sorprese sin dal primo capitolo, appena incontrato un certo Gianni Schuft.

È padovano il protagonista e voce narrante di questa vicenda che ha dello straordinario, ma anche del perfettamente normale, possibile, quasi inevitabile. Schuft ha cinquant’anni, una moglie e un negozio-bottega che va a gonfie vele. Con lui lavorano Pacia, Frigo e Biasin. Uomini fidati, o comunque che non hanno mai dato motivi per non fidarsi di loro. Pancia e Frigo sono i tipi dall’intuito giusto, che scendono in campo e negoziano per una panca, un vecchio letto, un certo lampadario impolverato e dismesso. Loro li comprano, per conto di Schuft, poi li portano da Biasin, che dà nuova vita a questi oggetti dimenticati. Gli affari vanno davvero bene e Schuft non ha di che lamentarsi. Anche con la moglie le cose vanno bene, vanno per inerzia, ma non c’è da lamentarsi nemmeno di lei. Non hanno figli, e non ne sentono la mancanza. Le cose vanno bene così, lasciando fare alla vita, finché Pancia e Frigo propongono al loro capo di espandere i propri orizzonti, guardare oltre la Val Camonica, anzi oltre i confini italiani. A Lubiana, o meglio, nei paesini limitrofi, ci sono molte occasioni.

 

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Schuft non è molto dell’idea, ma poi si lascia convincere. I suoi uomini hanno fiuto da vendere, raramente hanno sbagliato un affare. Per estendersi oltre i confini italiani bisogna superare un limite. La lingua. Serve un interprete. Pancia e Frigo, però, hanno già pensato anche a questo aspetto. C’è Ilirjana, una ragazza che lavora in pizzeria, brava e bella e giovane. Che non pensi male il signor Schuft, è una in gamba. Fa la musicista, il lavoro in pizzeria è solo per sbarcare il lunario.

“Tutto il resto è provvisorio”, il giallo ribelle di Guido Barbujani

Di primo acchito, Gianni Schuft immagina che la ragazza abbia una storia con uno dei suoi due uomini, ecco perché le tessono le lodi con tanto impegno. Beh, comunque, che la incontri, poi deciderà. E basta quell’incontro perché Schuft prenda nella sua squadra la nuova arrivata, di una ventina d’anni, una profuga, una che deve dimostrare di meritarsi il posto che occupa sul globo terrestre, perché non è suo di diritto, per nascita.

Grazie a Ilirjana, l’autore si sofferma a riflettere sulla condizione dell’immigrato, del profugo, di chi arriva da altrove. Sono riflessioni veloci, quasi buttate lì per caso, ma di una profondità che colpisce, che rende chiaro e luminoso un concetto che, spesso, il profugo medesimo farebbe fatica a definire.

Che il dettaglio non inganni il lettore, perché, appunto, di dettaglio si tratta. La storia è un’altra. Schuft la racconta da dietro le sbarre. È al fresco, per modo di dire, perché nelle odierne prigioni non vi è traccia di frescura. Anzi, anche i ventilatori stessi sono proibiti.

Per sapere come mai questo uomo perbene, che ha deciso persino di pagare regolarmente tutte le tasse nei confronti dello Stato e il pizzo alla mafia, per capire come mai sia finito in questo stato bisogna districare il filo della matassa, come in un giallo ribelle che svela subito il colpevole, ma non il crimine e la vittima.

“Tutto il resto è provvisorio”, il giallo ribelle di Guido Barbujani

Per lungo tempo, Schuft appare come un uomo che si è preso una cotta per una ragazza molto più giovane di lui, quindi ha mollato la moglie, perché la giovane ha le idee chiare sin da subito, e cerca di raggiungere una seconda occasione di piena felicità, ma le cose risultano più difficili di quanto pensasse.

Non vi è nulla di squallido o di volgare in questo incontro tra i due, in questa storia d’amore insolita e, al contempo, già sentita. Ilirjana non è il prototipo della ragazza dell’Est, è piuttosto uno spirito, un’anima, un modo di vivere autentico, fedele a se stesso, con le lacune imposte dalla personale biografia. Schuft non è soltanto il cinquantenne in crisi di mezza età. È un uomo che decide di agire, a un certo punto della sua esistenza, dopo aver passato una vita spinto dall’inerzia, affidandosi agli altri e al destino.

 

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Stilisticamente, Tutto il resto è provvisorio è un delizioso susseguirsi di ritmi serrati, di descrizioni necessarie e sufficienti, di introspezioni indispensabili per rendere questo romanzo reale, autentico, veritiero.


Per la prima foto, copyright: Katy Belcher.

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