“Tutti gli altri” di Francesca Matteoni: l’effetto di una scrittura fluorescente
Il romanzo Tutti gli altri di Francesca Matteoni, edito dalla Tunué edizioni, appartiene alla recentissima collana Romanzi, che è nata da pochissimi mesi, precisamente da maggio 2014. La Tunué edizioni, casa editrice che finora s’è specializzata in graphic novel e fumettistica, ha deciso dunque di entrare nel circolo virtuoso del romanzo; come guida per quest’impresa è stato scelto lo scrittore Vanni Santoni.
Dopo l’esordio con Dettato di Sergio Peter e Stalin+Bianca di Iacopo Barison, è arrivato il momento di Francesca Matteoni con Tutti gli altri. Il libro è uscito a dicembre del 2014 e si tratta della prima opera prosastica per questa poetessa toscana, originaria di Pistoia.
Proprio la componente poetica promana da ogni singola sillaba di questo testo narrativo che, seguendo una linea memorialistica-frammentaria tipica del secolo attuale e del precedente, porta in primo piano i dissidi psicologici dell’essere moderno.
Il ricordo di un avvenimento gioioso o triste emerge a partire da immagini del presente attuale e può essere la visione d’una volpe morta o di un coniglio ucciso da due ragazzini a richiamare alla memoria interi capitoli di vita.
Non sono mai paragrafi completi, perché non c’è mai tempo per fermarsi e subito lo scorcio icastico di un’altra immagine riporta in auge un altro ricordo e la sequenza non si ferma mai. L’unico arresto vero si verifica nelle pagine dedicate a persone care decedute o per causa naturale o per suicidio, come se la morte rappresentasse l’attimo in cui in sentimenti si fermano per tutti e le immagini si scolorano e svaniscono. L’io protagonista non riesce ad andare oltre, si trova costretto a soffermarsi e riflettere sul vuoto angoscioso che la scomparsa porta nell’essere umano.
Come una Virginia Woolf degli Appennini, Francesca Matteoni spezza la linearità sequenziale della trama o sarà forse meglio dire della vita.
La realtà non può più essere rappresentata in un quadro unico, preciso e delineato, così il racconto non può più seguire una linea continua. Lo sbalzo per il lettore del Duemila non è più così potente come poteva esserlo per il lettore di Gita al faro di Virginia Woolf, ma l’effetto è d’una scrittura fluorescente.
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Tutti gli altri di Francesca Matteoni è dunque un testo autobiografico? Probabilmente sì, ma il beneficio del dubbio resta, perché l’Io narratore non si svela mai. È un IO donna che rivive con matura lucidità i sogni d’infanzia, gli anni altalenanti dell’adolescenza con i suoi umori e amori tragici e che non riesce a mentire al lettore, bensì preferisce solo rivivere la sua storia.
Non riesce mai a dimenticare le sue origini, Torri, il suo paesello sulle ripide pendici dell’Appennino toscano, anzi la sua candida freschezza paesana si scontra con l’aggrovigliato caos del mondo e ne esce vincente. Non a caso le descrizioni suggestive, i tocchi d’acquarello, che trasformano la prosa da semplicemente narrativa a poetica, confluiscono quasi del tutto nei boschi, i pendii, i ruscelli, i caseggiati del suo paese natio. Fa eccezione solo l’immagine della Finlandia, simbolo d’un cammino avviato verso la maturità dell’adolescenza, terra primitiva e selvaggia, sintomo di maturazione ed esplorazione finora sconosciute.
Sono tanti i capitoli che si vorrebbe rileggere almeno dieci volte, non solo perché contengono la pura poesia lirica, ma perché svelano tutta l’intimità di una narratrice giovane, che trasporta sulla pagina un misto d’emozioni sincere e di riflessioni realistiche.
La storia d’amore tragica con il “tossico” Akela, il suicidio rispettoso di Daniele, le storielle d’infanzia, i viaggi in Inghilterra e in Lapponia: un convulso vortice di ricordi, vite spezzate, poesie, libri letti, fotografie e false immaginazioni che si condensano nell’animo, nel cuore, e non si cancellano. Non si ha paura di rappresentarle, pur varcando le soglie della verisimiglianza, passando per momenti transrazionali, dove la vita si confonde con la morte e il senso del mondo, del vivere quotidiano non trova ragione, solo può rappresentarsi attraverso frammenti che ci aiutano a sopravvivere, a mettere a dura prova la nostra capacità di resilienza.
Tutti gli altri di Francesca Matteoni ci fa comprendere che questa abilità, che sarà meglio definire dote naturale, è più importante proprio nell’epoca attuale che in quella postmoderna.
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