Tutto ciò che abbiamo un giorno ci mancherà. Intervista a Dr. Panico
Sopra le nuvole il meteo è noioso ha una forza sua, un ritmo, un modo di farti entrare nella storia e portarti in una dimensione a parte. Esce per Sperling & Kupfer e lo firma Filippo Dr. Panico noto soprattutto in qualità di musicista.
La storia ha una freschezza tutta sua e un leitmotiv che entra nella mente del lettore con prepotenza. Il protagonista ci viene presentato con una specie di data di scadenza. Sappiamo che morirà e sembra quasi un fatto straordinario, eppure, se guardiamo la cosa da una prospettiva razionale, non è forse questa la peculiarità dell’uomo? Il fatto di sapere che morirà mette una certa urgenza alla storia, che va scoperta esattamente come è stata pensata.
Ma di come è nato il romanzo e di alcuni altri temi centrali, ne abbiamo parlato con Filippo Dr Panico.
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Come nasce l’idea di Sopra le nuvole il meteo è noioso?
Dal 2018 ho iniziato il mio Tour dei soggiorni, un tour di spettacoli nelle case di tutta Italia in cui alterno racconti, poesie e musica. A marzo 2020 è iniziato il primo lockdown. Dopo aver annullato gli allora prossimi trenta spettacoli mi sono reso conto che per non impazzire mi sarei dovuto mettere alla prova con qualcosa di più grande di me (tanto il tempo non mi mancava), così ho iniziato a scrivere un romanzo. Mesi dopo, il giorno in cui ho finito questa specie di romanzo, per puro caso mi ha chiamato Francesca Guido di Mondadori, che mi aveva letto su Instagram, chiedendomi se volessi pubblicare un romanzo con Sperling & Kupfer. Mi era già successo che mi chiamassero dalle case editrici con la stessa domanda. Di solito ho sempre detto di no, non mi interessava scrivere un romanzo, non pensavo neanche di poterne essere capace. Quella volta invece ho detto di sì, e per i mesi seguenti ho praticamente scritto il libro dall’inizio con l’aiuto di Francesca e di un altro editor, Giuseppe Fiori, che approfitto per ringraziare. Quando ho scritto i primi capitoli non ero sicuro di come l’avrei finito, ma di una cosa ero sicuro: il libro avrebbe raccontato la vita del protagonista solo un giorno all’anno.
In che misura sprecare il tempo è una delle cose peggiori che potremmo fare in quanto esseri umani?
Mi fa molto piacere questa domanda, perché è proprio il fulcro del libro. Il messaggio che volevo lasciare era proprio questo: rendersi conto mentre viviamo di quello che stiamo facendo, senza demandare tutto alla futura nostalgia, che tanto prima o poi tutti proveremo, non si scappa. Tutto ciò che abbiamo un giorno ci mancherà, persino le cose più brutte. Non sottovalutiamole.
Il ragazzo dalle scarpe di tela elenca una serie di superpoteri: dovesse sceglierne tre per sé stesso, quali sarebbero e per quale ragione?
Probabilmente il primo potrebbe essere quello di saper tornare indietro nel tempo di qualche minuto, per fare un po’ di bravate e meno scemenze; il secondo forse fermare il tempo, per poter pensare meglio cosa dire al proprio interlocutore; il terzo quello di poter registrare i ricordi per viverli all’infinito.
C’è un particolare molto interessante, i personaggi non hanno un nome, quello che riceviamo è una descrizione. Come mai questa scelta?
È una domanda che mi hanno fatto spesso, e mi piace rispondere che in realtà potrebbe essere un particolare un po’ vigliacco, nel senso che volevo che i personaggi fossero descritti senza dovermi dilungare in descrizioni prolisse. Mi sembrava che descrivere troppo i personaggi fosse la prima cosa che viene in mente a uno scrittore alle prime armi, e visto che era il mio primo romanzo, volevo fingere di non esserlo. È un espediente, e sono contento che abbia funzionato. Ora però, mannaggia, mi devo inventare qualcos’altro per il prossimo romanzo! Una mezza idea mi è già venuta, vediamo come va.
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Sin da principio, il lettore conosce il giorno esatto della morte del protagonista. Sebbene parli dell’angoscia dell’uomo per antonomasia, per qualche ragione, la sensazione che nasce dalla lettura non è di angoscia. In che misura si può parlare dei grandi temi della vita deprivandoli del loro elemento angosciante?
Ho provato ad affrontare il tema della morte a modo mio, per dare speranza prima di tutto a me stesso. Credo sia importante farsi domande e darsi delle risposte. Detto così sembra la classica frase marzulliana, ma ci siamo capiti! Per quanto mi riguarda mi diverte molto farmi domande, ma preferisco darmi delle risposte sbagliate: mi aiutano a vivere più sereno.
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Per la prima foto, copyright: Jerry Zhang su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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